In Sant'Ambrogio, alla presenza dell'Arcivescovo, gli interventi di Luca Fallica, Valentina Soncini e monsignor Paolo Martinelli. In allegato il filmato delle relazioni, così come quelli degli incontri serali svoltisi nelle varie Zone pastorali. Le riflessioni confluiranno in un volume di prossima pubblicazione
di Annamaria
BRACCINI
Capaci di camminare insieme con un discernimento condiviso, pur nella diversità delle esperienze e carismi, per rendere unita la Chiesa a tutti i livelli. Il percorso proposto dal Vicariato per la Formazione permanente del clero, che termina con le assemblee per la Zona pastorale I-Milano – nella consueta doppia convocazione, la mattina per i sacerdoti e la sera per i membri dei Consigli pastorali e il mondo laico in genere – ha posto al centro della riflessione il tema cruciale della sinodalità. Così come chiesto espressamente dall’Arcivescovo (presente a ogni appuntamento) e da lui ribadito più volte in questi mesi.
Dopo aver riflettuto, nelle altre 6 Zone, sulla sinodalità stessa da diversi punti di vista, a Milano il focus è stato di taglio esperienziale. Portando in questo modo a conclusione una sorta di mosaico fatto di molte e differenti tessere: dal coté storico, ripercorrendo gli anni dal Vaticano II a oggi (relazione di don Francesco Scanziani) alla riflessione teologica di Stella Morra, “per una sinodalità praticabile: prospettive dall’Evangelii Gaudium”; dai rapporti tra sinodalità e collegialità nella Chiesa, affrontati da don Roberto Repole all’esercizio del discernimento proposto dal vescovo di Foligno e assistente generale ecclesiastico dell’Azione Cattolica, monsignor Gualtiero Sigismondi, fino agli aspetti più squisitamente giuridici delle norme del Diritto canonico (don Alessandro Giraudo) e all’approfondimento del sensus Fidei come principio e frutto di un cammino consigliato, in grado di coinvolgere il popolo di Dio, il Vescovo, i presbiteri (don Dario Vitali).
«Il tema della sinodalità è parola esclusa dal vocabolario civile ed è, invece, essenziale per la vita della Chiesa: dobbiamo impegnarci perché non sia solo uno slogan, ma uno stile di vita». Insomma, «un percorso autentico e articolato per i consiglieri dei Consigli pastorali e il clero perché, se è necessario partecipare di una formazione comune per un cammino, occorre almeno qualche tratto di mentalità condivisa», aggiunge monsignor Delpini.
Prende così la parola Luca Fallica, monaco benedettino della Comunità monastica SS. Trinità di Dumenza, dove vivono 9 fratelli inseriti in via definitiva e 6 sono in formazione: «Mi pare necessario sottolineare una certa distanza, come è quella della nostra esperienza, perché è proprio questa diversità che può rendere, talvolta, più complesso il camminare insieme, ma che può offrire altre dimensioni che arricchiscano l’itinerario comune, ponendo attenzione a ciò che può sembrare, anche concretamente, periferia marginale. La capacità di mettere al centro il più piccolo, come si dice nel Vangelo di Matteo, e il più marginale, mi pare fondamentale per la vita della Chiesa. Un’autentica spiritualità non può esaurirsi in modi formali, ma è discernere nel terreno comune».
Esemplare, in questo senso, lo sperimentare una vita fraterna stabile e il riunirsi dei monaci in Capitolo: «Tutto questo non si improvvisa e richiede maturità, con il riferimento alla Regola di san Benedetto, che offre criteri per il cammino sinodale e l’agire comunitario, non a caso, chiedendo di partire dall’ascolto del più giovane. La dinamica capitolare funziona bene quando il discernimento, anche se non è da tutti condiviso, produce mentalità comunionale in vista dell’unità. Non sono tanto le decisioni assunte a formare la Comunità, ma il processo con cui si arriva a ciò».
È poi la volta di Valentina Soncini, insegnante, già presidente dell’Ac ambrosiana e, attualmente, delegata regionale dell’Azione Cattolica Italiana: «Ritengo che l’appartenenza plasmi un certo stile che permette un autentico cammino di Chiesa», sottolinea illustrando la natura, il funzionamento dell’associazione e il meccanismo virtuoso delle elezioni delle cariche a livello diocesano e nazionale, secondo l’ultimo Statuto stilato nel 1969 (cui sono stati apportati aggiornamenti nel 2003) che ha accolto le istanze post-conciliari presentando finalmente la parola “collaborazione”. «È un’alleanza in stile di condivisone e corresponsabilità diffusa che non prevede cariche a vita. C’è un trovarsi a discutere e confrontarsi continuo che non ci lascia mai uguali. Questo stile fa da motore a tuta l’Ac, vivendo una responsabilità contagiosa, dove nessuno è cliente della Chiesa, ma parte viva del popolo di Dio».
Infine, monsignor Paolo Martinelli, dei Frati Minori Cappuccini, vescovo ausiliare e vicario episcopale, si sofferma sulla propria esperienza alle Assemblee generali del Sinodo dei Vescovi dal 2005 al 2012, essendone dal 2009 consigliere della Segreteria: «Il Sinodo è una struttura stabile di confronto e consiglio voluta da Paolo VI nel 1965 con assemblee che sono espressioni paradigmatiche e non solo momenti di Chiesa», evidenzia, richiamando la Costituzione dogmatica Lumen Gentium al capitolo 12 e le parole pronunciate nel 2015 da papa Francesco, a conclusione della commemorazione del 50° dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi. «Il Sinodo non è una riunione di tipo parlamentare o “democraticista”, ma va visto come proseguimento dell’assemblea eucaristica: il criterio è la testimonianza per arrivare a una convergenza».
Inoltre, anche dall’esperienza dei Consigli pastorale e presbiterale diocesano, di cui Martinelli è incaricato arcivescovile, si possono trarre indicazioni particolarmente utili: «In analogia al Sinodo dei Vescovi, il Consiglio pastorale diocesano (e, con le dovute diversificazioni, il presbiterale), aiutano a consigliare l’Arcivescovo nella guida della Diocesi, quale espressione di fedeli che non sono realtà passiva, ma un popolo di battezzati animato da diversi carismi. E tutto questo esercitando il sensus Fidei nell’accresciuta consapevolezza di essere membra, gli uni degli altri, come Chiesa in cammino riunita intorno al suo Vescovo».
Infine, è monsignor Delpini a chiedere di «fare tesoro di questi consigli, ricordandoci che siamo tutti all’interno del cammino sinodale» per cui raccomanda di approfondire la pubblicazione (distribuita ai presenti), Lettera agli Efesini. Corresponsabili per la costruzione della “Chiesa dalle Genti”, con la sua introduzione e le note di commento di don Franco Manzi.