Incontrando in Curia il Corpo consolare di Milano, l’Arcivescovo ha auspicato una collaborazione che possa essere fruttuosa ai fini del cammino del Sinodo minore
«Vorrei cogliere questa occasione per chiedere ai Consoli che siano interessati e disponibili di aiutarci a interpretare in quale modo i cittadini di altri Stati possano conservare la propria identità e tradizione e nello stesso tempo partecipare pienamente alla vita della comunità cattolica del territorio in cui abitano».
Questo l’auspicio – legato al cammino sinodale “Chiesa dalle genti” che la Diocesi sta affrontando – espresso dall’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, nel corso dell’incontro con il Corpo consolare di Milano, svoltosi oggi pomeriggio nel Palazzo arcivescovile. «Il Sinodo è l’organizzazione di un percorso di consultazione che vorrebbe raccogliere la voce, le proposte, le paure, le speranze di tutti i cattolici e anche dei cristiani di altre confessioni per immaginare quale forma potrà avere la vita della Chiesa di Milano, come comunità in cui tutti i cattolici si sentano nella loro Chiesa, da qualsiasi parte della terra provengano – ha spiegato l’Arcivescovo -. L’iniziativa si è rivelata opportuna perché i cittadini di altri Stati che vivono, lavorano, pregano a Milano sono molti e hanno molto da dare e molto da ricevere. È però necessario contrastare la tendenza al costituirsi di comunità linguistiche o nazionali che si ignorano: la Chiesa cattolica è per sua vocazione comunità in cui tutti e ciascuno devono vivere una appartenenza corresponsabile e costruttiva in forza del battesimo e della fede».
Altra attenzione evidenziata da Delpini, il fenomeno migratorio: «Il Corpo consolare e in particolare i Consoli dei Paesi da cui provengono i migranti che vivono i percorsi più problematici possono aiutarci a capire le ragioni, le speranze, i drammi, le possibili forme di aiuto e di accompagnamento», anche nell’ottica della campagna “Liberi di partire, liberi di restare” avviata dalla Chiesa italiana per «aiutare sia la società italiana, in particolare la comunità cristiana, sia i Paesi di provenienza dei migranti a rendere possibile la libertà di migrare e la libertà di restare nel proprio Paese».