Un filmato prodotto con il concorso di 16 esercenti diocesani documenta la realtà drammatica del settore bloccato dalla pandemia, ma nello stesso tempo formula un messaggio di speranza

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di Gabriele LINGIARDI

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Si aprono le porte di una sala vuota. L’inquadratura si avvicina a quelli che, un tempo, erano i posti a sedere gremiti di gente prima dell’inizio degli spettacoli. Al loro posto solo una scritta che racconta i numeri della pandemia per il settore dello spettacolo.

Sono auguri di Pasqua atipici, quelli pubblicati nel video dell’Acec della Diocesi di Milano e dalle Sale della comunità sui propri canali (siti web e social). Un videoracconto del presente dal sapore dolce amaro, ma non privo di speranza. Mentre le immagini delle sale vuote scorrono come se fossimo in un unico, grande, cineteatro, i numeri elencati sono la terribile fotografia di un settore in ginocchio dopo la lunga chiusura delle attività. Secondo i dati Siae dal 2020 si è registrato un calo del 70% degli eventi eseguiti in tutto il comparto dello spettacolo. La pandemia ha ridotto del 73% gli ingressi rispetto al 2019 con un calo del botteghino del 77%.

Vedendo queste cifre è chiaro che si prospetta una ripartenza non semplice, dai contorni ancora fumosi. Gli esercenti raccontano con questo video la nostalgia della propria attività. Ma vogliono mandare anche un segno di speranza, una luce pasquale che brilla di più anche nei momenti difficili come questo. «Torneremo, tornerete in sala», si dice nel video, perché siamo convinti che si andrà ancora «oltre il buio, oltre il silenzio» che copre questi luoghi di socialità ormai deserti.

Sedici esercenti della Diocesi hanno partecipato alla produzione, in rappresentanza delle più di ottanta sale iscritte all’Acec. Hanno messo a disposizione video e immagini dei propri cineteatri, da sempre una “seconda casa” per tutti loro. Le fotografie che si susseguono velocemente alla fine del video, dopo gli auguri di buona Pasqua, stanno a simboleggiare unità e sinergia. Sono scattate dal palco di tutte le sale, e ci portano al centro della scena rendendoci protagonisti della scena. Se oggi questi edifici sono ancora qui, è proprio grazie all’unione di forze che ha permesso di navigare nel mare in tempesta del Coronavirus, grazie ai volontari e agli spettatori che rendono e renderanno possibile celebrare ancora una volta la bellezza della cultura. Perché il cinema e il teatro non sono (solo) di chi li fa, ma sono (soprattutto) di chi li vive.

 

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