L'invito a tornare nei Chiostri di Sant'Eustorgio in questo tempo di feste, per ammirare la predella della Pala Oddi, capolavoro giovanile di Raffaello, ma anche il delizioso Presepe di carta di Francesco Londonio, oggi arricchito da nuove figure appena restaurate.

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di Luca Frigerio

A vent’anni Raffaello aveva già capito tutto. Nel senso che padroneggiava le tecniche pittoriche e le regole della prospettiva come un artista consumato: come quegli stessi artisti che avrebbero dovuto fargli da maestri. Anzi: meglio. Grazie al suo talento naturale, certo. A quel «dono» che gli era stato dato, che fin da ragazzo gli aveva fatto superare brillantemente anche le prove più difficili. Ma merito anche della sua voglia di imparare, del suo desiderio di capire e di migliorare: con umiltà, con tenacia, con perseveranza.

La scena dell’«Adorazione dei Magi» nella predella della Pala Oddi dei Musei vaticani, che è riprodotta qui sopra e che è in mostra fino al prossimo 29 gennaio al Museo diocesano di Milano (un servizio speciale andrà in onda su Telenova il 24 dicembre prima della messa di mezzanotte, e poi sarà online su questo portale) ne è un piccolo, eclatante esempio.

Si può notare come Raffaello disponga le figure con effetto decrescente, in uno spazio molto limitato (lungo e stretto), così che il nostro sguardo è guidato direttamente sul protagonista: il Bambino Gesù che siede sulle ginocchia della madre. Partendo da sinistra, infatti, vediamo prima i cavalieri ancora in sella ai loro cavalli; poi alcuni uomini armati in piedi, girati di spalle, come a dare l’impressione, a noi spettatori, di far parte di quello stesso corteo; quindi, arretrati di un passo, ecco i Magi: due in piedi, uno inginocchiato (e si osservi come il sovrano d’Oriente che sta offrendo il suo dono non sia il più vecchio, come di consueto, ma il secondo per anzianità: il primo, infatti, ha già deposto il suo omaggio).

Un cuneo, insomma, una sorta di freccia che punta sul Salvatore, il re dei re. Il Divino infante, tuttavia, non si trova al centro esatto della scena, ma è spostato leggermente sulla destra, così da accentuare il senso di un cammino, del viaggio che i Magi hanno compiuto seguendo la Stella dal suo sorgere fino a Betlemme. Ma, proprio per riequilibrare la scena, ecco che anche da questo lato s’affacciano delle figure, che si avvicinano devotamente al Bambin Gesù, portando anch’essi i loro doni, come l’agnello: primizia del gregge, ma anche già preannuncio del sacrificio di Cristo. Una doppia adorazione, quindi: dei re e dei pastori, dei potenti e degli umili. Di tutti.

Aveva appunto vent’anni, quando Raffaello pose mano a questa magnifica predella, che comprende anche gli episodi dell’«Annunciazione a Maria» e quello della «Presentazione al Tempio di Gesù», e che è il «dono» per Natale che il Museo diocesano «Carlo Maria Martini» offre quest’anno ai milanesi e a tutti i visitatori.

Presepe Londonio

Il Presepe di carta di Francesco Londonio (1780 circa)

Il Presepe di carta di Londonio

Ma non è l’unico. Nelle sale dei Chiostri di Sant’Eustorgio, infatti, per il periodo natalizio torna a essere esposto il Presepe di carta di Francesco Londonio. Una delizia per gli occhi: sessanta figure sagomate, eleganti e delicate, dipinte a tempera su carta e cartoncino con lumeggiature a biacca per mano di uno dei più apprezzati pittori lombardi del Settecento (che infatti le realizzò probabilmente negli anni Ottanta del XVIII secolo).

Londonio era un artista dalla vena bucolica e pastorale. Di animo nobile e gioviale, prediligeva la compagnia degli aristocratici, che lo accoglievano nei loro salotti in città come nelle loro ville di campagna. Anche il Presepe di carta che oggi fa parte delle collezioni del Diocesano era nato così: un’espressione semplice, popolare perfino, che un grande pittore poteva portare, però, a livelli eccelsi. In una dimora privata, com’era quella del Gernetto di Lesmo (in Brianza), ma anche in una chiesa come San Marco a Milano, dove ancor oggi è presente il suo Presepe: di carta, sì, ma con le figure a grandezza naturale.

Già l’anno scorso il Museo diocesano ha presentato al pubblico questa sua nuova acquisizione, che si deve al gesto munifico di Anna Maria Bagatti Valsecchi. Ma ora il Presepe di Londonio viene esposto con la presenza di «nuove» figure, appena restaurate. E altre attendono ancora un intervento di consolidamento e di pulitura: per sostenere il quale tutti possono contribuire, attraverso una raccolta fondi.

Come da tradizione, del resto, il Museo diocesano «Carlo Maria Martini» si anima di eventi e di iniziative per tutto il tempo di Natale. Visite guidate alle mostre in corso (oltre a quella della Predella di Raffaello c’è anche quella del fotografo di guerra Livio Senigalliesi, con immagini di fortissimo impatto), incontri di approfondimento (anche online: domani, ad esempio, alle 18, appuntamento con le «Madonne ambrosiane») e tante iniziative per famiglie e bambini, o appositamente ideate per accompagnare oratori e parrocchie, a cura dei servizi educativi del Museo (tutte le informazioni su www.chiostrisanteustorgio.it ).

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