Don Antonio Torresin, Decano al Giambellino, spiega le tappe di avvicinamento, dalla rielaborazione della pandemia alla “fotografia” di ogni parrocchia, con incontri ai diversi livelli
di Cristina
Conti
Nel prossimo anno la Visita pastorale dell’Arcivescovo toccherà la Zona I, la città di Milano. La preparazione è già iniziata, come spiega don Antonio Torresin, parroco di San Vito al Giambellino e Decano: «Abbiamo cominciato a fare un lavoro di rielaborazione di quanto è successo con la pandemia: dobbiamo vivere una vita normale in una situazione precaria come quella attuale. Nelle persone c’è un forte bisogno di rielaborare il trauma. Ci siamo organizzati con tre video che presentano interviste a esperti. In questo modo vogliamo rileggere il momento da un punto di vista antropologico, sociale e pastorale. Questo sarà ciò su cui lavoreremo da qui a Natale, ma anche fino a Pasqua. E sarà anche un primo passo per prepararci alla Visita. In un secondo momento cercheremo di fare una “foto” di ogni parrocchia, un ritratto reale di come è ciascuna, per presentare all’Arcivescovo la nostra situazione. Questo secondo aspetto coincide con l’invito al “discernimento sapienziale” che lo stesso monsignor Delpini ha proposto. Ora non è poi così chiaro come fare per radunare le persone. Probabilmente lo faremo come Consiglio pastorale, gruppi parrocchiali e così via. Speriamo di poterlo fare».
Quali i temi su cui si concentrerà il Consiglio pastorale?
Fondamentalmente saranno tre. Innanzitutto cosa è accaduto nella vita delle persone, soprattutto a livello esistenziale. Cosa è successo poi a livello sociale: considereremo dunque la famiglia, il lavoro, la scuola, la vita quotidiana. Passeremo infine al livello spirituale, cercando di capire cosa ha comportato la mancanza delle celebrazioni in chiesa, quali provocazioni ha suscitato in noi il tentativo di fare una preghiera più legata alla casa, cosa ci consegna quello che abbiamo vissuto in vista della ripresa della catechesi. Ci siamo accorti, per esempio, che qualcuno che prima frequentava oggi non lo fa più. Queste domande e riflessioni saranno un’opportunità per riprendere in modo diverso.
Quali le aspettative dei fedeli da questa visita?
Le Visite pastorali comprendono diversi livelli di incontro con le persone. Un primo livello è quello tra il popolo di Dio e il suo Vescovo. La diocesi di Milano è molto grande e c’è il rischio che la sua figura venga vista come distante. A monsignor Delpini poi sta molto a cuore farsi presente e accessibile a tutti. In occasione delle visite, inoltre, le Comunità pastorali devono fare prima una riflessione su di sé, per presentare al Vescovo cosa accade nella loro vita. Il terzo livello, oggi molto discusso, è quello di decanato. Stiamo assistendo a una ridefinizizione dei decanati, un ambito molto magmatico. La pastorale oggi chiede di non essere autoreferenziali, ma di lavorare in rete. La Visita dunque si svolgerà con momenti parrocchiali, ma anche decanali, che penseremo insieme, unendo tutte le risorse disponibili.