Pubblichiamo uno stralcio dell’intervento dell’Arcivescovo, «Esercizi spirituali in giorni pasquali».

di monsignor Mario DELPINI
Arcivescovo di Milano

delpini
Monsignor Mario Delpini

Tre  esercizi spirituali in questo tempo Pasquale.

Il primo esercizio spirituale proposto si chiama «Preparare il risotto alla monzese» o anche alla milanese o anche il risotto al rosmarino. Per farlo diventare un esercizio spirituale non deve essere visto come un dovere, ma significa prendersi cura dell’appetito dei miei cari. Questo esercizio spirituale del dar da mangiare agli affamati è la prima opera di misericordia. Preparare il risotto vuol dire anche preparare il momento festoso, rassicurante, familiare del trovarsi insieme, del sedersi a tavola insieme. È il momento per commentare la bontà del risotto ma anche del parlare, piangere, confidarsi, raccontare una barzelletta. L’esercizio spirituale è anche pensare a una persona concreta bisognosa di attenzioni, fare il risotto è una piccola carezza, una piccola attenzione, un po’ speciale. Posso essere anche erede di una tradizione, questo modo di cucinare deriva da qualcuno che mi ha educato a farlo, ha una storia. Quello che oggi fa contenti i miei familiari arriva da una storia ed è un’eredità. Magari qualcuno lo preparerà un giorno per me. La riconoscenza fa parte di questo esercizio spirituale.

Il secondo esercizio spirituale si intitola: «Sei qui? Sono con te». Il tema è quello della presenza. Il modo di essere presenti è molto diverso. Un modo è la presenza fisica, qualcuno che si vede, che si può imboccare se ha bisogno, dare un bacio, una carezza, ascoltare la sua storia. A volte c’è anche chi è lì con noi ma pensa ad altro, a volte chi è con te è arrabbiato e non vuole parlarti. Una sorta di maschera, in realtà tu senti che non ha voglia di essere lì. Poi c’è la presenza della memoria, mi ricordo di te. Può esserci una foto che io guardo e mi ricorda qualcuno con il quale ho condiviso esperienze e momenti. La presenza psicologica, invece, vuol dire che penso a te, sono in ansia per te, desidero incontrarti, vorrei essere lì. È una presenza affettiva, di cuore, fatta di interiorità che ti accoglie anche se tu non ci sei. L’esercizio spirituale della presenza è la «presenza reale». Gesù è realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’altare. Questa è una presenza che supera tutte le altre. Gesù è veramente presente perché è dentro la nostra vita, è lo Spirito Santo che lo rende presente perché diventiamo un cuor solo e un’anima sola.

Il terzo esercizio spirituale è quello dell’orologio. Il tempo come durata ci può logorare, stancare. Il tempo può essere considerato come una serie di occasioni, di eventi, ma rischia di essere una serie di cose, una diversa dall’altra. Ogni giorno può essere un’occasione per far del bene o del male, dipende dalle nostre scelte, dipende da noi e da come vogliamo viverla. L’esercizio spirituale dell’orologio è quello che mi fa capire che ogni cosa ha un suo tempo, è una libertà di fare scelte proprie per poter qualificare le proprie giornate. Il tempo come ritmo per il cuore, l’anima, il bene.

 

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