Disponibilità di tempo, familiarità tra i componenti, metodo di lavoro, scelta dei contenuti, comunicazione alla comunità: alcuni ingredienti utili alla vita di un organismo oggi quanto mai necessario

di Ottavio PIROVANO
Laico di Ac e residente a Inzago (parrocchia di Santa Maria Assunta)

gente in chiesa

Siamo nella stagione di rinnovo dei Consigli pastorali e, soprattutto per persone adulte, la domanda è: «Perché stavolta dovrebbe funzionare?». Provo a descrivere quali potrebbero essere alcuni indicatori per la vita di un Consiglio pastorale, affinché la profezia chiesta alla Chiesa tutta e quindi anche alla singola comunità possa avverarsi.

Il primo indicatore è il tempo. Un Consiglio pastorale funziona se chi vi partecipa riconosce che ci vuole tempo per questo ruolo, tempo di riflessione, di ascolto, di preghiera, quindi tempo oltre quello che richiede il calendario delle sedute.

Il secondo indicatore è la conoscenza e familiarità tra i consiglieri. Il Consiglio pastorale è un luogo dove alcune persone si ritrovano per parlare e decidere per una comunità. Si capiscono? Si rispettano? Si vogliono bene?

Il terzo è il metodo di lavoro, ciò che ci mette tutti sullo stesso piano, con gli stessi strumenti a disposizione: questo facilità l’incontro tra persone differenti che non devono convincere della bontà del loro pensiero, ma contribuire a un passo in avanti riconoscibile e condivisibile.

Il quarto indicatore riguarda la scelta dei contenuti. In una fase storica di “cambiamento d’epoca” la scelta dei contenuti dice lo sguardo con cui guardiamo la realtà. Di cosa si deve occupare oggi una comunità cristiana? I temi, per esempio, non possono non riguardare l’evangelizzazione in una cultura secolarizzata.

Il quinto indicatore riguarda la comunicazione al resto della comunità. Sarà necessario moltiplicare le forme di comunicazione di quanto si sta facendo, cercando di riportare un clima di discussione seria, serena, responsabile e di condivisione tra preti e laici.

Oggi un Consiglio pastorale è un organismo quanto mai necessario, per la complessità che stiamo vivendo, per la fase di transizione di cui non conosciamo l’approdo, per il cambiamento di posizione della comunità cristiana nella società.

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