Presso la parrocchia San Babila a Milano una nuova mostra antologica ripercorre l’itinerario creativo ispirato alle Sacre Scritture dell’artista milanese

Nastasio San Babila Mosaico

La Sala «Grazioso Ceriani» – annessa alla Basilica di San Babila in Milano – propone per l’inizio dell’anno pastorale 2011/2012 (da sabato 15 ottobre a domenica 30 ottobre 2011) la mostra antologica del pittore-scultore (ma anche incisore, orafo e poeta) Alessandro Nastasio.

Chi scrive può vantare una lunga e sincera amicizia con l’artista (di chiara fama a livello nazionale) fin dagli anni ‘80 nell’ambito della Commissione Diocesana per l’Arte Sacra: occasione propizia per un proficuo dialogo circa i rapporti che intercorrono tra arte e liturgia, tra celebrazione ed espressione del bello, del vero e del sacro.

Nominato Parroco di San Babila nell’ottobre del 1996, nel provvedere all’adeguamento liturgico del presbiterio e dello spazio celebrativo della Basilica agli orientamenti delineati dalla Costituzione Sacrosanctum Concilium, mi sono avvalso di Nastasio per conferire ai tre poli liturgici (altare, ambone e sede) la forza con cui possano meglio esprimere il senso del “sacro” nell’azione liturgica, animata dalla presenza dinamica di Cristo.

Sempre nell’ambito del riordino della Basilica l’artista ha eseguito, su disegno personale, il mosaico che riveste le pareti interne del tabernacolo per la custodia eucaristica e la porticina del tabernacolo in cui viene custodita la reliquia della Santa Croce.

A ricordo, infine, della visita pastorale del Cardinale Carlo Maria Martini (il 17 gennaio 1998) Alessandro Nastasio, su commissione del Parroco, ha eseguito una scultura su tre pannelli in legno di cirmolo, collocata nell’atrio di ingresso della canonica.

Queste ultime opere che arricchiscono il patrimonio artistico della Basilica si possono ammirare nella nostra mostra antologica del pittore-scultore: attestano, nella linea della continuità, lo sviluppo e l’approfondimento della pacata ricerca da parte di un artista di quell’infinito di cui l’uomo ha sete insaziabile.

 

Ecco cosa scrive dell’arte di Nastasio, in occasione di questa mostra presso la parrocchia di San Babila a Milano, monsignor Giancarlo Santi, Presidente dell’Associazione Musei Ecclesiastici Italiani (Amei)

 

Alessandro Nastasio e la Bibbia

 

Credo che Alessandro Nastasio sia uno dei pochi artisti italiani ai quali si potrebbe attribuire senza forzature il titolo di “pittore biblico”. Raccogliendo anche solo una piccola selezione delle sue opere di pittura, grafica e di scultura credo che non sarebbe difficile dare vita a un “museo biblico”, che in Italia ancora non esiste. Per usare un’espressione cara a mons. Gianfranco Ravasi, per Nastasio la Bibbia non ha mai cessato di essere il “grande codice”, l’atlante a cui attingere immagini e pensieri profondi. Appoggiandosi alla competenza biblica di Mons. Ravasi, con il quale ha collaborato a più riprese con grande sintonia, in cinquant’anni di attività, Nastasio ha lavorato e a suo modo ha meditato su tutti i libri della Bibbia, dalla Genesi all’Apocalisse, con una particolare predilezione per il libro del Qohelet.

I suoi lavori a tema biblico non sono passati inosservati, dalle mostre sono entrati nelle case dei collezionisti ma sono entrate anche a far parte dei volumi di commento ai libri della Scrittura e sono presenti in un buon numero di chiese. Sono inseriti in ambienti e contesti di vita differenti; quello privato quello pubblico, accompagnano esperienze diverse e contigue, entrambe impegnative come la lettura biblica e la celebrazione dei sacramenti.

La sua ricerca artistica è e rimane simultaneamente formale e spirituale. L’artista e l’uomo sono sempre vigili. Il primo non fa velo al secondo. Nelle sue opere non è facile, infatti, separare le due dimensioni. Il lavoro sulla materia, il colore e le forme è incessante, ma anche lo sguardo dell’uomo pensoso penetra nei racconti e nelle preghiere, va a fondo esplora e restituisce immagini apparentemente facili e spigliate ma sempre ricche di partecipazione interiore e di un tono di vitalità che le caratterizza in modo speciale. Interrogato, Nastasio dichiara che il suo autore preferito è il Qohelet. Visitando il suo studio deposito, dove segni di vita e di morte sono ben presenti e non si nascondono, non si stenta a crederlo. Il motivo di questa preferenza mi sembra la dichiarata passione per la vita che l’anonimo saggio vissuto nel III secolo a.C. considera in tutta la sua estensione, dalla nascita alla morte, in tutti i suoi aspetti, di splendore e di vacuità. Nelle sue opere Nastasio confessa che quella di Qohelet è la sua stessa passione.

 

Mons. Giancarlo Santi

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