Per monsignor Delpini una giornata ricca di incontri con i gruppi e le numerose realtà partecipanti all'evento diocesano: dai volontari dell'Unitalsi a quelli dell'Oftal, dal Bureau medical all'Adorazione eucaristica nella basilica inferiore di San Pio X
di Annamaria
Braccini
Dai malati e volontari dell’Unitalsi a quelli accompagnati dall’Oftal, dal Bureau medical all’Adorazione eucaristica nella basilica inferiore di San Pio X. Sono ore intense di preghiera e di riflessione quelle che l’Arcivescovo mons. Mario Delpini vive con i fedeli e preti ambrosiani, nel terzo giorno di pellegrinaggio a Lourdes. Anzitutto, vicino ai sofferenti riuniti all’aperto con i volontari dell’Unitalsi, gli assistenti, nazionale e regionale, monsignor Luigi Bressan e monsignor Roberto Busti, il presidente per la Lombardia, Vittore De Carli. al quale dice: «Non esistono i malati, ma ciascuno di voi ha dentro una pena e un’aspettativa particolari. La malattia sembra che chiami per nome e solo il Signore sa cosa prega ognuno, ma dando gioia, in qualsiasi situazione siamo, riceviamo a nostra volta la gioia». Poi, poco più tardi, nella basilica di Santa Bernadette l’incontro è con l’Oftal. Tre le parole chiave: vocazione, missione, provocazione, soprattutto per i giovani. «La vita non è destino o disgrazia: per il cristiano è vocazione a essere santo e immacolato davanti a Dio nella verità e nella carità». Una vocazione che deve diventare missione. «Sono chiamato, quindi, a dare testimonianza. Oggi i giovani hanno tante possibilità, ma talvolta le sprecano, non le mettono a frutto. L’Oftal rappresenta una coraggiosa provocazione, rivolta ai giovani, per ricordare loro che la vita è vocazione, che non va sprecata ma offerta, che ci sono molti bisogni che chiedono la nostra dedizione e il nostro tempo». E, ancora, presso la Chapelle Saint Côme et Saint Damien l’Arcivescovo si intrattiene, privatamente, con medici, infermieri e farmacisti impegnati nel Bureau medical. «Prendetevi cura di voi stessi e, nella vostra professione, realizzate una relazione con i malati», sottolinea, come già aveva fatto nelle sue Lettere indirizzate agli operatori della sanità nel 2019 e quest’anno, appena prima e dopo l’esperienza terribile della pandemia. «Grazie per questa occasione che mi è stata data, vi esprimo la mia gratitudine e l’ammirazione per il tempo e l’attenzione che dedicate ai sofferenti, in questo luogo che si è confermato come il santuario dei malati e in cui si studiano le guarigioni miracolose. Nella mia lettera “Stimato è caro dottore”, ho evidenziato che dovete curare anche voi stessi, la vostra salute e la famiglia, perché a volte c’è il rischio che un medico sia talmente preso dai suoi impegni da non accorgersi che sta diventando qualcuno che produce solo prestazioni. La prima cosa che voglio raccomandarvi è che, nel curare gli altri, non trascuriate di curare voi stessi, prendendovi del tempo, anche per pregare. Ci vuole una disciplina spirituale per essere gente capace di offrire una competenza professionale», aggiunge l’Arcivescovo, riferendosi anche ai 2 appuntamenti settimanali promossi dal “Bureau” di cui è presidente l’italiano Alessandro De Franciscis che li ha voluti dal 2010, come ricorda lui stesso. «Dobbiamo passare dalla cura al prenderci cura: la prima è un prestazione, la seconda una relazione con una persona che non si esaurisce nella sua malattia. Prendersi cura significa infondere fiducia nell’umanità e in se stessi. L’umanità non è un insieme di ingranaggi “per aggiustare i pezzi”, ma una fraternità dove chi soffre trova una mano tesa». Infine, nella Basilica sotterranea, l’Adorazione a cui prendono parte i pellegrini e tutti i sacerdoti ambrosiani. In apertura, prima di portare in processione e benedire con il Santissimo, arriva ancora un invito alla speranza. «Il pellegrinaggio a Lourdes comprende alcuni momenti specifici – avverte -: la Messa, il dono totale di Gesù per chi vuole accoglierlo; la preghiera alla Grotta, il momento più adatto per l’intercessione, lì dove Maria si è manifestata alla giovane Bernadette; la processione della sera Aux flambeaux in cui prendiamo coscienza della missione della Chiesa, di essere luce del mondo nella notte in cui prendiamo coscienza di dover annunciare la fiducia all’umanità, anche per chi l’ha persa; infine, l’Adorazione in cui il Signore ha una parola da dire a ognuno e anche noi diciamo a Lui quello che non osiamo dire a nessuno, magari il peccato che non si confessa o la vocazione nascosta».