Un nuovo ciclo di dipinti, che accompagna l'Avvento e la Quaresima, riempie di luce e colori la chiesa dei Santi Martiri Nereo e Achilleo. Un progetto realizzato dal pittore rumeno in stretta collaborazione con il parroco don Gianluigi Panzeri, e che ha anche una valenza ecumenica, tra Oriente e Occidente.

Quarta icona Milano

di Luca FRIGERIO

L’imponente mole, perfino un po’ ingombrante, della basilica dei Santi Nereo e Achilleo domina il contesto urbano attorno a viale Argonne, ben visibile anche dalla tangenziale. Quando venne eretta, durante l’episcopato del cardinal Schuster e alla vigilia del secondo conflitto mondiale (sostenuta da papa Pio XI e realizzata da quell’ingegner Maggi che ha progettato anche il Seminario di Venegono), doveva animare il nuovo quartiere alla periferia orientale di Milano, ma oggi siamo a ridosso del centro della città, considerando quanto l’area metropolitana si sia espansa in questi decenni.

Nel dopoguerra Vanni Rossi ne affrescò l’abside e il presbiterio, concentrandosi in quella Cappella della Madonna di Fatima che è uno straordinario luogo di contemplazione, anche artistica. Ma l’aula della chiesa dedicata ai due martiri romani è rimasta a lungo spoglia nella sua retorica monumentalità (che a distanza di ottant’anni possiamo forse valutare più serenamente).

In questi anni l’attuale parroco, don Gianluigi Panzeri, ha promosso una serie di interventi di restauro conservativo (a volte, paradossalmente, più necessari e più delicati per questi edifici moderni che per quelli antichi), recuperandone la luminosità e le cromie originarie. Ma il suo desiderio, come quello dell’intera comunità parrocchiale, è sempre rimasto quello di vedere degnamente ornata la maestosa navata della basilica: obiettivo non facile, avendo escluso impegnative opere di ristrutturazione necessarie ad accogliere mosaici o affreschi (e non tanto per la spesa, quanto per la sospensione delle attività dell’adiacente “CasAmica” che tali lavori avrebbero comportato).

Ma la Provvidenza è sempre all’opera. È lo stesso don Gianluigi, infatti, a raccontare di come, inaspettatamente, una sua parrocchiana gli abbia presentato il pittore Iulian Rosu, da alcuni anni in Italia dopo aver studiato arte e teologia in Romania, dove ha dipinto migliaia di metri quadri sulle pareti di diversi luoghi di culto (a Como, invece, ha realizzato recentemente la grandiosa iconostasi della chiesa russa ortodossa).

Il parroco milanese e l’artista rumeno si sono trovati subito in piena sintonia nel realizzare il nuovo progetto: due cicli pittorici (ognuno con sei scene), dedicati a illustrare le pagine evangeliche del tempo d’Avvento e del tempo di Quaresima, secondo il rito ambrosiano. Il pannello con l’Annunciazione e quelli della Guarigione del cieco nato, della Risurrezione di Lazzaro e dell’Unzione nella casa di Betania sono già stati collocati al loro posto, a oltre quindici metri d’altezza. E nella domenica delle Palme verrà presentata ai parrocchiani anche l’Entrata di Gesù a Gerusalemme, ora in lavorazione insieme al Battesimo di Gesù nel Giordano. Gli altri dipinti seguiranno entro la fine dell’anno.

Si tratta dunque di grandi icone (ognuna, infatti, misura circa sei metri di base per quattro d’altezza), dipinte – anche se in questo caso bisognerebbe dire <scritte> – con colori naturali (all’uovo e con leganti animali) su uno speciale supporto, costituito dalla tela e da una lamina di legno. E tuttavia queste opere sono anche qualcosa di diverso, rispetto all’icona tradizionale. Rosu, infatti, è uno specialista dell’affresco, e pur non avendo potuto utilizzare questa tecnica nella basilica di viale Argonne ha voluto introdurre in questi suoi lavori di ampio respiro il dinamismo, l’immediatezza e la vivacità della pittura murale.

Proprio il modo in cui nascono queste opere, inoltre, rivela la profonda intesa che si è instaurata tra il committente e l’artista. Iulian, infatti, non prepara dei bozzetti o dei disegni preliminari del soggetto prescelto, ma crea la scena direttamente sul pannello, secondo la sua sensibilità e in base alla sua esperienza nel campo dell’arte sacra, lavorando però in un continuo confronto con don Gianluigi.

Il pittore e il teologo, così, contribuiscono davvero insieme a dare vita ai brani dei Vangeli. Con un’attenzione catechetica (recuperando in pieno il valore delle immagini come Biblia pauperum), come pure del simbolo e del gesto. Attualizzandone anche i messaggi: senza forzature, ma riferendosi concretamente alla realtà della parrocchia (inserendo nei diversi episodi, ad esempio, il ciborio, la cupola o il battistero della chiesa stessa dei Santi Nereo e Achilleo, proprio come aveva fatto, del resto, Vanni Rossi negli anni Cinquanta e Sessanta).

Un grande progetto artistico e culturale, insomma, che ha anche una forte valenza ecumenica. Che non è del resto una novità, per la diocesi ambrosiana, da sempre ponte, per volontà del suo santo patrono Ambrogio, fra Oriente e Occidente. E dove, è lo stesso Iulian Rosu a ricordarcelo, ancor oggi esiste un patrimonio eccezionale come quello di Castelseprio: un ciclo di affreschi di straordinaria bellezza, realizzati tra il VII e il IX secolo da maestri bizantini chiamati a lavorare, e a dialogare, in terra lombarda.

Per informazioni e visite si può contattare la parrocchia (tel. 02.743479).

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