Pur colpita e condizionata dalla pandemia, non cessa di portare la sua testimonianza e di essere laboratorio della Chiesa dalle genti. In allegato videotestimonianze verso la XXV Giornata mondiale, nella quale l'Arcivescovo celebra la Messa alle 17.30 (diretta tv e web)

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di monsignor Paolo MARTINELLI
Vescovo ausiliare e Vicario episcopale

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Martedì 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore, si celebra la XXV Giornata mondiale della vita consacrata. Si tratta di un importante appuntamento in cui la Chiesa tutta rende grazie a Signore per il dono di questa vocazione particolare, che ha il compito di ricordare a ogni fedele la bellezza della vocazione cristiana, di ripresentare i tratti della umanità di Cristo casto, povero e obbediente, e di indicare a tutti la meta ultima dell’umana esistenza: la piena comunione nella vita risorta di Cristo Signore.

Le Giornate mondiali della vita consacrata sono state fortemente volute da san Giovanni Paolo II a partire dal 1997, dopo la promulgazione dell’importante esortazione apostolica postsinodale Vita Consecrata. Perché proprio il 2 febbraio? Perché la “presentazione di Gesù” è la “festa dell’incontro”, come viene chiamata nell’Oriente Cristiano questa celebrazione; l’incontro tra l’attesa dell’uomo e la risposta di Dio, tra la promessa di bene seminata nella storia e il suo compimento. Ma la risposta di Dio non è un discorso: è il dono del Figlio, presentato al tempio da Maria e Giuseppe. Gesù si rivela – riconosce l’anziano Simeone – come la salvezza preparata «davanti a tutti i popoli».

Per questo il messaggio del 2 febbraio è sempre espressivo dell’universalità della Chiesa e della sua missione; un messaggio che le persone consacrate sono chiamate a vivere e a diffondere. In questa prospettiva è molto significativo nella nostra diocesi il protagonismo della vita consacrata nella costruzione della “Chiesa dalle genti”. Tante comunità di vita consacrata, composte sempre più da persone provenienti da altre nazioni, costituiscono un vero e proprio “laboratorio” di Chiesa dalle genti, come ricorda il nostro Arcivescovo. Anche nel ripensamento in atto nella nostra diocesi sulla realtà del Decanato, come luogo di ascolto e di valorizzazione delle diversi carismi per la missione, la vita consacrata è chiamata a svolgere un ruolo prezioso di testimonianza e di stimolo.

Certo, anche la vita consacrata in questi mesi è stata segnata dalla tribolazione del tempo presente a causa della pandemia, condivide la sorte di tutti. Molte comunità sono state colpite; non pochi sono stati i lutti. Alcuni istituti in questi mesi hanno dovuto chiudere la loro presenza in diocesi, lasciando anche opere di rilievo. La diocesi non dimentica il bene da loro compiuto. Non mancano segni di vitalità, nuovi inizi e l’apertura di nuove comunità, anche dall’estero. Lo Spirito Santo non ci fa mai mancare la testimonianza delle persone consacrate attraverso forme antiche e nuove. Presenze in parrocchie, scuole, Rsa e ospedali, nelle povertà vecchie e nuove, santuari, conventi e monasteri, fino alle forme più inserite nella vita quotidiana della gente: sono tante le modalità con cui le persone consacrate abitano il territorio diocesano per portare a tutti la gioia del Vangelo.

Il nostro Arcivescovo ricorda spesso che ci troviamo in una «emergenza spirituale» più grave di quella sanitaria, chiedendo anche alla vita consacrata di essere maestra di preghiera, di vita spirituale, testimonianza del senso positivo della vita. Infatti, la malattia più grave che può capitare all’uomo è la perdita del senso e del gusto di vivere. Le diverse spiritualità, di cui la vita consacrata è portatrice, sono autentiche risorse per il nostro tempo, per una rigenerazione dell’umano.

È per questo dono prezioso e insostituibile che l’Arcivescovo celebrerà l’Eucaristia in Duomo il 2 febbraio alle 17.30 (diretta su Chiesa Tv, www.chiesadimilano.it e youtube.com/chiesadimilano). Se contenuta sarà la partecipazione a causa delle restrizioni sanitarie, non minore sarà la gioia.

 

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