Al Centro ambrosiano l'assemblea di inizio mandato per i nominati l'1 febbraio. Da monsignor Delpini la raccomandazione all'impegno nel coordinamento e nella ricezione delle proposte pastorali della Diocesi

di Annamaria BRACCINI

Decani

Un servizio che è e deve essere svolto «secondo lo Spirito». È quello dei Decani e, in particolare, di quanti sono stati nominati per il prossimo quinquennio e sono entrati in carica l’1 febbraio scorso: 63 presbiteri – con i previsti accorpamenti i Decanati sono diminuiti, da 73 che erano, – che per la loro assemblea di inizio mandato si ritrovano con l’Arcivescovo e il Consiglio episcopale milanese al Centro Ambrosiano di Seveso, per una giornata di riflessione dedicata al ripensamento dell’articolazione decanale nell’attuazione del Sinodo “Chiesa dalle genti”.    

La riflessione dell’Arcivescovo

La mattinata si avvia con la celebrazione della Parola in Santuario, nella quale si ascolta un brano dal Libro del Siracide e le illuminanti espressioni del beato cardinale Andrea Carlo Ferrari rivolte ai Vicari foranei nel 1917, in piena prima guerra mondiale. Vicari che potremmo definire i Decani di oggi.

«Queste parole hanno una singolare attualità. Diverso il tempo e la situazione da allora, ma dobbiamo trarne ispirazione», dice l’Arcivescovo, evidenziando come la data dell’1 febbraio (inizio dell’Anno Centenario Ferrariano) non sia stata scelta a caso, «perché abbiamo voluto indicare simbolicamente la comunione dei Santi nel vostro servizio secondo lo Spirito».

L’immagine per descrivere la «spiritualità del Decano» è quella della Lavanda dei piedi, per cui l’Arcivescovo aggiunge subito: «Vorrei che ciascuno di noi, al proprio livello di responsabilità, la sentisse come riferimento della propria vita spirituale. Essere a servizio, tenendo fisso lo sguardo su Gesù – perché è Lui che insegna a servire -, mi sembra la raccomandazione più necessaria in questo momento in cui tanti aspetti della vita quotidiana hanno subìto uno sconvolgimento. Il Decano ha un duplice vantaggio e responsabilità: la designazione da parte del Clero e la nomina del Vescovo che dice la stima che ho per voi. Occorre cogliere questo atteggiamento di stima e fiducia da parte dei vostri confratelli e mia. Voglio dirvi grazie per la disponibilità: mi aspetto che il vostro incarico giovi a tutti noi, alla Pastorale e al clima di speranza».

Poi, alcuni punti fondamentali del sevizio decanale da vivere in senso comunionale: «Mi pare necessario ribadire la cura per i rapporti di fraternità e la conoscenza personale del clero, la sollecitudine per smorzare le tensioni, l’incoraggiamento nei momenti di stanchezza e tristezza che possiamo attraversare. Talvolta c’è bisogno di una parola di conforto, per la valorizzazione dei doni di ognuno. Ciascun prete si senta conosciuto e accompagnato». Un compito di sollecitudine tra confratelli che è alla base anche della proposta che, nei Decanati, vi sia la figura di un altro prete che, coadiuvando il Decano in riferimento al Vicario episcopale di Zona e a quello di Settore, si occupi della Formazione permanente.  

Cura specifica alle persone, dunque, e anche «correzione e vigilanza», come l’Arcivescovo stesso indica nella sua Lettera per la Quaresima: questo non come «una cosa da fare, ma un’attenzione da avere e un esempio da offrire».  E – sottolinea -, il servizio deve essere anche «coordinamento delle forme di pastorale di insieme sul territorio, valorizzando ciò che esiste nella prospettiva della Chiesa dalle genti». Senza dimenticare «il compito di trasmettere e di far recepire le indicazioni diocesane non con un ruolo strumentale – quasi il Decano fosse un  “postino” – , ma secondo una linea di comunione». 

Infine, una puntualizzazione importante riguardante «il ruolo di facilitatore che il Decano può svolgere per affrontare  le fatiche, in particolare in questo tempo, e sciogliere i nodi che impacciano il cammino. Chiedo un aiuto per farmi capire perché, a volte, si ha l’impressione di non riuscire a spiegare bene l’aspetto promettente di alcune proposte della Curia e degli organismi centrali, che non sono una “controparte”».

Il richiamo è all’aspetto gestionale e amministrativo «che assorbe tempo ed energie, ma che può essere affidato a laici competenti e preparati, alleggerendo il compito dei presbiteri». Un tema sul quale l’anno scorso si era già riflettuto attraverso gli incontri voluti dall’Arcivescovo con i membri dei Consigli degli Affari economici parrocchiali: «Mi sembra che tante parrocchie che hanno trovato persone di questo genere avvertano come sia liberante questa scelta e mi chiedo perché non riusciamo a farla diventare una forma ordinaria. E questo vale anche per la segreteria del Decanato: finora solo 14 Decanati su 63 hanno un segretario».

Il pensiero conclusivo è per l’innovativa Assemblea sinodale decanale che nasce dalla volontà «di ascoltare la voce di tutto il popolo di Dio e di decidere insieme le pratiche della missione. L’intenzione è quella che ci sia un contesto in cui i laici possano riflettere sulla testimonianza evangelica che viene dalla Chiesa dalle genti». Tre esempi per dire la necessità di essere una Chiesa capace di condividere di più e meglio la corresponsabilità.

Le relazioni della mattinata

Nella grande Aula magna del Centro, intitolata al cardinale Martini, la giornata prosegue con la presentazione dei nuovi Decani, Zona per Zona, e con la relazione del cancelliere arcivescovile, monsignor Marino Mosconi, che approfondisce il significato del Decanato come ciò che consente «l’incontro tra le comunità cristiane: parrocchiali, di Comunità pastorale, ma anche le realtà di vita consacrata, i movimenti, le aggregazioni ecclesiali presenti sul territorio».

Poi, una seconda prospettiva per cui la Chiesa, inserita in un mondo, si rapporta con questo stesso mondo, misurandosi con i bisogni antropologici attraverso le diverse pastorali come la Caritas, la Pastorale familiare, culturale, scolastica, sanitaria… Terzo, la formazione del Clero. E tutto questo, naturalmente, declinato secondo le specifiche caratteristiche dei singoli decanati. Non a caso il cardinale Martini definiva il Decanato «espressione dello scoppio costruttivo della parrocchia al di fuori del suo ambito ordinario».

Chiaro anche il ruolo del Decano, anzitutto nel suo legame fiduciario con il Vescovo, tanto che già San Carlo, parlando del Vicario foraneo, segnalava come «suo compito fosse di rendere presente il Vescovo tra il gregge del proprio territorio. Ovviamente già, allora, in decisivo rapporto con gli altri presbiteri».

Con il Concilio Vaticano II arriva il rinnovamento attraverso una prospettiva di fondo sempre recepita dalla Chiesa ambrosiana e dai suoi Pastori. Dodici i compiti del Decano. Dalla lettura del territorio per una migliore individuazione delle scelte pastorali da compiere in un senso comunionale alla promozione e realizzazione delle riunioni (almeno mensili) di presbiteri e diaconi. Dal coordinamento delle attività delle parrocchie e delle altre realtà ecclesiali, con un’attenzione specifica alle Celebrazioni, alla convocazione del Consiglio pastorale decanale; dal prendersi cura dei confratelli anziani e malati al compito di amministratore parrocchiale da rivestire in caso di parrocchia vacante; dal visitare, almeno due volte durante il mandato, le parrocchie e comunità pastorali del proprio Decanato, relazionando della visita al Vicario di Zona, al coordinare la distribuzione dei Ministri per il conferimento del Sacramento della Confermazione.  

Conclude la mattinata di Lavori, la comunicazione del vicario generale, monsignor Franco Agnesi, dal titolo “L’attuazione del Sinodo Chiesa dalle genti nel Decanato». In riferimento ai testi del Discorso alla Città 2020, “Tocca a noi. Tutti insieme”, degli Orientamenti e Norme del Sinodo minore e al rinnovamento ecclesiale in senso missionario proposto dal Papa in Evangelii Gaudium, il Vicario generale delinea il senso del cammino compiuto dal settembre 2019 al gennaio 2021, attraverso «le indicazioni sinodali sul Decanato, le difficoltà incontrate da “Decanato 2020”, il discernimento del Consiglio presbiterale e pastorale diocesano e la Lettera dell’Arcivescovo al Clero dell’8 gennaio. 

«Il Consiglio Episcopale – osserva – ha raccolto il frutto del cammino fatto, le prospettive promettenti e le attenzioni da avere per curare la nascita di questa nuova realtà preziosa per ripensare la missione ecclesiale sul territorio, con attenzione, prudenza e nel rispetto della diversità dei Decanati stessi». Da qui i passi da compiere, fino al giugno prossimo, e alcune indicazioni definite operative, «come la costituzione del “Gruppo Barnaba” (appunto entro giugno), a cura del Decano con il Vicario episcopale di Zona, per immaginare il percorso di costituzione delle Assemblee sinodali decanali: Un convenire in forma di assemblea stabile in cui tutte le vocazioni contribuiscano a leggere la situazione e a definire le priorità pastorali per quello specifico territorio». A tale fine, il Gruppo Barnaba «inizia il discernimento rileggendo insieme il testo del Sinodo “Chiesa dalle genti: responsabilità e prospettive” e la Lettera dell’Arcivescovo al Clero».

Si annuncia anche che «la Proposta pastorale 2021-2022 dell’Arcivescovo sarà dedicata alla sinodalità e che si avvierà il percorso formativo per costituire le Assemblee sinodali con la collaborazione della Consulta diocesana Chiesa dalle Genti».

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