L’analisi sugli effetti sociali del Covid e le misure pubbliche di contrasto: quattro nuovi poveri su 10 esclusi della ripresa, un terzo sono donne sole con figli a carico, il reddito di cittadinanza non raggiunge quasi la metà delle persone più in difficoltà
Quattro persone su 10 precipitate nella povertà durante la pandemia, non si sono ancora risollevate. Lo rivela l’ultimo Rapporto sulla povertà realizzato dall’Osservatorio della Caritas Ambrosiana su un campione di utenti dei centri di ascolto e dei servizi presenti nel territorio della Diocesi di Milano.
Secondo la nuova edizione dell’indagine, presentata oggi nel corso di un convegno nella sede di Caritas Ambrosiana, il 41% che aveva chiesto aiuto alla Caritas per la prima volta nel 2020, ad un anno di distanza, non è uscita dallo stato di bisogno. Un dato più alto che nel resto del Paese dove coloro che erano entrati per la prima volta nel sistema di assistenza lo scorso anno e non ne sono ancora usciti sono 29,7%. In particolare, tra i “nuovi poveri” rimasti schiacciati sotto le macerie sociali lasciate dal Covid un terzo sono donne sole con figli minorenni a carico.
Da un’analisi delle storie delle persone aiutate emerge che non sono riusciti ad agganciare la ripresa i lavoratori dei settori che più sono stati colpiti dalla crisi: ristorazione e alberghiero. Camerieri, lavapiatti, addetti alle pulizie, con la fine del lockdown, hanno ripreso a lavorare ma ad orari ridotti e con una conseguente diminuzione di salario tale da non garantire più livelli di reddito sufficienti.
Inoltre continuano a rimanere in uno stato di grave bisogno non solo i lavoratori saltuari e irregolari, che galleggiavano aggrappandosi alle opportunità offerte dal variegato mondo dell’economia informale, ma anche lavoratori con contratti regolari che sono stati sospesi dal lavoro e ricevono una cassa integrazione troppo bassa per sostenere i costi della vita. Infine non riescono a risalire la china coloro che hanno contratto un mutuo per l’acquisto della casa in tempi migliori e ora non riescono più a farvi fronte e chi si è indebitato anche per somme di modesta entità.
In questo quadro gli aiuti pubblici non sono stati una rete di protezione adeguata. Secondo il monitoraggio condotto nella diocesi di Milano nel 2019 e nel 2020 quasi la metà dei poveri aiutati da Caritas Ambrosiana (il 48,7%) non ha beneficiato del Reddito di cittadinanza. Mentre oltre la metà (54%) di tutti coloro che lo hanno ricevuto sostiene che è comunque troppo basso rispetto al costo della vita.
Come messo in luce anche dal monitoraggio di Caritas Italiana, l’indagine diocesana mostra che la misura di contrasto alla povertà sfavorisce gli stranieri e le famiglie più numerose.
Tra gli immigrati la percentuale di chi ne è rimasto escluso sale al 70,9%, un dato molto più alto delle media nazionale (54.9%). Tra le coppie con figli addirittura il 75,8% non ha ricevuto il sussidio.
«Il rapporto mostra che le ferite sociali inferte dal Covid non si rimarginano tanto in fretta. Colpisce in particolare la percentuale di chi torna a chiedere aiuto nelle parrocchie. Una quota più alta rispetto alla media nazionale, segno di come la locomotiva d’Italia si è rimessa in moto, ma il treno sta lasciando a terra proprio i più deboli», ha commentato Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana. Inoltre, ha aggiunto: «Il rapporto mette in luce come vada assolutamente riformato il sistema degli aiuti pubblici: dagli ammortizzatori sociali al Reddito di cittadinanza».
«Quanto al Reddito di cittadinanza – ha precisato Gualzetti – cambiarlo, non significa cancellarlo o depotenziarlo come qualcuno vorrebbe, interpretando strumentalmente queste analisi. Una misura universalistica di contrasto alla povertà è necessaria tanto più in questo momento di crisi che purtroppo per alcuni non sembra affatto destinato a terminare tanto in fretta. Si contrastino, piuttosto, gli abusi e si correggano i limiti che sono emersi nell’applicazione di questo strumento in modo che gli aiuti arrivino a chi ne ha più bisogno».
Il Rapporto sulle povertà offre anche un quadro definitivo di quanto è accaduto nell’anno nero del Covid. Nel 2020 nei tre servizi diocesani e nei 106 centri di ascolto considerati dall’Osservatorio, che corrispondono a circa un quarto del totale dei centri di ascolto presenti nella Diocesi, si sono rivolte 12.461 persone. Solo negli ultimi tre mesi dello scorso anno, all’interno del campione preso in considerazione, sono state 1.625 le persone che non erano mai state incontrare prima.
Hanno chiesto aiuto alla Caritas Ambrosiana per lo più le donne (56,1%), gli stranieri (57,7%) anche se in misura inferiore rispetto al 2019, l’anno immediatamente precedente all’esplosione del Covid quando erano il 62,7%. Tra gli assistiti il 48,4% non ha un legame stabile, il 61,1% ha una bassa scolarità, il 56,7% è disoccupato. La metà (50,5%) chiede beni materiali e servizi, il 17,4% lavoro, il 37,2% sostegno personale.