Così era la capitale dell'impero romano d'Occidente nel IV secolo: alla scoperta delle testimonianze archeologiche in città, fra musei, basiliche e palazzi.
di Luca FRIGERIO
In questi mesi si è molto parlato del cosiddetto Editto di Milano, che 1700 anni fa, nel 313, sanciva la libertà religiosa nei territori dell’impero romano. Diverse, infatti, sono state le occasioni di approfondimento di questo evento nodale della nostra storia, attraverso convegni, iniziative didattiche e la grande mostra che si è tenuta a Palazzo Reale fino al marzo scorso.
Può rivelarsi interessante, tuttavia, scoprire di persona quanto la città che fu capitale dell’impero d’Occidente fra il 286 e il 402 dopo Cristo ancora conserva di quella gloriosa pagina del suo passato, che coincise in parte anche con l’episcopato di Ambrogio. Quello archeologico, infatti, è un patrimonio forse non conosciuto come meriterebbe, sia perché non sempre facilmente accessibile, sia perché non particolarmente valorizzato fino a tempi recenti. Ma oggi, grazie a una nuova sensibilità nata proprio con quest’Anno Costantiniano, Milano si sta dotando di nuovi percorsi e di nuovi strumenti anche in questo settore, con il progetto – «Milano Archeologia per Expo 2015» – che vede l’Arcidiocesi in prima fila.
In questa pagina si propongono quindi alcune tappe per conoscere da vicino la Mediolanum del IV secolo, soprattutto nelle sue espressioni paleocristiane. Un itinerario nel cuore della città, da compiere facilmente anche a piedi o con i mezzi pubblici, guardando con occhio diverso luoghi e strade per altri versi assai familiari.
Fra paganesimo e cristianesimo
Per conoscere la Milano imperiale di Costantino è d’obbligo una visita al Civico Museo Archeologico di corso Magenta, dove sono conservati pregevoli manufatti del IV secolo.
Fra le molte opere esposte, appare di eccezionale rilevanza la cosiddetta Patera di Parabiago, dal luogo del suo ritrovamento. Si tratta di un piatto d’argento massiccio fuso e dorato, databile attorno al 360 e destinato a essere utilizzato per cerimonie sacre, con una complessa decorazione che celebra il trionfo di Cibele e di Attis alla presenza degli dei del Tempo e della Natura. Questo capolavoro di oreficeria, infatti, appare come un autentico manifesto ideologico a sostegno dei culti pagani di fronte al diffondersi inarrestabile della religione cristiana: un documento molto interessante, dunque, per comprendere gli “sviluppi” dell’epoca postcostantiniana.
Info per visite, tel. 02.86451456.
Il palazzo imperiale a San Giorgio
Nella chiesa di San Giorgio al Palazzo, situata lungo via Torino, a pochi passi dal Carrobbio, una lapide moderna ricorda come il celebre “Editto” sia stato elaborato da Licino e Costantino proprio in questo luogo, dove, come tramanda la toponomastica, sorgeva l’imponente palazzo imperiale.
La corte, infatti, si estendeva su un intero settore della città, fra Porta Vercellina e Porta Ticinese, delimitato dal circo e dagli assi viari principali: il cardo e il decumano. Un’area che doveva presentarsi come un insieme di edifici di varia destinazione (abitazioni, uffici ministeriali e presidi militari), sorti in differenti momenti.
All’interno dell’area palaziale esisteva un complesso termale, individuabile proprio presso la chiesa di San Giorgio al Palazzo. L’edificio rinvenuto in via Brisa, invece, i cui ampi resti sono ben visibili dalla strada, è oggi riconosciuto come un complesso di rappresentanza della corte stessa, costituito da una serie di ambienti absidati organizzati attorno a un vano circolare coperto a cupola
San Lorenzo, le colonne e i mosaici
Le colonne di San Lorenzo sono probabilmente l’evidenza archeologica di epoca romana più nota a Milano. Il colonnato è composto da 16 fusti con capitelli corinzi, provenienti forse da un tempio pagano del periodo imperiale, qui portati nel IV secolo a costituire l’atrio d’accesso di un vasto quadriportico antistante la basilica. Nella piazza è collocata una statua in bronzo dell’imperatore Costantino, copia di un originale romano conservato nella basilica di San Giovanni in Laterano.
Tutto il complesso basilicale di San Lorenzo appare come una straordinaria testimonianza dell’architettura paleocristiana, ma si segnala qui in particolar modo la cappella di Sant’Aquilino, forse in origine mausoleo imperiale, che presenta ancora cospicue tracce di rari mosaici del IV secolo con soggetti cristiani.
Duomo, il fonte dove fu battezzato Agostino
Dall’interno del Duomo, dopo essere scesi al livello del piano di calpestio del IV secolo (sotto il sagrato), ci si trova di fronte alla struttura del battistero di San Giovanni alle Fonti, nel quale la notte di Pasqua del 387 Ambrogio battezzò Agostino. Si tratta di un edificio ottagonale – numero che, secondo la stessa simbologia ambrosiana, indica la vita eterna – con un diametro esterno agli spigoli di circa 20 metri e con nicchie alternate semicircolari e rettangolari: al centro del vano è il fonte battesimale (il primo storicamente documentato), anch’esso di forma ottagonale, dotato di tre gradini e un tempo interamente rivestito di marmo.
Il visitatore può osservare anche i resti della basilica estiva di Santa Tecla, anteriore alla metà del IV secolo, e un tratto di strada romana con un bel basolato. Interessanti i molti reperti esposti in loco, come uno splendido frammento marmoreo con un Erote a cavallo, vetri, ceramiche, monete, mosaici rinvenuti durante gli scavi della metropolitana negli anni Sessanta del secolo scorso.
Tornati in cattedrale, si può ammirare, nella seconda campata a sinistra, una vasca di porfido di epoca imperiale di squisita fattura, proveniente forse dalle terme Erculee, già impiegata come arca per reliquie e trasformata in fonte battesimale alla fine del XVI secolo.
Quelle tombe accanto agli Apostoli
La parrocchia dei Santi Apostoli ha promosso un vasto intervento di sistemazione di alcuni spazi particolarmente significativi per la storia della basilica, che fu fondata dallo stesso Ambrogio, deponendovi nel 395 il corpo del martire Nazaro.
Nei locali sotterranei sono esposti numerosi reperti d’età imperiale, rinvenuti per lo più in situazioni di reimpiego: si tratta di anfore, embrici, laterizi, ma anche are (assai interessante quella dedicata a Ercole) e cippi di recinti funerari. L’itinerario prosegue quindi nell’area archeologica esterna, dove si conservano molte testimonianze del cimitero che andò via via sviluppandosi attorno all’insigne basilica (avelli e casse in pietra), ma anche resti cospicui delle strutture di epoca ambrosiana.
Spostandosi quindi nella vecchia sagrestia, si può accedere al Lapidarium, un vero e proprio museo dove è stata collocata una ricca raccolta di epigrafi (tra le più rimarchevoli, quella monumentale datata al consolato di Onorio e di Teodosio) e altri materiali di fondamentale importanza per ricostruire il progressivo diffondersi del cristianesimo nella società milanese fra IV e V secolo.
L’area archeologica della basilica (piazza San Nazaro, 5) è visitabile da lunedì a sabato dalle ore 15.30 alle 18. Info, tel. 02.58307719.
Il sarcofago di Stilicone a Sant’Ambrogio
Nella basilica di Sant’Ambrogio, inglobato nella struttura dell’ambone romanico, vi è un mirabile sarcofago paleocristiano detto di Stilicone, dal nome del celebre generale romano, databile alla fine del IV secolo. Opera probabilmente di lapicidi milanesi, ma con chiari riscontri anche alle botteghe imperiali di Roma e di Costantinopoli, è considerato un capolavoro assoluto nel suo genere per ricchezza di particolari e finezza di esecuzione, essendo eccezionalmente scolpito su tutti i lati.
Il sarcofago, fra i pochissimi della tipologia a “porte di città” che si sono conservati integralmente, presenta sulla fronte rivolta verso la navatella la raffigurazione della Traditio Legis, con san Pietro che si avvicina a Cristo – che ha la barba e i capelli lunghi fino alle spalle – portando sulla spalla la croce gemmata. Sul retro, invece, vi è ritratto il collegio degli apostoli attorno al Maestro: Gesù, in questo caso, ha il volto giovanile e sbarbato, secondo la consuetudine iconografica paleocristiana.
Sotto Sant’Eustorgio la necropoli dei primi cristiani
Nei sotterranei della basilica di Sant’Eustorgio è oggi possibile visitare, grazie anche a un nuovo percorso archeologico, i resti di un cimitero paleocristiano che reca le prime tracce dell’evangelizzazione della città, proprio là dove una radicata tradizione medievale poneva l’inizio della missione apostolica di Barnaba.
Utilizzata dal III secolo all’altomedioevo, la necropoli ha restituito una serie di sepolture pagane e cristiane, appartenenti sia al ceto abbiente della popolazione milanese (con tombe anche monumentali, fornite di corredi preziosi), sia a quello più basso (con semplici inumazioni in bare lignee o nella nuda terra).
Particolarmente interessante è il materiale epigrafico emerso dagli scavi, come la figura di un orante incisa su una lastra marmorea (probabilmente un militare d’alto rango), o l’iscrizione dell’esorcista Vittorino datata 377, o ancora l’iscrizione di un certo Domese che visse fino a 90 anni! Da osservare le raffigurazioni del Cristogramma fra le lettere “alfa” e “omega”, a indicare non solo la fine della vita terrena, ma anche l’inizio di quella eterna.
Alla necropoli paleocristiana di Sant’Eustorgio a Milano si accede dal Museo della basilica (piazza Sant’Eustorgio, corso di Porta Ticinese), tutti i giorni dalle 10 alle 18. Info, tel. 02.89402671 – www.santeustorgio.it