Rileggendo la Proposta pastorale, il presidente delle Acli milanesi assicura il contributo dell’associazione al cammino sinodale della Diocesi e l’impegno a un rinnovato percorso di ascolto e condivisione della Parola

di Andrea VILLA
Presidente delle Acli milanesi

andrea villa
Andrea Villa

Le “linee pastorali” che l’Arcivescovo consegna alla Chiesa di Milano per l’inizio dell’anno pastorale 20121/2022 interrogano noi tutti, come singoli e come associazioni, e quindi anche le Acli, circa il modo in cui viviamo la comunione ecclesiale e la vita cristiana, con tutte le sue implicazioni , in questa fase tanto complessa in cui la pandemia non è finita, ma la città, la Diocesi, l’Italia e il mondo intero anelano a ripartire e in qualche modo già lo stanno facendo.

Monsignor Delpini ci invita in primo luogo a essere “uniti”: ovviamente qui non si parla di un’unità di facciata, militaresca, faziosa, aggressiva. Qui si tratta di un’unità che nasce dalla comunione, da quell’«“essere una cosa sola” che Gesù chiede al Padre e ai discepoli «e che «deve assumere una forma storica, quindi determinata dalle relazioni, dallo spazio e dal tempo». Per questo «tutti i talenti, tutte le qualità delle persone, tutte le esperienze di aggregazione di laici e di consacrati si possono chiamare carismi o vocazioni nella misura in cui edificano la comunione con il tratto della coralità, che comporta la stima vicendevole, la disponibilità a collaborare nel costruire percorsi e a dare vita a iniziative per il bene di tutti. In questa coralità di vocazioni il riferimento alla Diocesi, in comunione con tutta la Chiesa, è un criterio di autenticità.”

L’Arcivescovo ci ricorda che uno dei momenti importanti di questo percorso di unità e di comunione saranno le assemblee decanali in vista del Sinodo dei Vescovi del 2023, il primo che vedrà una partecipazione allargata del popolo di Dio, e fin d’ora come Acli milanesi ci impegniamo a portare il nostro contributo a questo percorso per l’edificazione di una comunità ecclesiale che sia sempre più un luogo fraterno e di servizio nello spirito della reciprocità che pure monsignor Delpini raccomanda.

Nella sua lettera monsignor Delpini ci invita anche a essere liberi, ricordando : «La Chiesa è libera quando accoglie il dono del Figlio di Dio; è lui che ci fa liberi davvero; liberi dalla compiacenza verso il mondo, liberi dalla ricerca di un consenso che ci rende inautentici; liberi di vivere il Vangelo in ogni circostanza della vita, anche avversa o difficile; capaci di parresìa di fronte a tutti; Chiesa libera di proporre il Vangelo della grazia, di promuovere la fraternità universale, Chiesa libera di vivere e annunciare il Vangelo della famiglia; Chiesa libera di vivere la vita come vocazione perché ogni persona non è un caso ma è voluta dal Padre dentro il suo disegno buono per la vita del mondo».

Questa libertà si esprime nel distacco dalle forme ormai superate del regime di cristianità, la cui fine è stata constatata da ultimo da papa Francesco, che è anche la condizione per un annuncio libero e franco di fronte alle potenze economiche e politiche mondane che vorrebbero rendere il Vangelo un messaggio innocuo per le coscienze, o che addirittura sono a esso totalmente indifferenti.

Le Acli milanesi accolgono l’invito del Vescovo a un rinnovato confronto ed approfondimento della Parola di Dio, fondamento e presupposto per provare a vivere l’amicizia sociale e superare le logiche dello sfruttamento e della discriminazione. Consapevoli che solo il Vangelo fa Nuove le Acli, nel programma associativo 2021-2022 il movimento invita i circoli a promuovere percorsi di ascolto e condivisione della Parola, estendendo l’esperienza vissuta nel periodo di lockdown.

L’Arcivescovo ci chiede anche di essere una Chiesa lieta, una Chiesa, cioè, che sappia vivere la gioia non come una semplice emozione, ma come un’irradiazione del messaggio cristiano che accompagna l’esistenza della comunità dei credenti anche nei momenti di afflizione e di difficoltà. Mons. Delpini ricorda a questo proposito le parole di papa Francesco: «Il santo è capace di vivere con gioia e senso dell’umorismo. Senza perdere il realismo, illumina gli altri con uno spirito positivo e ricco di speranza. Essere cristiani è «gioia nello Spirito Santo» (Rm 14,17), perché «all’amore di carità segue necessariamente la gioia. Poiché chi ama gode sempre dell’unione con l’amato […] Per cui alla carità segue la gioia».

E così vogliamo essere anche noi, in una fase che probabilmente porterà con sé anche affanni, difficoltà e problematiche all’apparenza irrisolvibili, e che tuttavia come aclisti desideriamo affrontare con l’animo lieto di chi in comunque è in cammino con fratelli e sorelle, e si riconosce in una Parola, in una storia, in un popolo e vuole testimoniare un Messaggio di cui è portatore e non padrone, e vuole seminare attraverso questa  testimonianza per portare frutti di libertà di giustizia e di pace per ogni donna e ogni uomo su questa Terra.

 

 

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