La Conferenza Regionale Volontariato e Giustizia della Lombardia - che riunisce le realtà non profit che si occupano di detenuti - si rivolge agli onorevoli lombardi e ai capigruppo del Consiglio regionale in merito all'emergenza negli istituti di pena


Redazione

«Il sistema penale italiano deve fare passi avanti nella direzione di un modello di giustizia riparativo. L’insistenza sui luoghi della detenzione e sulla costruzione di nuovi carceri non guarda al problema “relazionale” all’interno del reato e lascia insoddisfatte tutte le persone coinvolte dal reato, nell’avvertire il vero senso di giustizia, parti offese, comprese». Questo è il nucleo dell’appello che la Conferenza Regionale Volontariato e Giustizia – che raccoglie 33 organizzazioni lombarde ed è impegnata con un migliaio di volontari nell’assistenza, nel sostegno e nell’aiuto ai detenuti e alle loro famiglie – rivolge agli onorevoli lombardi e ai capigruppo del Consiglio regionale in merito alla precaria situazione degli istituti di pena.
Il documento snocciola le cifre dell’emergenza: 36 detenuti suicidi dall’inizio dell’anno, numerosi agenti feriti, un sovraffollamento in base al quale si sfiorano i 70 mila detenuti a fronte di una capienza di 44 mila persone (in Lombardia si è superata la soglia dei 9100, con una capienza regolamentare di 5540 e una “tollerabile” di 8587). Don Virgilio Balducchi, che firma il documento, sottolinea: «Carenze organizzative, strutturali e assistenziali sono ormai note e conosciute a tutti i livelli, politici, istituzionali e civili. Ma nonostante tutto questo, nulla cambia. E l’opinione pubblica che fa? Aspetta, non ci fa generalmente caso».
L’appello ricorda le numerose prese di posizione susseguitesi negli ultimi mesi: l’appello alla mobilitazione dei volontari della Conferenza Nazionale Volontariato e Giustizia; l’impegno delle singole associazioni a denunciare «lo stato di sofferenza e di condizioni inumane in cui versa il detenuto e, spesso, anche la sua famiglia»; la messa a disposizione ogni anno, da parte delle organizzazioni della Conferenza Regionale, di più di 250 posti-letto per accogliere detenuti in progetti educativi e riabilitativi, posti «paradossalmente non utilizzati completamente dalle istituzioni, perché la burocrazia, i mancati finanziamenti promessi e le “regole” particolari del sistema carcerario lo hanno impedito».
La Conferenza auspica che il “Decreto Alfano” – con il quale sarà introdotta la misura della detenzione domiciliare per pene fino all’anno – sia rapidamente approvato: «La sua efficacia si potrà verificare se accompagnata dalla volontà di attrezzare e sostenere la rete abitativa da mettere a disposizione dei potenziali fruitori, pensando alla domiciliazione non solo come strumento “svuota carceri”, ma soprattutto come potenzialità di rimessa in moto del percorso riabilitativo e di recupero che la pena dovrebbe garantire». «Il sistema penale italiano deve fare passi avanti nella direzione di un modello di giustizia riparativo. L’insistenza sui luoghi della detenzione e sulla costruzione di nuovi carceri non guarda al problema “relazionale” all’interno del reato e lascia insoddisfatte tutte le persone coinvolte dal reato, nell’avvertire il vero senso di giustizia, parti offese, comprese». Questo è il nucleo dell’appello che la Conferenza Regionale Volontariato e Giustizia – che raccoglie 33 organizzazioni lombarde ed è impegnata con un migliaio di volontari nell’assistenza, nel sostegno e nell’aiuto ai detenuti e alle loro famiglie – rivolge agli onorevoli lombardi e ai capigruppo del Consiglio regionale in merito alla precaria situazione degli istituti di pena.Il documento snocciola le cifre dell’emergenza: 36 detenuti suicidi dall’inizio dell’anno, numerosi agenti feriti, un sovraffollamento in base al quale si sfiorano i 70 mila detenuti a fronte di una capienza di 44 mila persone (in Lombardia si è superata la soglia dei 9100, con una capienza regolamentare di 5540 e una “tollerabile” di 8587). Don Virgilio Balducchi, che firma il documento, sottolinea: «Carenze organizzative, strutturali e assistenziali sono ormai note e conosciute a tutti i livelli, politici, istituzionali e civili. Ma nonostante tutto questo, nulla cambia. E l’opinione pubblica che fa? Aspetta, non ci fa generalmente caso».L’appello ricorda le numerose prese di posizione susseguitesi negli ultimi mesi: l’appello alla mobilitazione dei volontari della Conferenza Nazionale Volontariato e Giustizia; l’impegno delle singole associazioni a denunciare «lo stato di sofferenza e di condizioni inumane in cui versa il detenuto e, spesso, anche la sua famiglia»; la messa a disposizione ogni anno, da parte delle organizzazioni della Conferenza Regionale, di più di 250 posti-letto per accogliere detenuti in progetti educativi e riabilitativi, posti «paradossalmente non utilizzati completamente dalle istituzioni, perché la burocrazia, i mancati finanziamenti promessi e le “regole” particolari del sistema carcerario lo hanno impedito».La Conferenza auspica che il “Decreto Alfano” – con il quale sarà introdotta la misura della detenzione domiciliare per pene fino all’anno – sia rapidamente approvato: «La sua efficacia si potrà verificare se accompagnata dalla volontà di attrezzare e sostenere la rete abitativa da mettere a disposizione dei potenziali fruitori, pensando alla domiciliazione non solo come strumento “svuota carceri”, ma soprattutto come potenzialità di rimessa in moto del percorso riabilitativo e di recupero che la pena dovrebbe garantire».

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