Un'eccezionale esposizione a Palazzo Reale nell'ambito delle celebrazioni per il quinto centenario della morte di Leonardo da Vinci. In anteprima italiana anche il video "Tableua vivant" di Armondo Linus Acosta dedicato al capolavoro vinciano.

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di Luca FRIGERIO

Non è una “moda” di oggi, l’interesse per il Cenacolo di Leonardo. Da sempre, infatti, il capolavoro vinciano nel refettorio milanese di Santa Maria delle Grazie ha suscitato ammirazione ed entusiasmo. I contemporanei stessi del genio toscano erano ben consapevoli di trovarsi di fronte a un’opera straordinaria, motivo per cui quest’“Ultima Cena” fu subito copiata e replicata in moltissime versioni, così da essere diffusa in ogni parte d’Europa.

Quella oggi esposta a Palazzo Reale a Milano, tuttavia, non è una delle tante copie del Cenacolo. Arriva dai Musei Vaticani e si tratta di un pezzo assolutamente unico nel suo genere: un magnifico arazzo antico che riproduce fedelmente le figure del dipinto di Leonardo (lo sfondo, invece, appare diverso rispetto alle Grazie), a cominciare dalle proporzioni (misura infatti oltre nove metri di lunghezza per cinque d’altezza, cioè come l’originale). Un manufatto di eccezionale valore, pazientemente e integralmente restaurato nei mesi scorsi proprio per iniziativa del Comune di Milano, che ora, dopo un tour ad Amboise sulla tomba del maestro di Vinci, resterà in mostra nel capoluogo lombardo fino al prossimo 17 novembre a ingresso gratuito (orari e informazioni su www.palazzorealemilano.it).

L’imponente arazzo, che a lungo venne usato in San Pietro per le cerimonie della Settima Santa, è documentato a partire dal 1533, quando fu donato a papa Clemente VII dal re di Francia, Francesco I, in occasione delle nozze di suo figlio Enrico con Caterina de’ Medici, ovvero la nipote del pontefice stesso. Già le cronache dell’epoca, descrivendo l’evento e riferendosi a questo munifico regalo, parlano di una «tappezzeria che è la più ricca e la migliore che si sia mai vista», «tessuta d’oro, d’argento e di seta fine dai colori delicati», con dei «personaggi che sembrano vivi», «così bella e sontuosa che non si smetterebbe mai di contemplarla».

La qualità altissima e lo stile della manifattura sono riferibili a una produzione fiamminga, concentrandosi proprio tra Anversa e Bruxelles le migliori arazzerie del XVI secolo. Più difficile, invece, è individuare l’autore dei disegni che riprendono il Cenacolo vinciano. Il restauro dell’opera, però, ha permesso di acquisire nuovi elementi, aprendo inedite piste di ricerca. Si è “scoperto”, ad esempio, che lo stemma del re di Francia presente sull’arazzo riporta il cordone dell’Ordine di San Michele secondo una tipologia adottata nel 1516. Allo stesso modo, si è appurato che il monogramma reale accanto alla “F” di Francesco I presenta anche la “C” che rimanda a sua moglie Claudia, morta nel 1524 a soli 25 anni. E anche la presenza dell’emblema di Luisa di Savoia, madre di Francesco I, deceduta nel 1531, situa il manufatto in quel particolare contesto storico.

Indizi, insomma, che collocherebbero la realizzazione dell’arazzo proprio negli anni in cui Leonardo si era ritirato a Cloux, nella valle della Loira, ospitato e protetto dallo stesso Francesco I. Da qui la suggestione che il disegno preparatorio che ha portato alla creazione di questa mirabile tessitura possa essere stato eseguito da un allievo di Leonardo sotto la diretta supervisione del maestro. Un omaggio, allora, quanto mai emozionante e significativo per questo quinto centenario della morte di Leonardo che si sta celebrando in tutto il mondo, e in particolar modo proprio nella “sua” Milano.

Accanto all’arazzo vaticano la mostra a Palazzo Reale, curata da Pietro Marani, uno dei massimi esperti leonardiani, presenta altri due magnifici arazzi del ciclo dei mesi del Bramantino, che fanno parte delle collezioni civiche milanesi, per un confronto di grande interesse tra opere coeve, oltre a medaglie, bassorilievi e incisioni che illustrano le vicende storiche e il gusto artistico della corte francese al tempo di Francesco I.

Nel percorso espositivo, inoltre, in anteprima per l’Italia si potrà vedere il video «L’Ultima Cena: tableau vivant», creato e diretto dal regista statunitense Armondo Linus Acosta (classe 1938), con i Premi Oscar Vittorio Storaro, direttore della fotografia, e Dante Ferretti, per la scenografia. Un lavoro poetico e profondo, che, appare come il culmine di un’intensa vita professionale impegnata per l’arte e nella ricerca della bellezza, realizzato, come afferma Acosta stesso, per «offrire la possibilità di meditare sui dettagli divini di quello straordinario capolavoro mistico di Leonardo da Vinci che è il Cenacolo».

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