La città bergamasca, appartenente alla Diocesi di Milano, è in festa per l’importante ricorrenza del miracolo, avvenuto in un momento particolarmente difficile per la comunità. Memorie che si conservano nello splendido santuario, oggi interamente restaurato. Il 27 e il 28 Messe con l'Arcivescovo
di Luca
Frigerio
Foto di Tino Belloli
Nonostante questo tempo di pandemia, il santuario della Madonna delle Lacrime di Treviglio oggi può festeggiare l’anniversario del quinto centenario del miracolo in pieno splendore. Per quattro anni, infatti, il sacro edificio è stato oggetto di un vasto e impegnativo restauro, che ha interessato ogni parte del sacro edificio, all’esterno e all’interno, dalla facciata alla cripta, dagli affreschi ai mosaici, con nuovi impianti di riscaldamento e di illuminazione. Un intervento costato quasi quattro milioni di euro, interamente sostenuto dalla locale comunità parrocchiale.
28 febbraio 1522
Il prodigio di cui il tempio trevigliese è memoria, infatti, accadde durante le lotte che dilaniavano il ducato di Milano, conteso tra francesi e spagnoli. Gli abitanti della zona, stanchi ormai degli scontri che straziavano le campagne, rassicurati forse dalle promesse di aiuto degli ufficiali sforzeschi, osarono rifiutare accoglienza e viveri alle truppe del maresciallo di Francesco I, Odet de Foix, signore di Lautrec, definito dai contemporanei «più duro del diamante, più feroce di un leone».
Irascibile e vendicativo, il Lautrec promise allora una punizione esemplare: il borgo bergamasco, ambrosiano di rito, sarebbe stato saccheggiato e distrutto; la popolazione dispersa, quale ammonimento per altre ed eventuali ribellioni. Avutane notizia, la gente di Treviglio precipitò nella disperazione. A nulla valsero le ambasciate, le scuse, le offerte. Così che i fanti e i cavalieri d’Oltralpe, all’alba del 28 febbraio 1522, già si disponevano ad assaltare la città, in un silenzio irreale, rotto soltanto dai pianti delle donne e dalle preghiere che si alzavano ferventi in ogni chiesa.
Il miracolo delle lacrime
Ma dal convento delle Agostiniane ecco un urlo improvviso: «Miracolo! Miracolo!». Un’antica immagine della Vergine Maria, dipinta sul muro esterno della cappella delle religiose, aveva infatti cominciato a lacrimare, improvvisamente, copiosamente. La notizia del prodigio si sparse in un attimo per i rioni trevigliesi, fino alle orecchie dello stesso Odet de Foix, che, da soldato pratico qual era, volle verificare di persona l’accaduto.
Ma quando fu davanti a quell’icona mariana, il condottiero francese, sconcertato e allibito, non poté far altro che gettarsi in ginocchio, e porgere alla Madonna piangente la sua spada e il suo elmo, in segno di pace e sottomissione. Armi che, a distanza di cinque secoli, sono ancor oggi custoditi ai piedi di quella miracolosa effigie.
Il santuario voluto dai Borromeo
Fu san Carlo, sessant’anni più tardi, a riconoscere l’eccezionalità di quel segno divino qui manifestatosi, disponendo la costruzione di un nuovo santuario. Nel 1619 il tempio accoglieva così la venerata immagine di Maria Santissima, con la benedizione del cardinal Federico Borromeo (che, secondo un’ipotesi piuttosto fondata, proprio qui e in quell’occasione ebbe modo di incontrare e convertire l’Innominato di manzoniana memoria, ovvero il famigerato Bernardino Visconti, conte di Brignano).
Agli inizi del Settecento venne realizzata la facciata, mentre i genovesi Gianluca e Carlo Molinari, padre e figlio, posero mano a scenografici affreschi che illustrano per immagini la miracolosa vicenda. Altre tele di qualità sono poste sulle pareti e sulle cappelle, attribuite a maestri come Camillo Procaccini, Giovanni Stefano Doneda detto il Montalto e Bernardino Galliari.
L’ampliamento moderno
L’ampliamento del santuario fu deciso nell’ultimo scorcio del XIX secolo, sulla base di un progetto firmato da Cesare Nava, architetto e uomo politico di primo piano nell’Italia postunitaria, all’epoca stretto collaboratore, anche per le questioni sociali, del beato cardinal Ferrari. La decorazione fu quindi affidata a Gaetano Cresseri, che operò nel nuovo presbiterio, e poi, negli anni Trenta, a Giovanni Bevilacqua, che affrescò la grandiosa cupola.
Uno degli ultimi interventi, nel 1957, fu quello di Trento Longaretti nella cripta, dove l’indimenticato artista trevigliese realizzò le due vetrate e i mosaici in stile veneziano. Ma questo ambiente era da tempo inagibile e la sua restituzione alla pubblica fruizione, grazie agli odierni restauri, costituisce una sorpresa anche per molti fedeli che sono soliti frequentare il santuario della Madonna delle Lacrime, autentico cuore della vita religiosa, ma anche sociale, della comunità di Treviglio.