Le offerte della Messa Crismale in Duomo e delle Messe “in coena Domini” destinate a sostenere i presbiteri bisognosi di assistenza, rispondendo in questo anche all'appello lanciato dall'Arcivescovo all'inizio della Quaresima. Negli ultimi anni in crescita le offerte di sacerdoti e laici
di Massimo
Pavanello
Incaricato diocesano Sovvenire
Finita la Quaresima, finita la penitenza? Parliamone.
Certamente è tempo di bilancio anche per i sacerdoti. Il Giovedì santo, per loro, è un appuntamento sorgivo. Si ricorda l’istituzione della Eucarestia e del Sacerdozio. Una commemorazione non come singoli, ma come presbiterio. Un sentire di corpo già vissuto all’inizio del tempo pre-pasquale con la celebrazione comunitaria della confessione, nel Duomo di Milano. In quella occasione l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, aveva suggerito ai ministri ordinati un’actio sacramentale specifica, concreta, comunitaria. Un gesto volto alla condivisione tra preti che giunge a toccare il portafoglio. Il primo giorno del Triduo pasquale è quindi circostanza favorevole di verifica: il proposito suggerito ha avuto corso? Lo si deve/può reiterare?
Ma rileggiamo un passo della penitenza indicata da Delpini: «Dovremmo destinare i danari che non spendiamo per le spese correnti non all’accumulo, ma contribuendo con generosità personale alla cassa comune e all’Opera Aiuto Fraterno». Una citazione che rimanda esplicitamente al Giovedì santo, tradizionalmente dedicato proprio alla generosa solidarietà, anche di sostegno economico, coi preti direttamente assistiti dall’Opera Aiuto Fraterno, che stanno aumentando non poco.
Qualche segnale conforta. Le offerte 2018 – raccolte nel Giorno eucaristico, versate all’Oaf – ammontano a 206.758,99 euro. Mentre quelle del 2017 sono state di 202.696,99 euro. Il gettito maggiore arriva dai preti stessi (131.413,99 euro da loro donati lo scorso anno; 130.115,81 euro l’anno precedente). Ma anche la preoccupazione dei fedeli segna un trend verso l’alto. L’apporto laicale, giunto dalle parrocchie, è stato di 62.336,18 euro due anni addietro e 69.595,00 euro un anno fa.
«È fuori di dubbio – conferma don Tarcisio Bove, incaricato arcivescovile per il Clero anziano e ammalato – che già oggi, e ancor più in futuro, le risorse impiegate per l’accudimento dei preti anziani e malati richiedono un maggior onere. E quindi una allargata platea di solidarietà».
Anche chi non frequenta le statistiche, ha poco margine interpretativo ascoltando i secchi numeri che don Bove incolonna a partire da un confronto tra l’organigramma diocesano di ottobre 2018 e quello di marzo 2019. «In autunno – dice il responsabile Oaf – il totale dei preti era di 1814. In primavera è di 1799. In soli cinque mesi, particolare inedito, gli ultra novantenni sono passati da 56 a 72 unità, il 4% dell’intero. I sacerdoti con più di 75 anni sono il 31% del presbiterio. Che sommati all’11% dei ministri tra i 70 e i 74 anni, formano il 42% della popolazione sacerdotale ambrosiana».
Il capitolo dell’Opera Aiuto Fraterno, interessando poco meno della metà del presbiterio, non è allora così di nicchia. Anche se si inserisce all’interno di un quadro generale – relativo al sostegno del clero – che fa capo al sistema del Sovvenire. Con la duplice forma di raccolta fondi: l’8×1000 e le offerte deducibili. Forme che vedono i consacrati come destinatari, ma che non precludono loro la possibilità di farsi donatori essi stessi.
Anche su questo monsignor Delpini ha chiesto impegno e attenzione, non generica, durante l’appuntamento sopra citato: «Dovremmo coinvolgere le nostre comunità nel sostentamento dei sacerdoti – ha detto -. Per esempio, nella forma delle offerte deducibili – ora poco praticata – l’intraprendenza del popolo cristiano può farsi carico dei propri sacerdoti, liberando risorse nel sistema dell’8×1000 da destinare alle necessità della carità, del culto e della pastorale. Tutti dobbiamo essere un poco più sobri e poveri».
Il Giovedì santo è un giro di boa anche per questo.