A cinque anni dalla morte del grande regista Marco Manzoni ha realizzato un documentario con un’intervista inedita sulla vita e i valori. Se ne parla ne «Il Segno» di maggio

Olmi
Ermanno Olmi

Uno dei maestri del cinema contemporaneo se ne andava nel maggio di cinque anni fa. Film come L’albero degli zoccoli, Cantando dietro i paraventi, La leggenda del santo bevitore fino a Centochiodi e Torneranno i prati: il regista bergamasco ha saputo dare voce a chi spesso non ce l’ha, in una riflessione poetica densa di spiritualità.

Marco Manzoni ha realizzato il film Ermanno Olmi. Il primo sguardo: un’intervista inedita a un «maestro di umanesimo», che suona come una confessione interiore: parla della crisi dell’uomo contemporaneo, della responsabilità etica, di consumismo, lavoro, fede.

A una domanda di Manzoni sulla fede, Olmi risponde: «Non mi sono mai posto la questione della fede come un problema. Che sia Dio ad avermi procurato la vita può essere importante, ma anche no. Il fatto stesso che ho potuto vivere un’esistenza che in qualche modo mi ha posto nella consapevolezza di esistere, questo non ha bisogno di un atto di fede perché è una realtà constatabile. A chi posso dire un grazie? Se lo dico a Dio, confesso che la cosa non mi dà grande soddisfazione. A chi debbo essere grato, allora? Io sono grato a quel primo sguardo che mio padre e mia madre si sono scambiati capendo, in quell’istante, che si stavano innamorando l’uno dell’altra. Questa è la mia data di nascita: quel primo sguardo ha dato origine a tutto il resto come un accadimento inevitabile».

Per Olmi è sacro proprio il concepimento, un big bang che dà origine a un’intera galassia. Nell’istante in cui avviene questo scambio di sguardi che si fermano l’uno sull’altro parte il big bang. Allora, se mai c’è un Dio è proprio questo big bang nel quale l’esplosione è l’atto d’amore da cui nasce tutto.

«Quando mi chiedono: “Sei cristiano?” rispondo che io sono un aspirante cristiano, nel senso che vorrei essere di quel livello esistenziale, per me irraggiungibile. Non so se avrei il coraggio di farmi mettere in croce. Gesù, per quello che ha fatto e come l’ha fatto, per le idee che ha suscitato nel mondo, ce l’hai sempre lì davanti. È come se ti dicesse: “E tu cosa fai? Dopo che io ho fatto questo, tu cosa fai?”. E tu dici: “Eh, sai, si fa fatica, è dura”. “Certo, lo so,” ti dice lui, “io ho fatto il Calvario. Vuoi che non lo sappia?”. “Però tu sei il figlio di Dio”. “No! Io sono figlio di una donna, come te”. Fosse il figlio di Dio, avrei un sollievo. Gli direi: “Eh, per forza, sei il figlio di Dio, caro mio! Prova a fare quello che fanno tutti gli uomini”. Ma Cristo ti dice: “Io sono come te. Quindi è dura!».

Per info e prenotare proiezioni: info@marcomanzoni.net

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