In mattinata nella chiesa di San Sigismondo Adorazione e Santa Messa. Negli ultimi mesi tra i nomadi alcune ordinazioni sacerdotali. Nel 2017 il 20° della beatificazione del martire Zeffirino, si avvicina quella della gitana Emilia
Sabato 5 novembre un gruppo di Rom e di Sinti cattolici si radunerà per una mattinata di preghiera nella chiesa di San Sigismondo a Milano (adiacente alla Basilica di Sant’Ambrogio). Alle 9 avrà inizio l’Adorazione e alle 11 sarà celebrata la Santa Messa, «per ringraziare Dio che sta accompagnando gli Zingari nel loro cammino di vita cristiana» sottolinea monsignor Mario Riboldi, incaricato diocesano per la Pastorale dei nomadi, coadiuvato da don Marco Frediani.
Quest’anno saranno diversi i motivi di ringraziamento al Signore «che ha chiamato molto vicino a sé» un Rom abruzzese, Cristian Di Silvio, con l’ordinazione sacerdotale avvenuta a Cassino nel mese di aprile. «Questo prete novello è ora inserito nel clero della Diocesi di Montecassino e opera in una parrocchia dove è impegnato un altro prete Rom di origine rumena – informa monsignor Riboldi -. Inoltre in settembre è stato ordinato a Bari un Rom calabrese, fra Claudio Bevilacqua, già professo solenne come Cappuccino. Ora si trova nel convento di Eboli (Salerno)».
Il 2017 per i nomadi di fede cattolica sarà un anno particolare, perché ricorrerà il ventesimo anniversario della beatificazione del loro martire spagnolo Zeffirino, ed è in «direzione d’arrivo, anche se non si sa ancora la data precisa», aggiunge monsignor Riboldi, la beatificazione della gitana Emilia, insieme ai martiri di Almerìa (Spagna).
Emilia Fernàndez Rodrìguez nasce il 13 aprile 1914 ad Almerìa: il giorno stesso viene battezzata. Fin da piccola impara a costruire ceste di vimini, che la sua famiglia vende per vivere. Compiuti i 24 anni, Emilia si sposa con il gitano Juan. Intanto cresce la persecuzione religiosa in Spagna e i due sposi vengono arrestati, lei con la complicazione di essere incinta. Emilia viene rinchiusa insieme a quaranta donne cattoliche che arriveranno presto a trecento. Una testimone ricorda: «Alla sera ci radunavamo a gruppi e cantavamo, ballavamo, pregavamo e piangevamo. Quante lacrime! Eravamo abituate a recitare il Rosario tutte le sere. Emilia non sapeva niente, chiese di imparare». Una giovane (non gitana) si impegna con gioia a insegnarle il Padre Nostro, l’Ave Maria e il Gloria. Il 13 gennaio 1939 nasce Angela, la figlia di Emilia. La madre sopravvive, nonostante le grandi emorragie, coricata sopra un materasso, sul pavimento, senza nessuna attenzione medica. Il 25 gennaio 1939 Emilia termina il suo «calvario»: muore abbandonata e sola, ma senza rinnegare la fede.