Una mostra in cattedrale racconta le vicende storiche, artistiche e religiose del simbolo più amato della metropoli, mentre proseguono i lavori di consolidamento della Guglia Maggiore.
di Luca FRIGERIO
Per una volta non bisognerà alzare gli occhi al cielo, per “ammirare” la Madonnina. O almeno non soltanto. Il più amato simbolo di Milano, infatti, viene per la prima volta “raccontato” in tutti i suoi aspetti, storici e artistici, in una mostra che è stata allestita all’interno stesso del Duomo di Milano, proprio in occasione degli importanti interventi di consolidamento che stanno interessando la guglia maggiore della cattedrale, sorta di gigantesco “piedistallo” della celebre statua dorata.
L’esposizione, che si sviluppa negli spazi dietro il fonte battesimale (all’inizio della navata sinistra), ospita vari materiali e diversi oggetti, dal busto originale in legno di noce intagliato nel 1769 da Giuseppe Antignati, unica parte rimasta del modello utilizzato per dare forma alle lamine di rame dorato che rivestono la Madonnina (che non è, dunque, «fusa in un sol blocco», come da più parti ancora si legge!); alla gigantesca alabarda che serviva da parafulmine (e che infatti fu trapassata da una saetta nel corso di un violento temporale alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso); fino all’originaria intelaiatura interna della statua, una curiosa “ragnatela” di ferro che venne sostituita da un’identica struttura in acciaio inossidabile nel corso dei restauri di una quarantina d’anni or sono. Il tutto accompagnato da pannelli esplicativi, da materiali didattici e dalle artistiche e inedite immagini di Gabriele Basilico, fotografo di fama internazionale, che ha realizzato un apposito reportage sulla “nuova Milano” così come la si può osservare dalla prospettiva privilegiata delle terrazze del Duomo.
«Questa iniziativa – osserva il presidente della Veneranda Fabbrica, Angelo Caloia – ha lo scopo di riavvicinare i milanesi e i visitatori del Duomo alla Madonnina, segno indelebile della città, che da oltre duecento anni svetta sulla Grande Guglia». Guglia attorno alla quale, proprio in questi giorni, si sta terminando l’allestimento di un particolare quanto ardito ponteggio, posto a quasi cento metri d’altezza, che deve tenere conto di eccezionali problematiche legate al vento in quota e alle difficoltose modalità di ancoraggio. Motivo per cui l’intervento di restauro richiederà ancora due anni almeno di lavori. Del resto «è la nostra stessa storia a essere descritta nel marmo del Duomo – come sottolinea anche monsignor Luigi Manganini, arciprete del Duomo -. Ma soprattutto nella Guglia maggiore con la Madonnina, dove è riassunto il desiderio e la volontà di tutto un popolo che oggi deve riscoprire questa sua storia, questa modalità di intreccio tra la dimensione verticale e orizzontale dell’esistenza».
Ma la Madonnina è immagine cara e notissima anche ben al di là dei confini ambrosiani. A proporre la collocazione di un simulacro mariano sulla guglia maggiore del Duomo fu nel 1765 Francesco Croce, all’epoca architetto responsabile della Veneranda Fabbrica: una singolare figura di scienziato “autodidatta” che dovette anche affrontare virulenti attacchi contro il suo progetto, considerato all’epoca troppo “pretenzioso”. Il modello dell’Assunta sollevata da angeli fu così affidato allo scultore Giuseppe Perego, poi intagliato da Giuseppe Antignati (la bella testa al vero in legno di noce è quella, appunto, che possiamo oggi ammirare in mostra in Duomo). A battere le lastre di rame sul modello ligneo provvidero infine gli orafi Preda e Bini, mentre il fabbro Varino si occupò dell’armatura metallica interna di sostegno (anch’essa esposta in cattedrale, come si diceva).
Ma la caratteristica più “eclatante” della Madonnina è proprio la sua doratura, che, come certificano i documenti d’archivio, richiese l’applicazione di quasi quattromila fogli di oro zecchino. A consigliare tale operazione sembra sia stato, fra gli altri, uno dei più celebrati pittori dell’epoca, quel Anton Raphael Mengs che, di passaggio a Milano in quegli anni, è considerato tra i fondatori dello stile neoclassico. Alta quattro metri e pesante circa una tonnellata, la statua venne ultimata sul finire del 1773 e da allora, sfidando fulmini, bombardamenti aerei e piogge acide, continua a vegliare sulla città di Milano e sui suoi abitanti, vecchi e nuovi.
Un’iniziativa per sostenere i restauri
Con l’asportazione delle statue è cominciato il restauro della Gran Guglia, per il quale è prevista una spesa di 9 milioni di euro: ad oggi, grazie a donazioni e a molteplici iniziative, è stato raccolto circa il 30 per cento di tale cifra. Anche il ricavato della mostra dedicata alla Madonnina (visitabile tutti i giorni dalle 10 alle 18, fino al 14 giugno 2012) verrà utilizzato per garantire il proseguimento dei lavori: l’ingresso costa 3 Euro e con 5 Euro è possibile ricevere anche una speciale serigrafia della Madonnina. Materiale informativo è in distribuzione presso il punto espositivo e il Bookshop in cattedrale oltre che nel DuomoInfoPoint di via Arcivescovado. Maggiori dettagli su www.duomomilano.it