Dall’8 al 10 aprile il Circus - Theatre Elysium di Kiev protagonista agli Arcimboldi con «Alice in Wonderland». Il direttore artistico: «Nessuno può rubare la libertà. Esibirci è il nostro miglior modo di contribuire alla causa. E chi viene a vederci ci è di sostegno»
di Ylenia
Spinelli
La gara di solidarietà dei teatri italiani per il Circus – Theatre Elysium di Kiev passa anche da Milano. Da venerdì 8 a domenica 10 aprile, infatti, la compagnia ucraina di acrobati, ginnasti e ballerini porterà sul palcoscenico degli Arcimboldi Alice in Wonderland, spettacolare versione circense del capolavoro di Lewis Carroll del 1865. In questo modo gli artisti potranno restare al sicuro in Italia, proseguendo la tournée iniziata l’8 febbraio scorso, poco prima che nel loro Paese scoppiasse la guerra con la Russia.
Alice, il Cappellaio Matto, il Bianco Coniglio e la Regina Nera appariranno, insieme agli altri personaggi del romanzo, sullo sfondo di straordinarie scene in 3D, grazie ai giovanissimi acrobati-danzatori della compagnia, che si esibiranno per raccontare in musica una favola da sogno, pur con nel cuore la triste realtà della guerra: «Andiamo in scena, nonostante le nostre famiglie stiano fuggendo dai bombardamenti, per raccontare chi siamo, la nostra cultura», spiega il direttore artistico Oleksandr Sacharov.
Dove eravate quando è scoppiata la guerra?
Tutto è cominciato il 24 febbraio, all’incirca alle 5 del mattino (ora di Kiev). Il nostro gruppo era a Bologna quella notte e dovevamo trasferirci a Belluno. Durante il viaggio nessuno ha parlato sul bus, come fosse notte. Ma nessuno dormiva, ciascuno cercava notizie e contatti con i propri parenti. Anche io ero lontano da mia moglie, mio fratello e i miei parenti, che mi chiamavano e scrivevano. Il giorno dopo ci siamo esibiti ugualmente a Belluno. Io penso che sia stato lo spettacolo più difficile della nostra vita. I posti in teatro erano tutti esauriti e dopo lo show il pubblico si è alzato in piedi per ringraziarci. È stato un immenso aiuto per noi e tutti ci siamo messi a piangere. Inoltre il teatro, in segno di solidarietà, aveva messo la bandiera ucraina all’entrata.
Quando avete lasciato Kiev c’erano già venti di guerra?
Quando abbiamo lasciato il nostro Paese si parlava solo di un avvicinamento, sempre più sistematico, al confine ucraino di truppe russe, ma nessuno poteva immaginare che un giorno sarebbe veramente scoppiata la guerra.
Gli artisti riescono a esibirsi nonostante le brutte notizie che arrivano dall’Ucraina?
Sì, si sono sempre esibiti, dobbiamo farlo. Questo è il nostro modo di contribuire alla causa e la miglior cosa che possiamo fare ora. Quando tu vai sul palco ti devi astrarre dalla realtà che c’è fuori ed esibirti con ancora più forza di quanto non abbia mai fatto prima. Questo nonostante gli uomini di alcune nostre ballerine stiano combattendo per l’Ucraina. Sono tutti vivi e per ora anche le nostre case non sono state danneggiate, grazie a Dio.
Fino a quando sono stati programmati i vostri spettacoli in Italia?
Al momento il nostro tour finisce il 6 maggio a Pistoia, ma saremmo molto contenti se potesse continuare. Gli italiani ci hanno accolto con calore e per questo li ringraziamo; il fatto che le persone vengano a vedere lo spettacolo è il miglior sostegno che possiamo avere.
Siete riusciti a portare in Italia le vostre famiglie?
Al momento una decina di famiglie dei nostri artisti sono già in Italia, molti sono in Emilia Romagna, il governo di quella regione ci ha dato grande aiuto così come la Lombardia. Molti teatri ci stanno aiutando a sostenere il nostro Paese e i nostri artisti spediscono soldi ai lori parenti in Ucraina per comprare cibo, medicine e altro.
Grazie ai vostri spettacoli riuscite a far conoscere la vostra cultura?
Nei nostri spettacoli non riproduciamo qualcosa di strettamente legato al nostro Paese. Tuttavia, avendo tutti noi studiato in scuole ucraine con insegnanti ucraini, trasferiamo al pubblico italiano la nostra lunga tradizione nel campo della danza e dell’arte circense.
Portate in scena Alice nel paese delle meraviglie anche se lo scenario mondiale, tra guerra e pandemia, tende a rubare la libertà di sognare…
Nessuno mai può rubare la libertà. Le persone vivono per essere libere e non è una questione di regole o leggi, è una cosa insita nell’essere e nell’animo umano.