Si tratta di una splendida terracotta policroma donata alle collezioni della Diocesi, databile al XVII secolo e realizzata probabilmente in ambito emiliano.

di Luca FRIGERIO

Natività Museo Diocesano

Natale è arrivato con qualche giorno d’anticipo, nei chiostri di Sant’Eustorgio a Milano. Grazie alla generosità di un donatore, infatti, le collezioni del Museo Diocesano oggi si sono arricchite di una nuova, deliziosa opera d’arte: una Natività in terracotta dipinta, databile al XVII secolo e realizzata presumibilmente in una bottega dell’Italia settentrionale, da oggi esposta alla pubblica visione nelle sale dell’ex convento domenicano.

L’altorilievo, inedito, è ancora in fase di studio, ma un attento restauro ha già rivelato tutta la brillantezza della policromia originaria, oltre a dettagli plastici prima perfino insospettabili. Si tratta di un’opera destinata alla devozione privata, forse domestica (nonostante le dimensioni non siano modeste, misurando circa un metro di base), e presenta caratteri tipici di una cultura per così dire “popolare”, basata, cioè, sulla ricerca di una vivace espressività, di un acceso dinamismo, di un coinvolgimento emotivo dello spettatore. Come a voler rendere partecipe chi guarda, insomma, di quell’evento lieto e straordinario della venuta al mondo del Salvatore, il Dio fattosi uomo per amore.

Al centro, adagiato nella mangiatoia, è posto il Bambino Gesù, che paffuto e sorridente si volge verso la Madre, alzando la manina in un gesto che pare più allocutorio o di saluto che benedicente. Anche Maria sorride, contemplando con serena felicità quel prodigio che tramite lei si è compiuto, le mani giunte nel riconoscimento della divina maestà in quel tenero infante.

Attorno a loro una piccola folla di angeli in adorazione: putti, cherubini e atletici serafini che per una volta si prendono la “scena” tutta intera, non semplice “contorno” alla Natività. È come se l’anonimo artista abbia voluto rappresentare il momento immediatamente precedente l’annuncio ai pastori, con le schiere angeliche festanti che cullano di amorevoli sguardi il Bambinello, ancora per qualche istante tutto per loro, in un frullar d’ali, in uno svolazzare di vesti, nell’omaggio plaudente di rose e fiori. E il buon Giuseppe assiste stupito a tanta meraviglia, lo sguardo levato al cielo, la bocca aperta di chi rimane senza fiato e senza parole, le mani agitate che non sanno bene dove indicare né cosa afferrare…

Il modellato delle figure in primo piano, cioè Maria e gli angeli sulla destra, è di notevole qualità. Più incerta la resa dei personaggi sullo sfondo, come se l’artista, insomma, si sia trovato maggiormente a proprio agio con la modellazione a tutto tondo. Pur trovando ispirazione direttamente nel linguaggio pittorico, più che nei coevi esempi scultorei. La costruzione della scena per ampie curve, la flessuosità e la morbidezza dell’immagine nel suo insieme potrebbero infatti rimandare al linguaggio figurativo emiliano, ipotizzano gli esperti, e in particolare a una ripresa dello stile del Correggio.

Rimanendo nell’ambito artistico dell’Emilia, a chi scrive queste righe pare di scorgere una certa assonanza fra questa Natività in terracotta e la pala con l’Adorazione dei pastori dipinta da Guido Reni attorno al 1640, oggi alla Certosa di San Martino a Napoli, considerata una delle ultime opere autografe del maestro bolognese. Simile, in particolare, è la figura di Maria, la presenza di angeli “piccoli” e “grandi”, la posizione “defilata” di Giuseppe, l’ambientazione della scena fra rovine, nonché una certa “atmosfera” generale…

Una suggestione scaturitaci, probabilmente, dal fatto che lo stesso Museo Diocesano di Milano possiede uno straordinario capolavoro di Guido Reni, quel San Giuseppe col Bambino che in questo periodo natalizio non si può non tornare a contemplare.

Il Museo Diocesano di Milano
(corso di Porta Ticinese, 95),
è aperto da martedì a domenica,
dalle 10 alle 18.
Per informazioni,
tel. 02.89420019
www.museodiocesano.it

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