È dedicata al tema della Passione di Cristo la nuova rassegna allestita nei Chiostri di Sant'Eustorgio a Milano, attraverso le opere dei grandi artisti che hanno lavorato in Francia tra la fine dell'Ottocento e la metà del Novecento, oggi raccolte nei Musei Vaticani. "Filo rosso", la visione dell'arte sacra di san Paolo VI.
di Luca
FRIGERIO
Chagall, Matisse, Gauguin. Ma anche Denis, Rodin e Rouault. Sono i grandi protagonisti della nuova mostra che apre al Museo Diocesano “Carlo Maria Martini” di Milano dal prossimo 21 febbraio e che presenta una straordinaria selezione di oltre venti capolavori dell’arte francese tra XIX e XX secolo, proveniente dalla Collezione di arte contemporanea dei Musei vaticani. Una rassegna curata da Micol Forti e da Nadia Righi che, con il patrocinio dell’Arcidiocesi di Milano, della Regione Lombardia e del Comune di Milano, consolida la collaborazione tra l’istituzione pontificia e quella ambrosiana, dopo l’evento realizzato due anni fa nel segno di Gaetano Previati.
Temi dell’esposizione, che sarà visitabile fino al 17 maggio nei Chiostri di Sant’Eustorgio, sono la Passione e la Risurrezione di Cristo, offrendo suggestivi spunti di riflessione proprio nel tempo di Quaresima e di Pasqua. Ma al contempo la mostra si propone di indagare e illustrare il delicato e fertile rapporto fra modernità e tradizione nell’arte sacra dalla fine dell’Ottocento alla prima metà del Novecento, epoca cruciale di cambiamenti e di trasformazioni, non solo a livello artistico e culturale, ma più in generale nell’ambito politico e sociale, tra grandi speranze e immani tragedie.
“Filo rosso” di questo percorso è il pensiero di san Paolo VI. Montini, infatti, il 7 maggio 1964, a neppure un anno dalla sua elezione al soglio pontificio, chiamò a raccolta pittori, scultori, scrittori e musicisti nella Cappella Sistina, pronunciando un discorso che rappresenta la pietra miliare della rinnovata alleanza fra Chiesa e artisti, dopo decenni di chiusure e incomprensioni reciproche. E, contemporaneamente, il pontefice diede impulso alla costituzione in Vaticano di una raccolta di opere di artisti moderni e contemporanei, anche sul modello di quello che aveva potuto vedere a Milano, presso la Galleria di Villa Clerici: un progetto che, grazie soprattutto all’impegno del suo segretario, monsignor Pasquale Macchi, vide la sua realizzazione nel 1973.
L’interesse di Paolo VI per l’arte, quale strumento privilegiato per esprimere l’Ineffabile e cogliere il Mistero, arrivava da lontano, del resto. Fin dal seminario, e ancora più da giovane sacerdote assistente degli universitari, infatti, Giovanni Battista Montini – «assetato di bellezza», come confidava lui stesso – aveva voluto studiare e approfondire il tema dell’arte sacra in rapporto alla contemporaneità, trovando soprattutto nelle riflessioni di Jacques Maritain i princìpi di un’estetica nuova e attuale, che non si sottrae alle sfide del tempo presente, recuperando anzi nei moderni linguaggi espressivi tutta la forza delle Sacre Scritture e la verità della fede.
Fondamentale, dunque, fu il rapporto con la Francia, attraverso i pensatori e gli artisti che lì operavano nel primo dopoguerra. Lo stesso Montini soggiornò a Parigi nel 1924 (l’anno in cui conseguì tre lauree: in filosofia, diritto canonico e diritto civile), avvicinando, personalmente o indirettamente, per lo più proprio tramite i coniugi Maritain (con i quali rimase legato da profonda amicizia per tutta la vita), significativi esponenti del mondo culturale transalpino. Come di grande importanza fu in seguito anche il legame tra il pontefice e Jean Guitton, filosofo e pittore egli stesso.
Di tutto questo dà conto la mostra che sta per inaugurarsi al Museo diocesano. Attraverso un itinerario tematico che si apre con le xilografie di Maurice Denis dedicate al momento dell’Annunciazione, mentre i disegni di Henri Matisse e di Léonard Tsuguharu Foujita (artista giapponese naturalizzato francese, convertitosi al cattolicesimo) mostrano l’intimità della relazione tra la Madre e il Figlio, nell’avverarsi della profezia messianica del Verbo divino che si fa uomo. Proseguendo con le vedute di processioni dipinte da Paul Gauguin e da Auguste Chabaud, che accompagnano lo sguardo dello spettatore verso il Golgota, nell’incontro con la Veronica (con il grandioso trittico di George Desvallìers) e dove si consuma il sacrificio di Gesù sulla croce, interpretato da Georges Rouault, Jaen Fautrier, Bernand Buffet. Fino alla luce della Risurrezione, qui rappresentata da Émile Bernard.
Ma l’icona di questa rassegna è probabilmente l’opera di Marc Chagall dal titolo Cristo e il pittore. Dove l’artista stesso, con umiltà e tuttavia con la consapevolezza del proprio ruolo, si mette ai piedi del Crocifisso, per contemplare e invocare misericordia, ma anche l’ispirazione per esprimere degnamente quella Bellezza che salva.
Gauguin, Matisse, Chagall. La Passione nell’arte francese dai Musei Vaticani, dal 21 febbraio al 17 maggio 2020, presso il Museo Diocesano “Carlo Maria Martini” a Milano (piazza Sant’Eustorgio, 3). Info: www.chiostridisanteustorgio.it