L’epopea del prete ambrosiano «ribelle per amore» rivive in un docufilm prodotto dalla Fondazione Ambrosianeum, pensato soprattutto per i giovani e a disposizione di scuole, oratori e centri culturali
di Pino
Nardi
Voleva essere ricordato come un innamorato della libertà. Don Giovanni Barbareschi (1922-2018), il prete ribelle per amore, è una figura straordinaria di uomo e di sacerdote, che ha testimoniato il Vangelo in anni drammatici, quando bisognava schierarsi. E lui lo fece a favore della libertà. «Ho raggiunto la certezza che il primo atto di fede che l’essere umano deve compiere non è in Dio, ma è nella sua libertà, nella sua capacità di diventare una persona libera – ricorda nella sua autobiografia -. Non si nasce liberi, si diventa liberi. Se si vuole».
La sua voce potente risuona nuovamente in un docufilm prodotto dalla Fondazione Ambrosianeum presentato nei giorni scorsi. «Storia di ribelli per amore. Don Giovanni Barbareschi, il coraggio della Resistenza milanese» è il titolo dell’opera che «si pone l’obiettivo di affrontare e riflettere su temi quali la libertà, la memoria e la coscienza e sulle ragioni di una scelta che portò uomini e donne ad operare nella Resistenza e uno stimolo a considerare l’oggi della libertà», sottolinea Marco Garzonio, presidente dell’Ambrosianeum e ideatore del docufilm, con soggetto di Giacomo Perego e regia di Simone Pizzi.
Il racconto di una vita
Nei 45 minuti del docufilm si parte dal racconto dell’affascinante e avventurosa vita di don Barbareschi, che dopo l’8 settembre 1943, a 21 anni, si presenta al cardinale Schuster per comunicare – e non chiedere il permesso – la sua scelta di partecipare alla Resistenza contro il nazifascismo. «Segui la tua coscienza», risponderà l’Arcivescovo di Milano.
Entra a far parte delle Aquile randagie, il movimento scout milanese clandestino. Con scout, altri sacerdoti e amici del mondo cattolico collabora attivamente all’opera di Oscar (Organizzazione soccorso collocamento assistenza ricercati), preparando i documenti falsi e portando in salvo in Svizzera molte persone ricercate (ebrei, renitenti alla leva, evasi dai campi di prigionia, intellettuali e politici antifascisti). Bellissime le riprese con il drone sul rifugio Capanna Bertacchi al Lago d’Emet, in alta Valle Spluga, base operativa per il passaggio in Svizzera di ebrei e antifascisti.
Entra nella redazione e collabora alla diffusione del giornale clandestino il Ribelle con Teresio Olivelli e Carlo Bianchi, martiri della Resistenza.
Appresa la notizia dei 15 partigiani prelevati a San Vittore e trucidati dai repubblichini su ordine dei nazisti in piazzale Loreto il 10 agosto 1944, don Barbareschi si reca dal Cardinale pregandolo di andare a impartire la benedizione alle salme, ma l’Arcivescovo gli chiede di andare lui stesso, benché ancora diacono. Lui ricompone alla meglio i cadaveri ammucchiati e cerca nelle tasche i messaggi che questi potevano aver scritto, in modo da recapitarli alle famiglie. Racconterà che, dopo aver pregato in ginocchio davanti alle salme, si volta e vede che tutta la folla presente si era inginocchiata con lui.
Tre giorni dopo è ordinato sacerdote. Il giorno della sua prima Messa viene arrestato e torturato fino a quando l’intervento del cardinale Schuster ne ottiene la liberazione. Nei giorni successivi al 25 aprile si prodiga affinché i nazifascisti sfuggano ai linciaggi e possano affrontare un regolare processo.
Le voci dei testimoni
Il docufilm scuote davvero le coscienze dello spettatore anche grazie ai racconti commoventi di altri protagonisti della Resistenza cattolica milanese, come Carlo “Bingo” Orlandini, Giorgio Bagliani, Pia Majno Ucelli di Nemi, Natale “Tino” Perin, o figure di sacerdoti come don Giorgio Colombo: alcuni di questi sono scomparsi nel frattempo, dopo la registrazione delle interviste. Suggestiva anche la testimonianza di Tina Anselmi, staffetta partigiana in Veneto.
Fare memoria per non dimenticare, soprattutto perché la libertà va difesa ogni giorno, anche oggi. Il docufilm infatti è pensato innanzitutto per i giovani. È disponibile per proiezioni e dibattiti nelle scuole, negli oratori, nei gruppi giovanili e nei centri culturali.
Per organizzare la proiezione rivolgersi alla Fondazione Ambrosianeum: tel. 02.86464053; info@ambrosianeum.org.
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