A Palazzo Reale a Milano, un affascinante viaggio nella pittura veneta del XVI secolo alla scoperta di novità epocali, attorno ai capolavori del maestro cadorino, da Bellini a Lotto, da Giorgione a Tintoretto.
di Luca FRIGERIO
Per essere pittori, sosteneva Tiziano, è sufficiente conoscere tre colori: il bianco, il rosso e il nero, «e averli in man». Un aforisma che sintetizza, com’è noto, la concezione stessa della pittura secondo il grande maestro veneziano del Cinquecento, letta dai contemporanei e dai posteri soprattutto in antitesi a quel «primato del disegno» celebrato, nello stesso periodo, da un altro gigante dell’arte, Michelangelo. Eppure proprio la tavolozza del Vecellio, restando nella metafora, dimostra una predilezione particolare anche per un altro colore: il verde.
Sì, il “verde” dei suoi paesaggi, così spesso assurti a protagonisti nei suoi quadri, insieme o nonostante i soggetti per così dire “principali”. Il verde di una natura rigogliosa e procace, ma a volte anche minacciosa e altera. Il verde come espressione di un mondo creato per divina volontà, e affidato all’uomo perchè se ne serva e ne abbia cura. In ogni caso, un verde che nel pittore nato in Cadore e che ha attraversato tutto il XVI secolo in Laguna (con una vita di un’intensità senza precedenti), si carica di volta in volta di toni di sorprendente realismo come di accenti di pura poesia, ora espressivi, ora simbolici, ora romantici. E spesso tutti insieme nella stessa opera. O, meglio ancora, perfino nella medesima pennellata.
È in questo senso, probabilmente, che Tiziano viene considerato l’“inventore” del paesaggio moderno in pittura. Una parola – paesaggio, appunto – che dietro l’apparente semplicità del termine nasconde una complessità semantica e una stratificazione lessicale elaborata nei secoli, per arrivare nel Cinquecento ad una nuova consapevolezza dell’ambiente naturale. Così che, non certo a caso, questa definizione di “paesaggio” nella sua accezione moderna compare per la prima volta, per quanto è a noi oggi noto, proprio in uno scritto di Tiziano, in una celebre lettera, cioè, che l’artista indirizzò nel 1522 all’imperatore Filippo II…
Di tutto questo, e di molto altro ancora, dà conto la mostra allestita a Milano nelle sale di Palazzo Reale, curata da Mauro Lucco, che propone appunto un percorso attorno e “dentro” Tiziano, alla ricerca di quegli elementi e quegli indizi, talora accennati, il più delle volte clamorosi, che dichiarano la svolta paesaggistica nella pittura veneta del XVI secolo. Un itinerario composto da una cinquantina di opere provenienti da alcuni dei maggiori musei americani, europei ed italiani, ma che valorizza anche diversi capolavori, a volte meno noti di quanto meriterebbero, conservati proprio nelle collezioni milanesi, con l’Ambrosiana in testa (“sua” la mirabile Sacra Famiglia di Bonifacio Veronese, da vedere e rivedere anche a mostra conclusa!).
Una bella rassegna, insomma, ma che necessita almeno di un’avvertenza, per evitare possibili delusioni. E cioè che l’esposizione milanese, come del resto si sarà capito, parte appunto da Tiziano, dallo splendido capolavoro giovanile della Sacra conversazione della Fondazione Magnani Rocca, si sofferma quindi su altri lavori del maestro di Pieve di Cadore (folgorante, fra gli altri, la Nascita di Adone), ma poi spazia e s’allarga a precursori e seguaci, a compagni di viaggio ed epigoni, “coprendo” cioè l’intero arco del Cinquecento pittorico, secondo il magistero della scuola veneziana (ma senza tralasciare le influenze fiamminghe, ad esempio). Dalle intuizioni “pionieristiche”, anche in tema di paesaggio, di Giovanni Bellini e di Giorgione agli smaglianti colori di Andrea Previtali e di Palma il Vecchio; dalle inquietudini di Lorenzo Lotto alle visioni di Giovanni Cariani; fino a quel modernissimo cantore del quotidiano che è Jacopo Bassano. Non solo Tiziano, insomma.
E con sguardo da fanciulli, di quadro in quadro si poseranno gli occhi sui cieli tersi di primavera che fanno da corona alla Vergine e ai santi, alle colline nella luce del tramonto che accompagnano le Natività, ai boschi che incorniciano biblici episodi, ai deserti fertili di dettagli naturalistici in cui pregano anacoreti ed eremiti… In una lode al Creato, e al suo Creatore, che passa dalle foglie degli alberi, i più diversi, alle molteplici varietà di fiori e di frutti. Come grani dipinti di un continuo rosario.
Tiziano e la nascita del paesaggio moderno,
a Palazzo Reale a Milano (piazza Duomo)
fino a domenica 20 maggio,
lunedì dalle 14.30 alle 19.30
martedì, mercoledì, venerdì, domenica dalle 9.30 alle 19.30
giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30.
Ingresso 9 euro
(riduzioni per minori, anziani, scolaresche, gruppi).
Catalogo Gamm Giunti.
Info, tel. 199.757516
www.mostratiziano.it