Il convegno, promosso dal Centro studi filosofici di Gallarate (è il 68° della serie), si terrà presso Villa Cagnola a Gazzada. Il tema, quanto mai di attualità, verrà discusso da docenti delle università italiane a partire dalle sfide e dalle emergenze della società civile.

Villa Cagnola Gazzada

Il 68.mo convegno del Centro studi filosofici di Gallarate avrà come tema "Etica pubblica e democrazia" e si svolgerà a Villa Cagnola (Gazzada) dal giovedì 26 settembre pomeriggio al sabato 28 a mezzogiorno. Il venerdì 27 pomeriggio, dalle 16 alle 19, si terrà una sezione gallaratese presso la Sala Impero in Piazza Risorgimento, nella quale terrà la relazione introduttiva il prof. Pier Paolo Portinaro (università di Torino).

L’analisi molto articolata di Portinaro prolunga una diagnosi di Norberto Bobbio circa le “promesse non mantenute della democrazia” in riferimento agli stati nazionali. Le promesse della democrazia sono state disattese con la crescita delle disuguaglianze economiche, la lontananza dei centri decisionali dalla portata degli individui e il crearsi di poteri economici, politici e di controllo occulti.

Le attese democratiche più recenti si sono estese legate alla globalizzazione e prospettavano una transizione verso una democrazia internazionale rispettosa delle differenze multiculturali. Anche queste promesse sono state ampiamente eluse. Con la finanziarizzazione dell’economia e il rapido crescere delle disuguaglianze, le iniziali previsioni ottimistiche hanno lasciato ora il posto a un diffuso scetticismo sulla possibilità di governare la globalizzazione.

Anche nella società civile siamo di fronte a una sviluppo simultaneo del globale e del locale: “Il paradosso è pertanto – commenta Portinaro – che la globalizzazione favorisce la regressione al tribalismo proprio nel momento in cui il massimo di culture e politiche dell´inclusione sarebbe richiesto. Le comunità chiuse, in molti casi, acquistano connotazioni fortemente difensive, mascherando dietro all´appello alle tradizioni culturali forme più o meno estreme di xenofobia.”

L’apertura globale sentita come eccessiva, ha favorito il ricrearsi di comunità esageratamente chiuse. La sfera pubblica e la politica dello stato nazionale, che era in grado di garantire i diritti dei cittadini e la divisione dei poteri è stata scavalcata dagli interessi economici e dalle multinazionali che tengono in ostaggio la politica. Di conseguenza si osserva una delegittimazione della sfera pubblica, una disaffezione alla politica e una diminuzione di partecipazione. Anche l’eccesso di informazioni favorisce una loro gestione propagandistica.

La crisi economica mondiale e gli interventi militari occidentali ufficialmente giustificati da motivi umanitari hanno screditato agli occhi dei popoli non occidentali la democrazia e anche il sistema economico occidentale. I loro risultati sono considerati ormai come controproducenti anche dai loro fautori (diversa è la valutazione degli interventi gestiti dall’ONU per il consolidamento della pace).

La relazione di Stefano Zamagni (università di Bologna) si terrà sabato 28 mattina e si concentrerà sulla finanziarizzazione dell’economia, come aspetto saliente della globalizzazione. Essa ha esasperato un’impostazione dell’economia già polarizzata sul profitto individuale e ostile a ogni intervento politico, giudicato come interferenza indebita ed economicamente controproducente. Il bene comune era ritenuto una risultante automatica della crescita della produzione e la cura del bene comune era demandata a una politica redistributiva che veniva solo in un secondo tempo e troppo tardi.

La crisi finanziaria ed economica attuale nelle sue cause di fondo è principalmente una crisi morale, che ha portato alla separazione tra la sfera dell’economico e la sfera del sociale; tra il lavoro e la creazione della ricchezza; tra il mercato e la democrazia. Questa crisi non potrà essere superata in modo stabile se non si dà la priorità alle virtù democratiche, che mettono al primo posto il bene comune anche nell’attività economica, moderando l’avidità e gli interessi particolaristici.

La relazione di Franco Totaro (università di Macerata) introdurrà il convegno, giovedì 26 alle ore 15.30 e affronterà questioni antropologiche di principio, che sono strettamente di etica pubblica e che solitamente sono trascurate nell’economia e nella politica. È importante invece che esse siano tenute in conto come quadro più ampio, nel quale anche l’economia e la politica acquistano il loro ruolo indispensabile, ma non esaustivo né assoluto.

In effetti permane l’esigenza di una democrazia interculturale e di una governance politica globale dell’economia, che richiede una nuova concezione della convivenza umana e dell’armonizzazione anche ecologica di bene personale e bene comune, diventata più esigente in una società mondiale multiculturale, che aspira a essere democratica. L’orizzonte della vita buona deve diventare capace di distinguere e insieme armonizzare diversi modelli di vita.

Questi compiti non sono facili da affrontare e possono essere impostati solo in un ambito di comunicazione, di dialogo e di deliberazione democratica aperto a tutti. Questo atteggiamento di dialogo dovrà orientarsi a un bene pubblico che si avvicini sempre meglio all’ideale del bene comune, in forza di un insieme di virtù civili che dovranno ispirarsi più ad Aristotele che a Machiavelli.

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