L’8 maggio alle 20.45, a cinque anni dalla morte, all'Auditorium San Fedele anteprima nazionale del film-intervista di Marco Manzoni, in cui il grande regista racconta la sua visione dell’uomo, della vita e della fede
Lunedì 8 maggio, alle 20.45, presso l’Auditorium San Fedele di Milano (via Hoepli 3/B) si terrà l’anteprima nazionale del film-intervista Ermanno Olmi. Il primo sguardo di Marco Manzoni. Una appassionata conversazione in cui Olmi – grande regista e maestro di umanesimo – parla di cinema e vita e dei valori umani che hanno animato le sue opere: una testimonianza che parla all’uomo contemporaneo. L’evento è promosso da Fondazione Bpm, Fondazione Culturale Ambrosianeum, Fondazione Culturale San Fedele e Studio Oikos (vedi qui la locandina).
Il rapporto con Milano
Olmi, scomparso il 7 maggio 2018 (leggi qui), è considerato uno dei più significativi maestri del cinema contemporaneo. Nella sua lunga e prestigiosa carriera ha sviluppato un forte legame con Milano, a cui ha dedicato più di una produzione cinematografica. Solo per citarne alcune: il documentario Milano ’83, episodio della serie Capitali culturali d’Europa; il documentario Il pianeta che ci ospita, documentario ufficiale di Expo 2015; il docufilm Vedete, sono uno di voi, dedicato alla figura e all’opera del cardinale Carlo Maria Martini.
Un racconto di vita
La conversazione parte dalla crisi dell’uomo contemporaneo, che per Olmi non è solo economica ed ecologica, ma una crisi globale che investe anche il campo dei valori. Olmi esplicita una critica radicale agli eccessi del consumismo, alla dinamica dell’usa e getta di beni materiali che diventano sempre più rapidamente rifiuti e sprechi, con le inevitabili conseguenze sull’ambiente e sull’equilibrio ecologico e climatico del pianeta. A questo proposito Olmi ricorda che quando l’uomo prende consapevolezza di certe problematiche, in quel momento diventa responsabile di ciò che avviene.
Poi il suo racconto si dipana tra profonde riflessioni esistenziali e intense esperienze di vita. A partire dai suoi film più significativi – L’albero degli zoccoli, Cantando dietro i paraventi, La leggenda del santo bevitore, Centochiodi, Torneranno i prati – ecco i punti essenziali del suo racconto:
il fiume, spesso presente nelle sue opere, come metafora dell’esistenza umana;
la differenza tra gli intellettuali e i poeti che, come gli innamorati e i bambini, sono ancora in grado di vivere lo stupore e la meraviglia per la vita e per il mondo;
l’esperienza vissuta in cascina durante i bombardamenti aerei insieme alla nonna – considerata da Olmi la sua prima maestra – e alle zie che cantavano in coro la sera,
il canto come fosse una preghiera;
il ruolo, spesso significativo, di coincidenze misteriose nella preparazione dei suoi film, come sono stati i casi emblematici dell’Albero degli zoccoli e de La leggenda del santo bevitore;
il suo sentirsi un aspirante cristiano e l’insegnamento esistenziale, significativo anche per i non credenti, di Gesù e di Tolstoj;
la sua grande amicizia con Federico Fellini, che lo chiamava affettuosamente Ermannino e che, dopo aver visto il suo primo film Il tempo si è fermato, gli disse: «D’ora in poi siamo fratelli».
La conversazione, nel suo andamento, si fa sempre più intima e assume – in alcuni passaggi – il tono emotivo di una confessione interiore.
Il senso del lavoro
Si conclude tornando, in un ideale circolo, alla contemporaneità e, in particolare, al senso del lavoro – celebrato da Olmi nei suoi primi documentari per Edison e in film come Il posto – con particolare riferimento al lavoro artigianale, alternativo a quello meccanico e ripetitivo, e alle nuove generazioni chiamate oggi a un compito epocale per il futuro dell’umanità: riprendere un patto di amicizia con la Terra, il pianeta che ci ospita, come significativamente Olmi ha voluto intitolare il documentario realizzato per Expo 2015.