A 35 anni dalla Preghiera per la pace tenuta ad Assisi, alla Statale di Milano incontro di riflessione con ebrei, cristiani, musulmani, induisti e buddhisti tibetani. Parla monsignor Luca Bressan

di Annamaria BRACCINI

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Monsignor Luca Bressan

Uno dei luoghi laici per eccellenza della città, l’Università degli studi, per un momento di riflessione e di preghiera con i rappresentanti delle 5 tradizioni religiose che compongono il Forum delle religioni di Milano. È questo l’evento interreligioso, a lungo rimandato a causa della pandemia, che si svolgerà, con la presenza dell’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, presso l’ateneo di via Festa del Perdono, mercoledì 27 ottobre dalle 18 alle 19.30 (la partecipazione è possibile solo su invito, tra i destinatari gli studenti della Statale) nello spirito di Assisi, a 35 anni esatti dalla Preghiera per la pace voluta da san Giovanni Paolo II.

«Abbiamo pensato di mostrare a Milano che anche le religioni che la abitano vogliono infondere energia per questa ripartenza e offrire una testimonianza di speranza reale, rileggendo il dolore del passato – pregheremo per i morti di Covid -, vivendo il presente e guardando alla capacità di costruire futuro», spiega monsignor Luca Bressan, vicario episcopale di settore.

Perché la scelta della Statale?
Perché è un luogo dove tutti possano sentirsi a casa e allo stesso tempo è sorto negli spazi dell’antica Ca’ Granda che conferma la tradizione ambrosiana di una Milano che, nei secoli, ha saputo superare i traumi, vincere e crescere. Si pensi alla peste seicentesca: infatti, si inizierà con la lettura di un brano dei Promessi Sposi.

Come si articolerà l’incontro?
Dapprima saremo nell’aula Magna dell’ateneo e poi, per il momento di preghiera, ci recheremo nel prospiciente chiostro settecentesco. Nella prima parte, i rappresenti delle 5 religioni – ebraica, cristiana, musulmana, induista e il gruppo del buddhismo tibetano – porteranno le loro riflessioni, successivamente, nel chiostro ciascuna delle tradizioni, oltre alla preghiera verbale che verrà introdotta dall’Arcivescovo, accenderà un lume o una candela.

Perché il titolo «Il cuore del mare. Riemergere dal Covid»?
Abbiamo pensato che il Libro di Giona, con il riferimento al mare, possa essere una metafora che aiuta tutte le religioni a interpretare ciò che abbiamo attraversato, sentendoci annegare, ma tornando a vivere come Giona. Rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano, nel suo intervento, approfondirà proprio il senso di questo.

Vi sarà anche un intermezzo musicale?
L’idea è di utilizzare vari registri. Don Carlo José Seno suonerà, infatti, l’Appassionata di Beethoven composta per significare una ripresa e scelta anche per il riferimento al mondo tedesco e quindi alla logica ecumenica.

 

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