In occasione dei novant'anni di Joseph Ratzinger, Rai Cultura propone uno "speciale" sul Papa emerito, con interventi di Elio Guerriero, Andrea Riccardi, Andrea Tornielli e don Roberto Regoli. Alle 21.10 su Rai Storia.
In occasione dei novant’anni del Papa emerito Benedetto XVI Rai Cultura propone Benedetto XVI un rivoluzionario incompreso, uno Speciale firmato da Antonia Pillosio, in onda martedì 4 aprile alle 21.10 su Rai Storia.
Per capire il papato di Joseph Ratzinger il racconto del documentario parte dal gesto rivoluzionario delle sue dimissioni, a lungo meditate e annunciate dopo l’inizio dell’anno della fede. Perché Benedetto XVI fece un simile annuncio l’11 febbraio, giorno della memoria della Vergine Maria a Lourdes, dedicato dalla Chiesa ai malati? Perché in una riunione di routine di cardinali? E perché la decisione di ritirarsi a vivere nel monastero di clausura all’interno del Vaticano?
Nel documentario, che utilizza anche materiale delle Teche Rai, ne parlano gli storici Elio Guerriero, Andrea Riccardi e don Roberto Regoli, dai vaticanisti Andrea Tornielli e Sandro Magister, dai Cardinali Gerhard Ludwig Müller e Gianfranco Ravasi, da Padre Federico Lombardi e Antonio Paolucci.
Quelle dimissioni non furono un moto di ribellione, né un passo indolore, ma un gesto profetico: «Per lui – sottolinea Elio Guerriero – è stata una cosa veramente naturale. Lui mi dice: mi sono anche un po’ sorpreso, avevo sottovalutato l’impatto che poteva avere un gesto simile, forse è stato eccessivo».
Con la sua rinuncia Benedetto XVI affida al successore Francesco l’eredità del suo impulso riformatore. «Lui ha scommesso sul Papa futuro, una persona in grado di affrontare il governo della Chiesa – sottolinea Sandro Magister – che è qualcosa di tremendamente impegnativo tanto che lui non si è sentito più in forza di poterlo fare».
Ma nel documentario c’è anche il “vecchio” Joseph Ratzinger, brillante teologo, professore in quattro università tedesche, Arcivescovo di Monaco e per ventitre anni è Prefetto della Congregazione per la Fede, prima di diventare Papa Benedetto XVI. «Lui ha servito Giovanni Paolo II – sostiene Andrea Tornielli – non faceva interviste pubbliche prendendo le distanze dal Papa. Ha sempre sostenuto il pontificato, anche nei momenti in cui non c’era perfetta identità di visione».
Il 19 Aprile 2005 con l’elezione di un papa teologo tedesco i cardinali elettori hanno lanciato un messaggio: è prima di tutto qui in Europa che la Chiesa deve ritrovare se stessa. «Lui dà due spiegazioni per la scelta del suo nome Benedetto – afferma don Roberto Regoli – perché si è rifatto a Benedetto XV il Papa della Prima Guerra Mondiale, colui che si preoccupò della Pace, e poi si è rifatto a San Benedetto da Norcia, il padre della cultura medievale tramite la rete dei monasteri benedettini. E qui c’è tutto il riferimento della questione delle radici culturali dell’Europa».
Il centro di tutto il pontificato di Benedetto XVI è la problematica della fede e insiste sulla centralità e la bellezza della fede in Cristo, scrivendo tre libri sulla sua vita. «E un caso originale e straordinario, che il Papa stesso abbia scritto una Cristologia – spiega Card Gerhard Ludwig Müller – ma non solo una classica cristologia, si è concentrato sulla persona di Gesù come appare nella testimonianza biblica».
Nei suoi otto anni di pontificato Benedetto XVI ha insegnato e indicato vie importanti per tutti, credenti e non credenti. Ma ci sono state anche incomprensioni e momenti difficili: con coraggio e determinazione il Papa ha affrontato il dossier degli abusi sui minori da parte del clero, senza farsi sopraffare dalle critiche dei media e dalle inadempienze episcopali: «Benedetto XVI ha seguito una strada molto coerente – afferma P. Hans Zollner S. J. del Centre for Child Protection- ha dato via libera per fare tutti processi possibili, per condannare i rei e ha incontrato di persona vittime degli abusi». «E questa fu una delle vicende del pontificato , che ritengo alla lunga uno dei grandi meriti storici di Benedetto XVI. È stato un tempo difficile – aggiunge Padre Federico Lombardi – ma un tempo in cui ha dato un contributo imprescindibile per la storia della Chiesa in questi decenni».
Al documentario hanno collaborato la Kto, télévision catholique, il Cortile dei Gentili, il Centro Televisivo Vaticano, la Biblioteca Ratzinger e la Fondazione Joseph Ratzinger Benedetto XVI, l’Archivio de L’Osservatore Romano e la Pontificia Università Gregoriana mettendo a disposizione diverso materiale preso dai loro archivi.