In un libro di Angelo De Lorenzi la storia, in forma narrativa, dell’uomo, del corridore e del campione
L’hanno chiamato in molti modi: l’Aquila del Pordoi, l’Uomo di Ferro, l’Intramontabile… Oltre naturalmente a “Ginettaccio”. Per la sua fede era conosciuto anche come Gino il Pio, dopo la morte – divenuta pubblica la sua azione a favore degli ebrei perseguitati negli anni della seconda guerra mondiale – è stato proclamato “Giusto tra le Nazioni”. Ma santo, a Gino Bartali, non l’aveva detto ancora nessuno.
Lo fa ora – con tutte le rispettose virgolette del caso – Angelo De Lorenzi, autore di Gino Bartali, un “santo” in bicicletta. La vita, la fede, le imprese (Mimep Docete, 212 pagine, 12 euro). De Lorenzi, giornalista, è appassionato di ciclismo, a cui ha già dedicato numerosi volumi: Il collezionismo nel mondo della bicicletta (Ediciclo Editore, 1999), E non chiamatemi (più) Cannibale. Vita e imprese di Eddy Merckx (Limina, 2003), Vigorelli e altre storie (Youcanprint, 2018).
Questo libro è la storia, in forma narrativa, di Bartali a tutto tondo: l’uomo, il corridore, il campione. Un racconto, dal taglio inedito, di come egli abbia risposto alla personale chiamata verso la santità nella vita di tutti i giorni, dentro una storia epica (l’attentato a Togliatti, i fatti di Trieste, la grande rivalità con Fausto Coppi) e allo stesso tempo quotidiana.
L’autore racconta la fede schietta di Bartali, dalla scelta di diventare terziario carmelitano alla speciale devozione per la figura di Santa Teresina di Lisieux. Il libro mostra le ragioni di come una fede autentica abbia portato Bartali ad accettare di aiutare gli ebrei quando, tra il 1943 e il 1944, percorse decine di volte il tragitto Firenze-Assisi in sella a una bicicletta che nascondeva nel telaio fotografie e documenti di identità contraffatti.
A corredo del contenuto alcune immagini, in particolare i luoghi della memoria: il Museo Gino Bartali di Ponte a Ema, i luoghi dell’infanzia, la cappellina privata alloggiata nel Museo della Memoria di Assisi.