Londra e l’Inghilterra sono la mèta dell’annuale pellegrinaggio Ismi, proposto dalla Formazione del clero, guidato dall’Arcivescovo e ispirato dalla figura del santo cardinale Newman. Ne parla don Andrea Regolani
di Annamaria
BRACCINI
«Sarà un pellegrinaggio vòlto a incontrare realtà di Chiesa e anche culturali diverse dalla nostra, con la possibilità di un confronto costruttivo». Don Andrea Regolani, responsabile dell’Ismi – l’Istituto Sacerdotale Maria Immacolata, che riunisce i sacerdoti dei primi 5 anni di ordinazione – delinea così il senso del tradizionale viaggio proposto ai preti più giovani (dal I al X anno di Messa). Guidata dall’Arcivescovo, quest’anno l’iniziativa proposta dalla Formazione Permanente del Clero porterà dal 10 al 14 febbraio oltre 130 presbiteri in Gran Bretagna.
Perché la scelta di questa mèta?
Londra e l’Inghilterra ci sono sembrati particolarmente interessanti per la loro realtà ecclesiale, per la cultura, per la storia e anche per la situazione particolare che il Regno Unito sta vivendo rispetto all’Europa. È importante cercare di comprendere tutto questo, per così dire, dall’interno. Inoltre cammineremo sulle orme del cardinale John Henry Newman.
Divenuto da poco santo…
Sì, è stato canonizzato lo scorso 13 ottobre da papa Francesco. È una figura spirituale molto interessante e profonda, che ha a che fare con il “Movimento di Oxford”, a cui si deve una riapertura del dialogo tra Chiesa anglicana e cattolica. Lo stesso Newman si convertì poi al cattolicesimo. A guidarci sarà il suo motto episcopale: «Cor ad cor loquitur», «Il cuore parla al cuore», che significa che il cuore di Dio parla al nostro cuore e noi al Suo, ma anche che, quando si parla con gli altri, si può parlare cuore a cuore. Penso che per i preti giovani della Diocesi sia molto interessante questo stile in cui la preghiera e il rapporto umano sono autentici, genuini, appunto, cuore a cuore.
Quanti sarete?
Saremo in 137, compreso l’Arcivescovo, i Vicari episcopali, l’Équipe della Formazione permanente e i preti ordinati dal 2010 al 2019.
Qualche tappa particolarmente significativa?
Anzitutto Londra e, in città, la cattedrale di Westminster, l’incontro con una parrocchia anglicana e il suo parroco. Inoltre, Oxford e Newman – come detto – e ancora la Cattedrale e la realtà di Canterbury, con le figure di Thomas Becket e di Tommaso Moro.
Si toccherà anche una dimensione ecumenica durante il pellegrinaggio?
Sicuramente, conoscendo, appunto, un’altra Chiesa e cercando di coglierne il carattere specifico, ma anche di entrare in dialogo. L’incontro con la parrocchia di St. John’s Wood in Londra e il suo parroco penso che sarà proprio un’occasione di dialogo aperto.
Quindi, conoscenza di altre Confessioni cristiane, della cattolicità radicata nel Regno Unito, ma anche dialogo all’interno della nostra Chiesa. I giovani sacerdoti saranno a contatto diretto con l’Arcivescovo?
È un’occasione di fraternità molto preziosa per il dialogo tra i preti e rappresenta anche un momento di confronto, per stare con il Vescovo e i Vicari in una modalità semplice e informale. Come è quella, per esempio, degli spostamenti in pullman e del camminare insieme per le strade. Una conoscenza, mi piace chiamarla così, più vera.