Il membro del Consiglio direttivo della Casa della cultura islamica di Milano porterà la sua testimonianza durante l’incontro interreligioso alla Statale
di Annamaria
BRACCINI
Mahmoud Asfa, del Consiglio direttivo della Casa della cultura islamica di Milano, sarà il rappresentante che, per la tradizione musulmana, porterà la sua testimonianza durante l’incontro interreligioso alla Statale. A lui abbiamo chiesto come interpretare questo momento corale di suffragio e di raccoglimento. «Dobbiamo tutti approfondire la riflessione e la preghiera, per uscire migliori da questa pandemia, che ha colpito senza fare distinzioni, e per andare avanti con maggiore speranza e voglia di lavorare insieme. Ritengo che le religioni abbiano proprio questo compito: trovare momenti in cui riflettere, ma anche orientare le persone al futuro e alla speranza. La preghiera è qualcosa di fondamentale».
Lei parlerà in prima persona a nome della sua comunità?
Certo. Dal punto di vista religioso musulmano ciò che abbiamo vissuto ci fa riflettere moltissimo. Infatti, da questa esperienza, dobbiamo uscire più consapevoli, pensando che l’uomo non è padrone di questa terra, ma è una creatura che, anche se privilegiata, ha il compito di accudirla e di custodirla. Tutta la scienza che l’uomo ha fatto propria ci fa capire che, in verità, sappiamo ben poco e che bisogna andare avanti a scoprire nuove cose, sapendo che tutti noi – musulmani, cristiani, ebrei – viviamo sulla stessa barca.
In questo momento l’Italia sta vivendo la ripartenza. Anche per la comunità musulmana è così?
Le notizie scientifiche ci dicono che siamo sulla strada giusta, con il vaccino che è stato accettato da molta gente. C’è una gran voglia di ripartire e lo vediamo nei nostri ragazzi che sono tornati a frequentare le scuole con passione, nelle famiglie, nei lavoratori che hanno tanta voglia di tornare alla normalità con una grinta più forte di quella di prima.