Come da previsione, giustamente la regista cinese-americana Chloé Zhao vince i premi più importanti alla 93ª edizione degli Academy Award. Nessun riconoscimento, invece, agli italiani in gara.
Come da previsione (e giustamente!) “Nomadland” della regista cinese-americana Chloé Zhao vince i premi più importanti alla 93ª edizione degli Academy Award, gli Oscar, a Los Angeles, nella notte tra il 25 e il 26 aprile. “Nomadland” che racconta gli ultimi della società, i nomadi che si spostano lungo il territorio a stelle e strisce in cerca di lavoro e di futuro, conquista il titolo di miglior film, regia – Chloé Zhao è la seconda donna nella storia a ottenere la statuetta per la categoria dopo Kathryn Bigelow nel 2010 con “The Hurt Locker” – e il riconoscimento per l’attrice protagonista (anche produttrice) Frances McDormand, davvero strepitosa.
Con “Nomadland” anche la McDormand entra nella storia, una delle pochissime tra attrici-attori ad avere tre premi Oscar all’attivo: il primo vinto con “Fargo” nel 1997 e il secondo con “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” nel 2018. È da ricordare che il cammino di “Nomadland” è partito dalla 77ª Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, dove ha conquistato il Leone d’oro.
Gli altri premi della serata. A sorpresa Anthony Hopkins vince come miglior attore per il dramma familiare “The Father” di Florian Zeller; a ben vedere i pronostici davano per favorito il compianto Chadwick Boseman per la sua ultima interpretazione in “Ma Rainey’s Black Bottom”. Il sempre inappuntabile Hopkins conquista dunque il secondo Oscar dopo quello vinto nel 1992 per “Il silenzio degli innocenti”.
Attori non protagonisti sono la sudcoreana Yoon Yeo-Jeong nel film rivelazione “Minari”, che batte la otto volte nominata Glenn Close (“Elegia americana”), e il britannico “Daniel Kaluuya” per “Judas and the Black Messiah”.
Niente da fare per l’Italia, in corsa con Laura Pausini per la miglior canzone “Io sì (Seen)” dal film “La vita davanti a sé” come pure per i costumi e il trucco di “Pinocchio” di Matteo Garrone: il brano che vince l’Oscar è “Fight for You” di Her dal film “Judas and the Black Messiah”, mentre costumi e trucco sono andati entrambi a “Ma Rainey’s Black Bottom”.
Miglior opera internazionale è “Un altro giro” del danese Thomas Vinterberg, il cartoon dell’anno è come previsto “Soul” di Pete Docter, al suo terzo premio dopo “Up” e “Inside Out”; l’animazione conquista anche la miglior colonna sonora.
Le statuette per i copioni. La miglior sceneggiatura originale è quella firmata dalla britannica Emerald Fennell per “Una donna promettente” (di cui la Fennell è anche regista), uno dei film rivelazione della stagione che mette a tema il dramma della violenza sulle donne. Miglior sceneggiatura non originale è quella di “The Father” scritta dallo stesso regista Zeller insieme a Christopher Hampton.
Tra i premi tecnici: il dieci volte nominato “Mank” porta a casa le statuette solo per fotografia e scenografia; montaggio e sonoro sono del film “Sound of Metal” di Darius Marder; infine, l’ingiustamente snobbato “Tenet” di Christopher Nolan conquista l’Oscar per gli effetti speciali.