Si apre l’anno accademico con la Messa presieduta dall’Arcivescovo e la prolusione del cardinale Parolin. Il rettore Anelli presenta l’offerta formativa con un richiamo alla sfida più urgente, quella educativa

di Annamaria BRACCINI

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Il rettore Franco Anelli

Giovedì 28 novembre si aprirà l’Anno accademico 2019-2020 dell’Università cattolica del Sacro Cuore. L’intera cerimonia inizierà alle 9.45 nella Basilica di Sant’Ambrogio, dove l’Arcivescovo presiederà la celebrazione eucaristica. Alle 11.30, nell’aula magna dell’Ateneo, il rettore Franco Anelli terrà il discorso inaugurale e, dopo il saluto dell’Arcivescovo nella sua veste di presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi superiori, interverrà il cardinale Pietro Parolin. Segretario di Stato vaticano, con la prolusione dal titolo: «Una diplomazia al lavoro per la pace».

Ma qual è la sfida più urgente per il mondo universitario oggi e, in specifico, per la Cattolica? A rispondere è il rettore Anelli: «Come ha sottolineato il Santo Padre lo scorso 4 novembre, rivolgendosi alle Università cattoliche di tutto il mondo, le questioni urgenti sono molte, talvolta inedite e tra loro interconnesse. Si pensi alla rilevanza che hanno assunto, nella vita di persone e comunità, alcuni esiti dello sviluppo scientifico e tecnologico. La più urgente, a mio avviso, resta quella educativa, perché ricomprende tutte le altre e ci richiama alla missione originaria e fondativa delle università, cioè formare le persone che dovranno poi affrontare i temi centrali delle nostre società. In questo senso, l’Università cattolica avverte la responsabilità di preparare le nuove generazioni, come ha detto papa Francesco nella stessa occasione, “a diventare non solo qualificati professionisti nelle varie discipline, ma anche protagonisti del bene comune, leader creativi e responsabili della vita sociale e civile con una corretta visione dell’uomo e del mondo”. È un obiettivo tanto difficile quanto affascinante».

Siete tra le otto università al mondo che compongono la Strategic Alliance of Catholic Research Universities (Sacru), all’interno della Federazione internazionale delle Università cattoliche. Che cosa può offrire questo valore aggiunto?
L’idea di un’alleanza strategica formata da Università cattoliche che hanno una significativa attività di ricerca nasce circa tre anni fa grazie al contributo convinto del nostro Ateneo. Lo scopo è promuovere il ruolo delle Università cattoliche anche mediante i vantaggi che possono derivare dagli scambi di conoscenze e di studi a livello internazionale. È un dato di fatto che, per condurre ricerche di un certo valore, occorre avere buone collaborazioni tra atenei con differenti attitudini e specifiche competenze. Nel merito la mission del Comitato è quella di dare una voce più forte al pensiero cattolico e a un tipo di ricerca e di alta formazione che, come ha chiesto papa Francesco, elaborino “una nuova episteme”, un nuovo metodo scientifico. Essendo stata quasi del tutto superata, oggi, la schematica contrapposizione tra scienza e religione, l’ispirazione cristiana può ulteriormente contribuire a rafforzare l’impegno scientifico dando peso al perché e al come si fa ricerca, mettendo cioè al centro la persona. Così come, nell’ambito dell’alta formazione, si tratta di educare professionisti capaci di usare le nuove tecnologie, senza esserne usati.

Lei ha indicato i partenariati con le aziende, per favorire l’ingresso degli studenti nel mondo del lavoro, la formazione di eccellenza, la proiezione internazionale, gli iscritti provenienti da tanti Paesi del mondo come «fiori all’occhiello» della vostra università. Ne aggiungerebbe altri?
La ricchezza e interdisciplinarietà dell’offerta formativa presente nelle nostre 12 facoltà ci permette di garantire ai nostri studenti una ricca varietà di percorsi di studi, anche composti in modo originale e non convenzionale. Su questo tema continueremo a investire. Aggiungerei lo sforzo del nostro ateneo per garantire l’accesso agli studi universitari di studenti con disabilità o svantaggiati sul piano economico, anche supplendo con risorse proprie alle lacune dei fondi per il diritto allo studio. Incentivare il merito, superando le difficoltà, e favorire la voglia e la capacità di fare bene il proprio dovere è la strada per coniugare eccellenza e inclusività.

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