Una nuova, grande rassegna si aprirà nei Chiostri di Sant'Eustorgio con le opere di uno dei maestri della fotografia del Ventesimo secolo. Tra divi del cinema, reportages dal mondo e i ritratti di uomini e donne che hanno fatto la storia del nostro recente passato.
di Luca
Frigerio
Una coppia si abbraccia al Trocadéro a Parigi, con la Tour Eiffel che si staglia sullo sfondo. Piove e l’atmosfera è cupa, grigia, mentre il vento è così impetuoso da rovesciare gli ombrelli e un passante spicca un salto per evitare una pozzanghera, come un passo di danza. Ma i due innamorati neanche se ne accorgono, stretti l’uno all’altra, perduti come sono nel loro mondo. Si tratta di un’immagine «costruita» o di uno scatto colto al volo? Forse non lo sapremo mai con certezza, ma in fondo conta poco. Quel che conta davvero, infatti, sono l’emozione e la bellezza emanate da questa foto, tra le più celebri di Elliott Erwitt, uno dei grandi maestri della fotografia del Novecento.
In questi ultimi anni il Museo diocesano di Milano è diventato un punto di riferimento per le rassegne dedicate ai protagonisti dell’arte fotografica. E la prossima mostra in programma per l’estate certo non deluderà le aspettative. La nuova esposizione, infatti, è dedicata proprio a Erwitt, fotografo americano, classe 1928, che ha ritratto la vita, nei suoi eventi storici, sui volti delle celebrità, ma anche con reportage di strada, tra la gente «qualunque», in giro per il mondo, spesso con sguardo ironico, sempre con un’intima partecipazione, realizzando curiosi servizi insieme a immagini che oggi consideriamo veri «simboli» del nostro tempo e della nostra società.
Nei Chiostri di Sant’Eustorgio, così, dal prossimo 27 maggio, sarà presentata una selezione di cento fotografie di Elliott Erwitt, a ripercorrere tutta la carriera di questo vitale novantaquattrenne, attraverso molti dei suoi scatti più famosi, in un iconico bianco e nero, ma anche con tante immagini poco note, perfino «inedite» per Milano, che rivelano i diversi interessi e le molte piste di ricerca di un instancabile indagatore dell’animo umano.
Il legame fra Erwitt e Milano, del resto, è profondo. Elliott, infatti, è nato a Parigi nel 1928, da genitori ebrei di origine russa. Ma la sua infanzia l’ha trascorsa proprio nel capoluogo lombardo, del quale ha ancor oggi un ricordo assai vivo: dall’Italia è poi dovuto fuggire nel 1939, a causa delle leggi razziali fasciste. La sua famiglia si è quindi stabilita a Los Angeles, e lui ha trascorso l’adolescenza tra i set cinematografici di Hollywood, mentre studiava cinema e fotografia.
Anche il servizio militare, che ha svolto in Europa nell’immediato dopoguerra, ha rappresentato per Erwitt una grande occasione di crescita e di formazione, in campo artistico e specialmente fotografico. Così come l’incontro, a New York, di alcuni tra i migliori fotografi di quegli anni, che comprendono subito il talento di questo giovane e gli affidano lavori e progetti. Lo stesso Robert Capa, ad esempio, nel 1953 lo invita, ad appena 25 anni, a entrare a far parte della Magnum Photo da lui stesso fondata: agenzia destinata a diventare leader nel settore del fotogiornalismo, che proprio Elliott guiderà alla fine degli anni Sessanta.
Per la sua conoscenza del mondo hollywoodiano, Erwitt diventa ben presto il fotografo degli attori e delle dive. Con ritratti, tuttavia, ben diversi da quelli «patinati» e promozionali che affollano le pagine dei rotocalchi. I suoi, infatti, sono scatti che rivelano soprattutto il «dietro le quinte», ovvero l’uomo e la donna nel loro quotidiano e nella loro semplicità, oltre la «maschera» della celebrità. Ne sono un esempio eclatante gli scatti che immortalano Marilyn Monroe, che la mostrano in tutta la sua bellezza, ancora più «luminosa», proprio perché più intima e vera.
Insomma, lo sguardo di Elliott Erwitt ha sempre rivelato una buona dose di ironia e di originalità. Al punto che il fotografo americano ha realizzato alcuni servizi nei quali i protagonisti sono gli animali domestici, nel rapporto con i loro padroni e in relazione con l’ambiente urbano, con esiti perfino umoristici. Elliot, del resto, ha sempre ribadito l’intenzione di voler divertire coloro che osservano le sue immagini: «Far ridere è una delle cose più difficili: per questo mi piace», ha ricordato in più occasioni.
Ma al di là di queste immagini simpatiche e «leggere», Erwitt resta il fotografo dei grandi reportage, che hanno immortalato i grandi momenti della storia. Come i suoi scatti di Nixon, di Kruscev o di Che Guevara. E soprattutto del presidente John Fitzgerald Kennedy, del quale era ammiratore e amico, e del quale riprenderà i funerali, con immagini così toccanti da essere ormai entrate nell’immaginario collettivo.