Alberto Minoia, responsabile del settore internazionale, in viaggio tra Iraq e Libano per impostare interventi in ambito umanitario, educativo e sanitario
di Luisa BOVE
Dopo la missione in Iraq del cardinale Scola, che ha visitato un campo profughi a Erbil, in partenza è Alberto Minoia, responsabile del settore internazionale di Caritas ambrosiana per i progetti in Medio Oriente: arriverà questa sera e si tratterrà per alcuni giorni. Martedì 30 giugno, infatti, è in programma un partner meeting organizzato da Caritas Iraq a cui parteciperanno tutti coloro che a diverso titolo hanno già operato e ora collaboreranno nelle regioni di Erbil e Dohuk. «Si farà il punto della situazione e si studieranno le prospettive – dice Minoia -, anche se è difficile immagine il futuro, perché il conflitto è evidente e in qualsiasi momento possono cambiare le sorti di alcune zone, villaggi e regioni. In meglio o in peggio».
I bisogni e le richieste di aiuto sono tante, viste la condizioni precarie della popolazione e la situazione drammatica in cui vive, ma tutto non si può fare: occorre quindi individuare alcuni ambiti di intervento. «L’ipotesi è di mettere a punto un programma e di individuare tre ambiti – puntualizza Minoia -: uno più strettamente umanitario, dove Caritas e altri partner potranno acquistare, grazie a fondi messi a disposizione, sia kit di aiuto con alimentari e non, sia generatori per la corrente elettrica». I generatori consentirebbero l’installazione di condizionatori per le persone che vivono nei campi, in particolare per bambini e anziani, più esposti a livello sanitario: «Nei giorni scorsi la temperatura ha superato i 45 gradi e le previsioni non cambiano», precisa Minoia.
Il secondo intervento possibile è educativo. «L’idea è di aiutare bambini, adolescenti e giovani affinché a settembre possano iniziare il nuovo anno scolastico». Chi è scappato da Mosul, ma anche chi è arrivato da altre zone di guerra e gli stessi siriani fuggiti dal Kurdistan non riescono a frequentare regolarmente le lezioni. «Sono generazioni a rischio – dice Minoia -. Per questo, attraverso edifici, parrocchie o altre strutture vogliamo realizzare scuole, dalle primarie alle superiori, così da non perdere altri anni di studio, seppure tra precarietà ed essenzialità. L’ipotesi è di sostenere anche gli stipendi dei docenti, perché tra le persone fuggite ci sono figure competenti ed è bello valorizzarle».
Anche in ambito sanitario le richieste sono tante, da parte di Caritas Iraq e del Vescovo di Erbil. Ora lo scopo è di avere strutture, anche piccole, ambulatori o presidi per curare le persone, perché le condizioni igienico-sanitarie e climatiche le rendono facilmente esposte a malattie. Ogni intervento sarà coordinato da Caritas Iraq, che lavorerà in rete con altri enti, ong e realtà già attive sul territorio. «Collaboreremo con Caritas Iraq, forti dell’esperienza consolidata con Caritas Libano – spiega Minoia, che nei prossimi giorni si sposterà a Beirut -. Da tempo in Libano operiamo a favore dei rifugiati, siriani e palestinesi che scappano dalla guerra e assistiamo famiglie cristiane a livello scolastico, sanitario e umanitario».