Di statura imponente, un po' in sovrappeso: i 42 testimoni che deposero a Napoli nel 1319 al processo per la sua canonizzazione lo descrivono come un religioso dalla vita esemplare. Lo racconta il padre domenicano Jean Pierre Torrell, vincitore del "Premio Internazionale Tommaso d'Aquino": «Era un uomo di rara umiltà e di grande pazienza che prestava molta attenzione a non ferire nessuno con le parole»

di Daniele ROCCHI

Tommaso Aquino Beato Angelico

“Di statura imponente, un po’ in sovrappeso, capelli biondi ma stempiato. Fisicamente robusto, al punto da spingere – durante uno dei suoi viaggi – una chiatta che il vento contro impediva di spostare con i remi. Delicato nel carattere ed estremamente sensibile al dolore. I 42 testimoni che deposero a Napoli nel 1319 al processo per la sua canonizzazione lo descrivono come un religioso dalla vita esemplare”.

A raccontarlo è stato, lo scorso 8 marzo, il vincitore del “Premio Internazionale Tommaso d’Aquino”, il padre domenicano Jean Pierre Torrell, uno dei massimi studiosi della vita di Tommaso, citato anche da Benedetto XVI nelle sue catechesi dedicate all’Aquinate. Non per niente la lectio magistralis di Torrell, assente alla premiazione svoltasi ad Aquino, letta per questo dal rettore dell’università di Friburgo, il domenicano Guido Vergauwen, portava come titolo “Il vero ritratto di san Tommaso d’Aquino”.

 Il ritratto di san Tommaso
Dal testo è emersa non soltanto la grandezza teologica e filosofica dell’Aquinate ma anche la sua profonda umanità. “Come teologo – scrive Torrell – Tommaso era dispensato dalla recita corale della Liturgia delle Ore e lo si vedeva solo alla recita di Compieta. Era di una distrazione monumentale al punto che, in refettorio, gli si potevano togliere i piatti davanti senza che lui se ne accorgesse. Ma era anche un uomo di rara umiltà e di grande pazienza che prestava molta attenzione a non ferire nessuno con le parole. Sempre felice nel volto, dolce e affabile, non amava perdere tempo dietro parole inutili ma al tempo stesso non disdegnava la vita in mezzo agli altri, come tra i suoi studenti con cui spesso passeggiava e ai quali offriva un pasto il giorno della festa di santa Agnese della quale era devoto al punto da portare con sé una reliquia”.

Diverse le curiosità rivelate da padre Torrell sull’Aquinate. Un uomo forte e robusto ma timoroso dei tuoni. “Ogni volta che ne sentiva uno si faceva il segno di Croce, a ricordo della morte della sorellina avvenuta per colpa di un fulmine. Si ha difficoltà a crederlo – ha poi aggiunto il domenicano – ma Tommaso avrebbe portato intorno al collo una catenina con un suo dente che gli aveva provocato non pochi dolori e che poi aveva perso, si dice, miracolosamente”.

Tommaso, inoltre, fu un uomo la cui produzione intellettuale ha del “prodigioso” come testimoniano, per esempio, “i tre anni e sette mesi di insegnamento a Parigi” durante i quali, secondo Torrell, l’Aquinate avrebbe prodotto qualcosa come 4.200 pagine per le sue opere.

Un lavoro ed impegno serio con i quali il Dottore della Chiesa avrebbe scritto i suoi più grandi trattati. “Questi ancora oggi rappresentano una miniera inesauribile da investigare” ha detto monsignor Georg Gaenswein, prefetto della Casa Pontificia e segretario particolare del Papa emerito Benedetto XVI, intervenuto alla cerimonia di conferimento del Premio. “San Tommaso – ha aggiunto – è una delle radici del nostro pensiero in Europa. Conoscerlo vuol dire conoscere le nostre radici e chi conosce le proprie radici vive bene”.

Sull’attualità del dottore della Chiesa si è soffermato anche il vescovo di Sora-Aquino-Pontecorvo, monsignor Gerardo Antonazzo, per il quale “la lezione di san Tommaso oggi si estende su tutti i fronti, basti pensare, per esempio, al problema delle ideologie sul genere. San Tommaso è una chiave di lettura della storia passata che resta valida per risolvere in modo culturalmente elevato le vere questioni dell’uomo di oggi”.

Il concorso
Dopo la lectio magistralis, sono stati premiati i vincitori del concorso internazionale “Veritas et Amor”, al quale hanno preso parte oltre 200 tra Università e Accademie di belle arti in tutto il mondo. I due premiati sono stati Therese Scarpelli Cory, della Catholic University of America di Washington, e Nicola Pecora, un giovane di Salerno che ha prodotto una ‘favola animata’ ispirata alla vita di Tommaso d’Aquino, proiettata alle scuole elementari e medie di Aquino. Con questa cerimonia il Circolo San Tommaso d’Aquino ha festeggiato anche il quinto anniversario dalla fondazione.

Una circostanza sottolineata dal presidente Tommaso Di Ruzza: “Il Circolo nasce sulla scia dell’esortazione di Paolo VI”, in visita ad Aquino nel 1974 per il Settimo centenario dalla morte del Santo. “Dove se non ad Aquino lo studio della nostra religione?”, aveva detto Paolo VI. E, ha aggiunto Di Ruzza, “portiamo avanti un messaggio nella direzione indicata da Papa Montini: approfondire il pensiero di Tommaso e praticare l’apertura al dialogo, al confronto con i nuovi linguaggi della cultura dell’arte”. Per questo il Circolo, riconosciuto dalla diocesi e inserito nel Progetto Culturale della Chiesa italiana, gode dell’Alto Patronato del Pontificio Consiglio della cultura presieduto dal cardinale Gianfranco Ravasi ed ora anche dell’adesione del Presidente della Repubblica.

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