Nella quarta giornata del pellegrinaggio nel Regno Unito, nella chiesa San Thomas Becket di Canterbury meditazione sul Cardinale canonizzato da papa Francesco. Nel pomeriggio visita della Cattedrale e della Cripta, con successivo Vespro in rito anglicano

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Giovedì 13 febbraio, nella quarta giornata del pellegrinaggio nel Regno Unito promosso dalla Formazione permanente del clero, in mattinata i 137 sacerdoti ambrosiani guidati dall’Arcivescovo e dai suoi Vicari si sono recati a Canterbury.

In mattinata, nella chiesa San Thomas Becket, prima della celebrazione eucaristica l’Arcivescovo ha tenuto una meditazione (in allegato) su John Henry Newman, il Cardinale canonizzato da papa Francesco lo scorso 13 ottobre, la cui figura spirituale è uno dei motivi ispiratori di questo pellegrinaggio. E proprio a onore e imitazione di Newman l’Arcivescovo ha tracciato l’elogio del «prete sapiente». Una sapienza che non sia solo «erudizione, informazione, intelligenza, capacità dialettica, cultura», qualità intellettuali che vanno armonizzate «in una umanità riconciliata, in una disposizione costruttiva, in una vigilanza sul temperamento e sulle fragilità della persona». In questo senso la personalità di Newman è «una testimonianza affascinante di una sapienza che rende amabile»: «Il senso del limite, l’esigenza di inserire il particolare nell’insieme, il senso dell’umorismo e dell’autoironia, la capacità di attenzione che distingue l’originale dall’imitazione, ciò che vale da ciò che appare, i luoghi comuni dall’interpretazione acuta della natura e della vicenda umana, la sobrietà delle parole e dello stile di vita, la motivata benevolenza e comprensione, il rispetto delle persone e della loro intimità, il gusto del dialogo, della discussione, anche della polemica, se serve, senza la degenerazione nella litigiosità gridata, volgare, offensiva». Tratti che Newman riassume «nell’essere “gentile”».

Riferendosi poi al contesto attuale del cattolicesimo ambrosiano, l’Arcivescovo ha paventato «il rischio di dare l’immagine di un clero generoso, indaffarato, sprovvisto di strumenti culturali all’altezza delle sfide contemporanee». Ed ecco quindi l’indicazione: «Il prete non deve essere un intellettuale, ha però gli strumenti per essere sapiente, quindi attrezzato per cogliere le questioni, esprimere un giudizio equilibrato, consigliare e orientare pensiero e comportamento che si ispirino a una interpretazione cristiana di “tutte le cose”».

Nel pomeriggio visita della Cattedrale di Canterbury e della sua Cripta, con successivo Vespro in rito anglicano.

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