In occasione del 40° dell’Istituto, l’udienza dal Santo Padre in compagnia dell’Arcivescovo

di Roberta CASOLI

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Papa Francesco e la Sorella Maggiore Susanna Poggioni

Le Ausiliarie diocesane, in occasione del loro 40°, hanno voluto incontrare il Papa e essere confermate da lui. Accompagnate dall’Arcivescovo e insieme alle Cooperatrici pastorali di Treviso, alle Cooperatrici ecclesiali di Padova e alle Collaboratrici apostoliche di Vicenza il 14 dicembre hanno incontrato Papa Francesco.

Come Ausiliarie riconosciamo che il Papa sta sostenendo la nostra speranza, sta alimentando la nostra dedizione e continuamente ci esorta a una vera riforma del nostro modo di essere discepole missionarie; in questo anno di «grazie» gli abbiamo voluto esprimere tutta la nostra gratitudine perché tanto spesso le sue parole hanno interpretato e dato spessore al nostro essere donne di Chiesa.

Gli abbiamo restituito che la nostra vocazione è splendidamente descritta da quanto lui stesso aveva scritto in Evangelii Gaudium: «La missione è una passione per Gesù ma, al tempo stesso, è una passione per il suo popolo. […] Così riscopriamo che Lui vuole servirsi di noi per arrivare sempre più vicino al suo popolo amato. Ci prende in mezzo al popolo e ci invia al popolo, in modo che la nostra identità non si comprende senza questa appartenenza» (n. 268): per noi, questo popolo ha il volto concreto della nostra diocesi. Il Papa ha raccolto questo nostro sentire e l’ha approfondito: l’essere diocesane «è una delimitazione, certo, ma che ha il senso del radicamento e non della chiusura, della fedeltà e non del particolarismo, della dedizione e non dell’esclusione»: un invito ad andare in profondità, a prendere sul serio il fatto che la dedicazione alla Chiesa particolare è quanto abbiamo a disposizione e ciò di cui abbiamo realmente bisogno per divenire realmente discepole e perché l’annuncio della Resurrezione corra.

Durante l’incontro gli abbiamo posto alcune domande che sono della Chiesa e che noi ogni giorno portiamo nel cuore e nella carne, domande da cui noi per prime ci sentiamo interpellate e messe in cammino per noi stesse e per il cammino della Chiesa: quale posto della donna nella Chiesa? Come non farsi incasellare dal peso delle strutture che qualche volta sembra imbrigliare l’azione dello Spirito?

Il Papa, come già altre volte aveva fatto, ha raccomandato di non appiattire la questione della donna nella Chiesa solo su aspetti funzionali, pur necessari per la vita ecclesiale, ma di contribuire a tenere vivo lo sforzo teologico e pratico per comprendere «il di più» a cui lo Spirito vuole spalancare l’esistenza della Chiesa. È la stessa responsabilità a cui ci aveva invitato l’Arcivescovo nel convegno sulla diocesanità dello scorso ottobre: «La forma istituita [dell’Istituto delle Ausiliarie diocesane] consente di sperare che il contributo femminile sia meglio compreso, più convintamente promosso, più evidentemente costruttivo».

Proprio sullo Spirito protagonista della edificazione della Chiesa si è voluto soffermare il Papa. Come spesso fa, ci ha lasciato l’aneddoto di una sua esperienza pastorale: quando era rettore in Seminario, alla domenica, desiderava celebrare una Messa molto partecipata in una parrocchia poco distante, perché – splendido inciso da dove abbiamo potuto assaporare il suo cuore di pastore – celebrando con loro imparava molto. Celebrando quella Eucaristia chiese a un bambino chi fosse lo Spirito e quello con sicurezza rispose: il paralitico! Da qui il richiamo per noi: lo Spirito è il Paraclito, non il paralitico, lo Spirito guida la Chiesa fin dall’inizio, lo Spirito Santo modifica le strutture e le anima… lo «Spirito Santo semina doni speciali di dedizione, che possono anche diventare di consacrazione nella Chiesa». Occorre credere in questa azione e mettersi a rileggere gli Atti degli Apostoli, riconoscendo in Lui l’attore principale della storia della salvezza.

Torniamo a casa confermate ad «andare avanti con la gioia della risurrezione e la passione per la nostra gente». Non mancheremo di pregare per il Papa e per il nostro Vescovo e di collaborare con loro per il nostro popolo di Dio, «per quelle persone concrete, per quella comunità per quegli amici, e per quei nemici. Questa fedeltà costa, ha la durezza della croce, ma è feconda, generativa, secondo i disegni di Dio».

 

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