Nel nuovo libro di Silvio Mengotto, pubblicata dalla Cooperativa In Dialogo, un percorso fra le donne della Bibbia.
di Grazia LOPARCO
Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium di Roma
Silvio Mengotto è un credente amico delle donne. Ne ha scritto diverse volte con garbo, rispetto, guizzo acuto.
Ora ci affida un testo “misto” (Con le donne di Gesù. Il «femminile» nella Chiesa dalla Bibbia a papa Francesco, Coop. In dialogo, 11 euro), dove storia e poesia, attualità e teologia si intrecciano. Come avviene nella vita. Come avviene per chi cerca il senso della vita. Parlando di donne di ieri e di oggi, l’autore accenna non a una visione separata delle due “parti del cielo”; piuttosto richiama l’anelito al Progetto originario dove si parla di aiuto e cooperazione. Di uomo e donna pensati per la comunione nell’armonia e nel rispetto, nell’amicizia e nell’amore. Entrambi persone complete, chiamate alla relazione e al dono di sé.
Nell’intervallo fra le donne bibliche, tra cui spiccano Miriam e Maria di Magdala, e le donne di oggi, volto femminile della Chiesa che amano, c’è la storia della Chiesa. Madre anch’essa. In un quotidiano disteso tra luci ed ombre, santità e limite, figli e figlie di Dio hanno sviluppato reti di dedizione e di esclusione; servizio e presa di distanza. Condizionati da epoche e caratteri.
Ci sono libri che argomentano e documentano per far pensare. Mengotto percorre efficacemente un’altra strada, quella suggestiva dell’evocazione e della narrazione. Che pure fa riflettere e lascia molte cose in sospeso, come di fatto è ancora. In modo saggiamente critico ma non acre. Aperto alla speranza, come è proprio di coloro che rimasero fedeli sotto la croce. E una di loro vide per prima il Risorto perché chi ama arriva prima.
Molti percorsi tracciati nella storia hanno lasciato edificare a volte ponti di comunione e a volte muri di incomprensione tra persone e gruppi. D’altronde, senza incarnazione non c’è vita cristiana e rigenerazione e sviluppo. Così, se le donne, riconosciute da Gesù e nelle comunità dei credenti, hanno pagato a lungo l’inculturazione della fede nelle società patriarcali, oggi possono prendere la parola, esprimersi. Almeno in alcune parti del mondo. Per continuare a fare strada, evidentemente, bisogna passare continuamente dalle convinzioni condivise dai fratelli di buona volontà alle buone pratiche.
In una società che cambia, ma spesso brancola nella confusione; in una pluralità di modelli relazionali in cui si moltiplicano le ideologie, evidentemente l’ascolto reciproco, da persone di pari dignità, tra uomini e donne, è di nuovo una buona notizia, fresca come duemila anni fa. Difatti per certi versi è inedita, come ogni passaggio dal piano personale a quello istituzionale. Quante esclusioni femminili derivano dalle contingenze culturali? Evidentemente teologia e storia devono dialogare sempre alla ricerca della verità, per essere fedeli al Progetto originario. Hanno ancora molto da dire al nostro tempo, a uomini e donne in cerca di comprendere meglio che tipo di persone sono chiamate a essere e intendono diventare. Gesù di Nazareth ha inaugurato una civiltà ancora incompiuta nell’intreccio ineludibile con ogni libertà maschile e femminile. Questo testo ci incoraggia a metterci tutti all’opera, perché ne vale la pena.