Dal 4 al 6 febbraio riparte dagli Arcimboldi di Milano per un nuovo tour il kolossal che ha debuttato nel 2007. Monsignor Marco Frisina, biblista e compositore, racconta come è nato

Divina Commedia_Arcimboldi
L'ingresso in scena di Ulisse

di Ylenia Spinelli

Riparte dal Teatro degli Arcimboldi di Milano il nuovo tour de La Divina commedia Opera Musical, l’acclamato kolossal che sin dal debutto, nel 2007, non ha mai smesso di commuovere ed emozionare. Dal 4 al 6 febbraio, sul palcoscenico più grande d’Italia, prenderà vita il racconto che traduce in spettacolari visioni, musiche, danze, acrobazie la fantasia del Sommo Poeta.

Interpreti straordinari si caleranno nei più emblematici personaggi del poema dantesco, conducendo il pubblico dalle fiamme dell’inferno fino ai cieli del paradiso. La regia è di Andrea Ortis che, insieme a Gianmario Pagano, ha curato anche i testi. Le musiche sono di monsignor Marco Frisina, biblista e compositore, che qui ci racconta come si è accostato all’opera.

Cosa offre una rilettura musicale al capolavoro dantesco?
Io credo che arricchisca l’opera di Dante, i cui versi già contengono musicalità, ritmo, emozioni e sentimenti. Questa messinscena aiuta, soprattutto i giovani, a entrare nell’aspetto emotivo della Commedia che spesso la scuola inaridisce.

Come ha lavorato sul testo dantesco?
Ho dovuto scegliere alcuni passi rinunciando a tanti altri e questa è stata la cosa più difficile. Bisognava creare una trama completa e comprensibile per le due ore di spettacolo. In quest’ultima edizione Ortis ha aggiunto testi che fanno da supporto narrativo e che aiutano, in particolare gli studenti, a comprendere meglio l’opera. Da parte mia ho cercato di lasciare l’originale di Dante, sostituendo solo qualche parola che, musicata e cantata, poteva risultare difficile.

Che tipo di melodie ha composto?
Come Dante ha usato stili differenti nella scrittura, così io ho scelto per ogni personaggio un mood diverso: si va dal romanticismo di Francesca all’epica di Ulisse. Dall’heavy metal di Dite al soul di Pier Delle Vigne. E poi c’è il gregoriano nel Purgatorio e la luminosità mistica nel Paradiso con il brano Vergine Madre.

Quale il pezzo più riuscito o che più la commuove?
Ce ne sono tanti: quello di Francesca è travolgente, quello di Ulisse è emozionante, mentre Vergine Madre ha una connotazione mistica, gloriosa, maestosa nel finale: è la chiave di tutta l’opera».

A 700 anni dalla morte di Dante, cosa ha ancora da dirci la Commedia come cristiani?
Per noi è uno dei testi più importanti. È il racconto di un cammino spirituale straordinario. Il viaggio di Dante nei tre regni è il cammino di ogni uomo che cerca un senso, un centro, capendo piano piano che il fine della vita è l’amore, cioè Dio. Attraverso il discernimento e la purificazione dal peccato arriva all’ascesi, alla contemplazione della bellezza di Dio.

Papa Francesco parla di Dante come un poeta, un profeta di speranza. Vedere l’opera a teatro può esserci di aiuto in questi tempi difficili?
Certo. Nella Divina Commedia l’amore e la misericordia di Dio sono i veri protagonisti. L’uomo non è mai maledetto, nemmeno nell’Inferno: qui Dante si rammarica, piange, sviene di fronte ai dannati. L’uomo è una creatura che non deve fallire. Manfredi testimonia che c’è sempre speranza per tutti. La bontà di Dio è grande, accoglie chi si rivolge a lui. La Commedia è il cammino di un uomo che aveva perso la speranza nella selva oscura, poi la riacquista e arriva alla luce di Dio.

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