Il Patriarca libanese di Antiochia dei Maroniti: «Dove c’è guerra paghiamo con la vita o siamo costretti a fuggire. Eppure abbiamo trasmesso valori morali e spirituali, di democrazia, di rispetto dei diritti dell’uomo, di libertà»
di Annamaria BRACCINI
Un viaggio per portare solidarietà, amicizia, la vicinanza della Chiesa di Milano. È quello che da martedì 16 a sabato 20 giugno compirà il cardinale Angelo Scola, recandosi prima in Libano e poi in Iraq, rispondendo a due inviti arrivatigli rispettivamente dal patriarca libanese di Antiochia dei Maroniti, il cardinale Béchara Boutros Raï, e dal patriarca di Babilonia dei Caldei Louis Raphaël I Sako.
Il Cardinale interverrà ai lavori del Sinodo dei vescovi libanesi sulla presenza cristiana in Libano e Medio-Oriente e sul tema della famiglia, mentre il 19 giugno sarà nel campo profughi di Erbil, capitale del Kurdisthan iracheno. Scola qui porterà la concreta solidarietà della Chiesa ambrosiana, che con Caritas ha attivato una raccolta fondi straordinaria per i cristiani perseguitati in Iraq e per sostenere le molte migliaia di profughi, la cui situazione sempre più difficile è sotto gli occhi del mondo. Basti pensare, come denuncia monsignor Bashar Warda, vescovo di Erbil, che nel 2014 ben 125 mila cristiani sono stati costretti dalla sanguinosa avanzata dell’Isis a lasciare tutto, pur di non rinunciare alla loro fede.
E certo la persecuzione e il martirio dei cristiani, sono temi affrontati anche dal Sinodo maronita, nel quale l’Arcivescovo, come ha detto, porterà «la valutazione che diamo, come Occidente, di quello che sta succedendo e che peso abbia per noi in Europa». Inoltre, egli incontrerà anche gli operatori familiari, in una logica «di scambio di comunione tra le Chiese».
Chiese che non possono non interrogarsi, come espresso più volte dal cardinale Béchara Raï, a Milano nel novembre scorso per presiedere la Divina liturgia in occasione dell’inaugurazione del Servizio pastorale per la Comunità maronita libanese in città: «Le vere religioni non possono predicare odio e divisione: sono, al contrario, fattori di convivialità e comunione, portatrici di valori spirituali e sociali. Quello di cui soffriamo oggi riguarda la politica, che è divenuta immorale. In Medio Oriente stiamo, purtroppo, subendo tale politica inumana. Pensiamo per esempio alla Siria: dieci milioni di abitanti di quel Paese scacciati dalle loro case non dicono nulla alla comunità internazionale?».
Anche riguardo il rapporto tra cristiani e musulmani in Medio Oriente, il Patriarca maronita è stato sempre chiaro, così come sulla necessità di un dialogo tra gli uomini di religione. «Il problema è all’interno dell’Islam, tra Stati sunniti e sciiti, tra moderati – che sono la grande maggioranza e con cui non abbiamo mai avuto problemi – e fondamentalisti. I cristiani sono le vittime innocenti di questa situazione, perché laddove c’è guerra, noi paghiamo anche con la vita o siamo costretti a fuggire». Un grido di denuncia che si fa di dolore, nell’appello a ripensare alla grande storia del Medio Oriente e, segnatamente, di terre come il Libano, incrocio da millenni di popoli e religioni: «I musulmani mediorientali sono molto differenti da quelli di altri Paesi islamici, perché nella nostra area i cristiani hanno trasmesso valori morali e spirituali, di democrazia, di rispetto dei diritti dell’uomo, di libertà. Non a caso il Califfato è condannato da tutti i musulmani».