Elsy Torres: «Nel Sinodo minore è emersa una profezia: occorre lasciare che la Vita consacrata venuta dall’estero si esprima nelle diverse realtà della Diocesi»

di Elsy TORRES
Missionaria del Sacro Cuore di Gesù

Suor Elsy Torres
Suor Elsy Torres

Come suora messicana inserita nella pastorale diocesana rendo grazie al Signore per avermi dato questa Chiesa particolare. Sono grata per la disponibilità e la pazienza che ho incontrato durante il mio inserimento nella vita di questa Diocesi. Sono grata anche per l’accoglienza manifestata dai sacerdoti che ho incontrato, dalla comunità che mi ha accolto, per la vita del Decanato e della Diocesi.

Papa Francesco e il nostro Arcivescovo ci insegnano che la Vita consacrata è tessitrice di comunione in un mondo dove prevale l’individualismo, la solitudine e la competitività. Qualcuno scriveva: «Il bene tende sempre a comunicarsi». Quale bene possiamo raccontare noi persone consacrate? La bellezza della fede, del dono della vita, la bellezza di essere in comunione.

La Vita consacrata si rafforza donandola e s’indebolisce nell’isolamento e nell’agio. La gioia di vivere le cose di ogni giorno come risposta all’amore di Dio Padre si esprime nel declinare il proprio carisma nel nuovo contesto, segnato da una cultura secolarizzata. Occorre lasciare che la Vita consacrata venuta dall’estero si esprima nelle diverse realtà della Diocesi. Questa è una profezia emersa nel Sinodo minore Chiesa dalle genti.

In questo tempo di recezione del Sinodo minore, la Chiesa di Milano invita a valorizzare le ricchezze di ogni persona religiosa proveniente da altri Paesi; allo stesso tempo se ne prende cura offrendo opportunità formative: per la progressiva conformazione ai sentimenti di Cristo, per la conoscenza della vita liturgica e della pastorale propria della Chiesa milanese. D’altra parte è segno di ospitalità che, prima dell’insediamento di una comunità di suore non europee in una parrocchia o in una struttura sociosanitaria, i fedeli siano aiutati ad apprezzare la disponibilità, i valori culturali e spirituali di cui la nuova comunità in arrivo è portatrice (cfr Chiesa dalle genti, Costituzione numero 12).

Le Costituzioni del Sinodo minore raccomandano che l’inserimento di tale comunità sia graduale e visibile nella pastorale, nell’animazione liturgica (portando la ricchezza della propria cultura e tradizione), nel mondo dell’educazione, nella pastorale della salute, nei Consigli pastorali e in particolare a livello decanale. I parroci e i decani che hanno sui loro territori comunità di Vita consacrata di origine non italiana devono sostenere questa intuizione profetica della Chiesa milanese.

Costruire e ricostruire, tessere e riconciliare, sul modello della fraternità, ove ognuno, e non solo l’autorità, si prende cura dell’altro e della sua crescita e tutti assieme si cerca Dio, nella condivisione dei beni spirituali e non solo materiali. La testimonianza più convincente in questo mondo secolarizzato è la gioia di vivere insieme, la gioia di vivere per l’amore di Dio con lo sguardo fisso su Gesù risorto nostra speranza. 

 

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