In Arcivescovado, alla presenza di monsignor Delpini, sono state comunicate ai 15 Diaconi transeunti diocesani, le destinazioni in cui rimarranno da adesso e per i prossimi 5 anni
di Annamaria
Braccini
Nella Cappella arcivescovile si affollano in moltissimi, quasi un piccolo mosaico delle tante componenti della Chiesa. L’Arcivescovo con i suoi più stretti collaboratori sul territorio – i Vicari episcopali di Zona -, i parroci, i Seminaristi ordinati Diaconi esattamente una settimana fa in Duomo, la gente, tra cui un gran quantità di giovani, i collaboratori nella vita pastorale delle parrocchie.
È il momento – attesissimo – della comunicazione delle destinazioni nelle comunità in cui i futuri sacerdoti della Diocesi di Milano sono inviati da adesso e rimarranno per i prossimi 5 anni. La lettura della pagina del Vangelo di Giovanni al capitolo 15 – con il comandamento dell’amore reciproco e il Signore che invia i suoi per portare molto frutto -, proposta dal rettore monsignor Michele di Tolve, indica la strada sulla quale camminare in futuro.
Tre le indicazioni che monsignor Delpini evidenzia, volendo – come spiega – «ribadire e insistere su qualche piccola attenzione».
Per la prima, si rivolge direttamente ai Diaconi: «Con l’Ordinazione diaconale voi siete entrati nel Clero. Sappiamo che siamo in un’epoca in cui il Presbiterio deve essere riformato, prendendo una forma più adeguata».
Chiara la consegna che ne deriva: «con l’Ordinazione si entra nel gruppo dei collaboratori del Vescovo per la missione e, prima della destinazione, c’è l’appartenenza al Clero. Certo, è molto interessante sapere dove siete mandati, ma se questo vi appare come una specie di delega, ciò non sarebbe coerente con quanto il Signore ci chiede di fare come Chiesa».
Insomma, non è il singolo Diacono che decide autonomamente, ma a decidere è l’appartenenza al Clero, alla Chiesa diocesana. «In virtù di questo, collaborate nelle realtà in cui siete inviati. L’individualismo e il senso di responsabilità ci rende chiusi rimanendo in una prospettiva talvolta arbitraria», scandisce, infatti, Delpini.
Poi, l’equilibrio nel vivere i tempi sia nelle comunità di destinazione che in Seminario. Cosa difficile, non si nasconde l’Arcivescovo.
«L’equilibrio tra essere ordinati, avere un Ministero, una missione canonica che qui viene sancita ufficialmente, e l’appartenenza al Seminario non è semplice».
Come a dire ai giovani inviati: «in questo anno non siete a tempo pieno nelle Comunità. Abbiate disciplina nei vostri tempi, c’è bisogno di quell’equilibrio che raccomando alla vostra buona volontà. Magari per i parroci sarà un sacrificio, ma i Diaconi non sono nelle loro parrocchie tutto il tempo».
Infine, la consegna che, peraltro, richiama il motto dei Candidati al sacerdozio 2019, “Siate lieti nella speranza”.
«L’ho detto già più volte, ricordate che nella Chiesa di Dio è vietato lamentarsi».
Un monito che vale anche per i tanti ragazzi e ragazze presenti: «Prendetevi le vostre responsabilità, se c’è qualche necessità in oratorio, fatevi avanti. Il Signore risorto è vivo in mezzo a noi e chi dimora in Lui, anche se inesperto, porta molto frutto. Abbiate uno sguardo di fede e di serenità e gioia».