Illustratori di tutto il mondo, moltissimi da Paesi “nuovi” al proprio debutto, sono al lavoro per creare le opere protagoniste della settima edizione della rassegna internazionale di illustrazioni che il Museo diocesano di Padova ospita a cadenza biennale.
a cura di Giovanna Pasqualin TRAVERSA
Illustratori di tutto il mondo, moltissimi da Paesi “nuovi” al proprio debutto, sono al lavoro per creare le opere protagoniste della settima edizione de “I colori del sacro”, rassegna internazionale di illustrazioni che il Museo diocesano di Padova ospita a cadenza biennale. Tema dell’edizione 2014 (18 gennaio – 2 giugno), “Il Viaggio”, inteso nel modo più ampio: l’avventura di Ulisse, l’esilio di Dante, la meraviglia di Alice, il fascino d’Oriente negli occhi di Marco Polo, l’epopea di Gilgamesh alla ricerca dell’immortalità, ma anche il pellegrinaggio in Terra Santa, il cammino di Santiago…
Desiderio di conoscenza e di scoperta.
“Abbiamo sollecitato illustrazioni che esplicitino il tema approfondendo sia gli aspetti legati al desiderio di conoscenza e di scoperta, che da sempre caratterizza gli spostamenti verso terre e popoli lontani, sia i risvolti di tipo psicologico, emotivo e spirituale che accompagnano le fasi del viaggio e accomunano il sentire di chi parte, per qualsiasi meta, fosse anche un partire simbolico”, spiega Andrea Nante, direttore del Museo diocesano di Padova e curatore della rassegna. Le opere “potranno illustrare come, fin dall’inizio della storia, l’uomo si sia spostato, cercando terre fertili, nuovi orizzonti, abbia vagato, viaggiato, scoperto; anche le tre grandi religioni monoteiste hanno tutte radici nella storia di popolazioni nomadi e le divinità si sono spesso rivelate a popoli in cammino o a singoli pellegrini”.
Inseguire un sogno.
Per millenni, prosegue Nante, “l’uomo ha solo camminato: per migrare, cercare pascoli, fuggire, commerciare, andare in pellegrinaggio. Ancora oggi le donne africane si alzano prima dell’alba per andare, a piedi, con taniche e otri sulla testa, ai pozzi dell’acqua. Ancor oggi disperati africani, asiatici, latino-americani lasciano le loro terre per raggiungere, anche a piedi, il ricco Occidente o per fuggire dalla guerra: un andare di miserabili, ricchi solo di sogni e speranze”. Eppure, sin dall’inizio dei tempi, l’uomo nasconde nel cuore “un profondo anelito a uscire da sé, raggiungere un oltre, inseguire un sogno, un desiderio, viaggiare verso l’altro, il diverso”. Di qui gli interrogativi che sottendono la mostra: “C’è qualcosa che accomuna tutti coloro che scelgono di viaggiare e fanno del viaggio non solo il loro sogno, ma anche la loro realtà? Cosa accade in una personalità quando lascia le proprie sicurezze per partire alla ricerca del nuovo? Quali emozioni accompagnano il viaggio? E soprattutto: che senso ha viaggiare?”.
Per rabbia o per fede.
Per Nante, l’edizione 2014 descriverà il viaggio come “esperienza di vita tout court, ripercorrendo la storia, i testi sacri e i racconti pagani e mitologici, i riti e le tradizioni, nel tentativo di rivelare la dimensione emotiva e spirituale di ogni partenza e di ogni ritorno”. “Pellegrini antichi e nuovi, conquistatori d’imperi, ricercatori di fortuna, fino ai marciatori delle metropoli e ai viaggiatori dello spazio, ansiosi d’imprimere un’orma sul suolo di qualche deserto planetario, siamo tutti in viaggio – osserva -, in cammino, verso orizzonti lontani o mete vicine”. Viaggiare può essere “un fatto privato, intimo, solitario, oppure un’esperienza corale, di gruppo”, e in ogni sua fase il viaggio “agisce sulla psiche umana in modo diverso: preparazione, transito, arrivo e ricordo creano emozioni, pensieri e comportamenti differenti”. Si viaggia, ancora parole di Nante, “per imparare ad amare o per essere amati, per lenire un dolore o per dare sfogo alla rabbia, per fede o perché non si ha più nulla in cui credere”; “per aiutare il prossimo o per farsi aiutare, perché si è amici o per fare nuove amicizie. Si viaggia per incontrare qualcuno o per abbandonare qualcun’altro, per non saper attendere o perché abbiamo atteso troppo, per indagare nel profondo della nostra anima o per fuggire da se stessi…”. Tutto questo si ripromette di raccontare la rassegna.