In occasione della festa dell'Epifania, osserviamo con maggior attenzione un pregevole e grande affresco della metà del Quattrocento che in origine si trovava nella chiesa milanese di Santa Maria Podone
di Luca
FRIGERIO
Una cosa inaudita: dicono che sia nato il re dei Giudei, il re dei re… Ma sarà poi vero? È proprio colui di cui parlano le profezie? Cosa troveremo, una volta arrivati là dove stiamo andando? Ne varrà la pena, di fare tutta questa strada?
Sembra di sentirli i commenti, i mormorii, ma anche le attese di questi personaggi ritratti da Michelino da Besozzo e che costituiscono il folto gruppo che accompagna i Magi nel loro viaggio verso Betlemme. Sui loro volti si leggono sentimenti diversi e contrastanti, dalla gioia al dubbio, dalla perplessità alla curiosità: pensieri resi ancora più manifesti da un animato gesticolare… Eppure nessuno si ferma, nessuno torna indietro: tutti proseguono, con fiducia e speranza, verso la meta indicata da quella stella che è sorta.
In Santa Maria Podone
Merita di essere osservato con attenzione, questo grande dipinto che oggi si trova al Museo Diocesano “Carlo Maria Martini”, ma che arriva da Santa Maria Podone, a pochi passi dal celebre palazzo dei Borromeo, nel cuore di Milano. Fu infatti Vitaliano – notevole figura di banchiere, politico e committente d’arte – a far decorare attorno al 1440 la cappella della Natività della Vergine, in quella chiesa di cui i Borromeo avevano il patronato, con affreschi che poi sono stati per lo più cancellati dai rifacimenti barocchi.
Questo Corteo dei Magi, fortunosamente ritrovato soltanto nel 1939, strappato vent’anni più tardi e portato su tavola, costituisce dunque l’unica traccia superstite di un ciclo di pitture che appare come una delle testimonianze più suggestive della stagione del tardogotico in Lombardia. L’opera, infatti, pur essendo lacunosa e piuttosto rovinata, rivela un’impostazione scenica di grande efficacia e un gusto vivace per i dettagli, dalle bardature dei cavalli ai cappelli di diversa foggia, fino ai tocchi “esotici” evocati dalla presenza dei cammelli e dal ghepardo seduto su una roccia. Elementi che rimandano a un grande artista come Michelino da Besozzo, appunto, impegnato fin dagli inizi del XV secolo nel cantiere del Duomo di Milano, attivo per diversi anni tra Verona e Venezia, non solo pittore ma anche miniatore, disegnatore di vetrate e perfino scultore: insomma, un maestro «excellentissimus», come lo citano le cronache, autore di alcuni dei capolavori più affascinanti del suo tempo.
L’«eccellentissimo» Michelino
L’affresco conservato al Museo Diocesano, insomma, sarebbe da assegnare alla piena maturità di Michelino: lui, il maestro, l’avrebbe concepito e disegnato, mentre l’esecuzione sarebbe stata affidata a qualcuno tra i diversi allievi ed epigoni della sua fiorente bottega, attiva in tutta l’Italia settentrionale. La qual cosa potrebbe giustificare alcune ingenuità o talune semplificazioni presenti in una composizione che rivela invece caratteri sorprendenti e originali, come lo scorcio prospettico tra le montagne, insieme a una gustosa espressività delle figure.