In collaborazione con Caritas ambrosiana la cooperativa di Calolziocorte opera nel comparto delle eccedenze alimentari, recuperate e riutilizzate a favore della spesa delle famiglie in difficoltà economica. Nel ciclo di lavorazione impiegate persone colpite dalla crisi occupazionale
di Cristina
CONTI
Recuperare le eccedenze alimentari, donarle a chi ne ha più bisogno e, nel contempo, dare un lavoro a chi si trova in difficoltà. Sono le attività che svolge la cooperativa “Il Grigio” di Calolziocorte (Lc). «La nostra è una cooperativa di inserimento lavorativo che offre diversi servizi e permette di aiutare chi deve imparare un mestiere, chi ha bisogno di un’occasione per riscattare la propria vita, chi fa più fatica ad affrontare da solo il mondo del lavoro», spiega il presidente, Francesco Manzoni.
Con Caritas Ambrosiana è stato attivato un progetto per il supporto alla povertà alimentare, con la costruzione di un magazzino centralizzato per acquistare e distribuire ai centri di ascolto parrocchiali i generi di prima necessità destinati agli indigenti e un centro di cottura solidale per il recupero delle eccedenze alimentari. “Da sei anni collaboriamo con la Caritas per la distribuzione di materiali non deperibili ai centri di ascolto parrocchiali: un aiuto concreto per chi non ha un reddito – aggiunge -. Fin dall’inizio ci siamo impegnati a seguire le fasi di rifornimento, stoccaggio, confezionamento e distribuzione». Si è passati poi alla raccolta delle eccedenze all’Ortomercato: «Cerchiamo di recuperare il meglio. Lo carichiamo su un furgone e lo portiamo nel nostro centro per la lavorazione. Laviamo, mondiamo, mettiamo alcuni prodotti a cuocere, altri li congeliamo. Di solito raccogliamo 7/8 quintali, che poi si riducono di circa un terzo durante la fase di pulizia e cottura. Facciamo confezioni da mezzo chilo e con un altro furgone le portiamo a destinazione».
Diverse le tipologie delle preparazioni: scatolette, buste di surgelati e tra poco si arriverà anche alla produzione di sughi in vasetto. Prodotti che poi vengono venduti negli Empori. «Il nostro obiettivo è quello di dare alle persone che si rivolgono a questi punti vendita una scelta il più possibile vicina a quella che si trova nei normali supermercati – continua Manzoni -. La possibilità di trovare anche sughi pronti in vasetto, magari divisi per gusti (pomodoro, pomodoro e basilico e così via), arricchisce l’offerta per i clienti e permette di avere una maggiore disponibilità del prodotto a scaffale». Per poter procedere alla preparazione delle nuove confezioni verranno dunque acquistati macchinari per la pastorizzazione e l’imbottigliamento.
A trarre beneficio da questa attività non sono solo gli indigenti in difficoltà per la spesa. Qui, infatti, lavorano anche persone che faticano a trovare un impiego. «Gli addetti alla preparazione dei prodotti sono in tutto sette o otto e la precedenza nelle assunzioni viene data a chi si trova in situazioni difficili ed è senza un lavoro – precisa Manzoni -. C’è chi si occupa del trasporto, chi lavora nella fase di lavaggio e mondatura di frutta e verdura. E chi ovviamente trasporta i prodotti lavorati nelle mense e nei negozi. Molto dipende dai periodi e dalla tipologia del prodotto che viene preparato». Un’attività che è incrementata molto in seguito alla pandemia. Non solo per l’aumento della disoccupazione e delle difficoltà di chi vive da solo. «I nostri servizi hanno potuto crescere nel periodo recente soprattutto perché da parte della Caritas c’è stata la voglia di dare una risposta maggiore a questo tipo di bisogno», commenta Manzoni.
Recuperare gli alimenti non venduti è un gesto molto importante di solidarietà e di rispetto per il creato. Ma non è semplice realizzare questo circolo virtuoso. “Spreco ed eccedenze ci sono, ma non è così automatico riuscire a recuperarle. È importante creare un rapporto con i venditori, far loro capire dove verranno consegnati i prodotti, a chi verranno dati. E questo richiede abilità, competenza ed esperienza», conclude.