La storica sede affacciata su via Monte Rosa è stata interamente restaurata e ora accoglie un centro di animazione e informazione per far conoscere le attività, passate e presenti, dei 450 missionari impegnati in tutto il mondo. Completamente rinnovato e riallestito, con installazioni multimediali, è anche il Museo Popoli e Culture. Inaugurazione domenica 15 settembre con l'arcivescovo di Milano.

Pime Museo 1

di Luca FRIGERIO

Il Pime guarda al futuro, ripartendo dalle proprie radici. Sembra soltanto un modo di dire, e invece è esattamente quello che sta accadendo a Milano, a pochi passi dal nuovo quartiere di City Life. La storica sede del Pontificio istituto missioni estere, un’elegante palazzina d’inizio Novecento affacciata su via Monte Rosa, è stata infatti interamente ristrutturata in questi mesi per diventare la nuova sede del centro missionario. Un polo di cultura, animazione e informazione che dal capoluogo lombardo si apre al mondo, facendosi collettore e cassa di risonanza delle esperienze e delle testimonianze dei 450 missionari dell’istituto che vivono il loro ministero in tutti i continenti, ad ogni latitudine. E che partirà dal prossimo 15 settembre, alla vigilia del mese missionario straordinario voluto da papa Francesco, con l’inaugurazione ufficiale presieduta dall’arcivescovo di Milano.

Cuore del nuovo Centro Pime è il piano seminterrato della casa-madre milanese, uno spazio di oltre mille metri quadri di superficie dove un tempo c’erano le cantine e che oggi invece è stato trasformato in un unico, suggestivo ambiente dove si svolgeranno le diverse attività culturali e commerciali, permanenti e temporanee. Il settore centrale, infatti, è destinato all’accoglienza dei visitatori, con installazioni multimediali che raccontano l’esperienza missionaria attraverso i volti e le voci dei protagonisti stessi, del presente come anche del passato. In una seconda parte, poi, è collocata una caffetteria letteraria e un’ampia libreria, con annessa una bottega per la vendita di prodotti del commercio equo e solidale e delle cooperative sociali. Una sala polivalente, inoltre, potrà ospitare incontri, mostre e laboratori didattici.

Un’intera ala, invece, accoglie l’amato e prestigioso Museo Popoli e Culture, per l’occasione completamente rinnovato, che attraverso una selezione di oltre duecento oggetti provenienti da tutto il mondo invita a scoprire l’arte, le tradizioni e le religioni delle culture extraeuropee. Fondato nel lontano 1910, con i manufatti portati in Italia dai missionari stessi (e poi via via sempre più arricchito da nuove collezioni, lasciti e donazioni che continuano ancor oggi), il museo, con questo nuovo allestimento, non ha perso nulla del fascino delle vecchie “camere delle meraviglie”, ma ora è stato pensato secondo i più moderni criteri museografici per offrire ai visitatori un’esperienza coinvolgente e accessibile a tutti, agli adulti come ai bambini, agli appassionati come ai semplici curiosi.

Il percorso espositivo, infatti, si sviluppa in sezioni tematiche (dalla vita quotidiana ai riti religiosi, dagli ornamenti agli strumenti musicali), con diverse postazioni multimediali che permettono di interagire con i reperti esposti. Ad esempio è possibile sfogliare virtualmente uno dei tesori più preziosi del museo, l’antico atlante realizzato nel Seicento dal missionario gesuita Martino Martini per far conoscere la Cina in Europa. Oppure, sempre virtualmente, si potranno vestire i panni di un funzionario imperiale cinese, scoprendo i significati simbolici delle decorazioni degli abiti attraverso un gioco di immagini proiettate su uno schermo. O ancora si potranno indossare, grazie ai più moderni sistemi di face-tracking, le diverse maschere tribali esposte proprio nelle vetrine del museo per… vedere l’effetto che fa!

Un’avventura entusiasmante, insomma. Ma anche un progetto impegnativo e ambizioso, per le forze messe in campo. «A qualcuno forse potrà sembrare strano che un istituto missionario spenda dei soldi per allestire un centro culturale e non in missione – spiega padre Mario Ghezzi, per vent’anni missionario in Cambogia e oggi direttore del Pime -. In realtà, come in Camerun servono pozzi, così anche a Milano oggi servono luoghi che parlino del mondo. E così come ci impegniamo perché i pozzi in Africa vengano scavati nel modo migliore, a Milano stiamo investendo in un centro che possa davvero valorizzare la sua proposta».

Per informazioni visitare il sito www.pimemilano.it . In particolare, notizie sulle collezioni e sulle modalità di visita del Museo Popoli e Culture su www.museopopolieculture.it

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